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Magenta, un grande messaggio dall’incontro sulla ‘libertà religiosa’ al Paolo VI: “Senza dialogo non si cresce”

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MAGENTA Un passo importante per conoscersi e per migliorare reciprocamente. L’altra sera al Centro Paolo Vi nella serata dedicata a islam e cristianesimo dal titolo ‘Liberta religiosa e convivenza civile’ la comunità musulmana di Magenta è intervenuta in maniera massiccia. Erano una cinquantina a partecipare ad un bellissimo incontro voluto dal Centro Culturale don Cesare Tragella che ha visto ospiti monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura e Mahmoud Asfa, presidente della Casa della Cultura Islamica di via Padova.

“Senza dialogo non si cresce – ha detto il sindaco di Magenta Chiara Calati – Ognuno deve saper valorizzare la propria cultura confrontandosi con gli altri”. Magenta sta vivendo un periodo importante della sua storia. La comunità islamica è cresciuta tantissimo negli ultimi anni e molti ragazzi di origini arabe sono nati a Magenta e vogliono, giustamente, continuare a vivere qua, pur mantenendo le loro tradizioni e la loro cultura. L’assessore alla Famiglia Rocco Morabito parla di cifre. Il 4 per cento dei residenti a Magenta e’ di religione musulmana. Cinquecento ex stranieri sono oggi cittadini italiani. Lo stesso parroco don Giuseppe Marinoni ha appena consegnato alla città una lettera che vuole essere un invito a compiere insieme un percorso di fratellanza. L’incontro, moderato dal dottor Giorgio Cerati, ha puntato sulle due esperienze di vita degli ospiti. Da un lato quella di Monsignor Luca Bressan. Uomo di grande fede e cultura.

“Conoscendo in maniera approfondita i fratelli musulmani ho migliorato me stesso e il mio modo di vivere. – ha detto – In tutto questo non sono certo diventato musulmano, sono semplicemente migliorato”. L’esperienza di Mahmoud Asfa in Italia comincia, per motivi di studio, nell’ormai lontano 1982. “Prima di arrivare in Italia avevo un immagina fissa davanti ai miei occhi – ha detto – quella di un imam e di un sacerdote che parlavano insieme ad un tavolino, nel mio paese. Un’immagine che, ancora oggi, continuo ad avere davanti a me. Gli anni 80 erano tempi diversi. Eravamo in 10, 20, islamici a pregare in una cantina”. Munib, magentino di origini pakistane dell’associazione Abu Bakar, ha ricordato i trascorsi a scuola a Magenta, all’istituto Einaudi dove il professor Ezio Bianchi ha svolto un ruolo fondamentale nella vita di molti giovani. Il docente di religione anche lui presente all’incontro. Continuare seguendo la strada del dialogo, questa la promessa uscita dall’incontro.

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