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Magenta, ritorna il teatro: che gioia! E che bello lo spettacolo di Giacomo Poretti al Lirico

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MAGENTA  Un applauso scrosciante, sincero, liberatorio, dopo quasi 1 anno e mezzo di silenzio. Sabato sera, al Lirico di Magenta, il pubblico è tornato tra i posti del teatro Lirico, dove Comune e Teatro dei Navigli hanno riportato la magia, la dimensione, la consistenza dell’espressione teatrale per un doppio spettacolo esauritissimo con Giacomo Poretti, tra i fondatori del celeberrimo trio Aldo, Giovanni e Giacomo.

Nativo di Villa Cortese, infermiere per anni all’ospedale di Legnano, per Poretti si è trattato di una sorta di ritorno nel territorio che l’ha visto crescere e imporsi come attore, dopo diversi anni di lavoro in ben altri settori, a cominciare appunto dalla sanità pubblica su cui era incentrato lo spettacolo di sabato (andato in replica domenica 23), apprezzatissimo dal pubblico per la capacità di combinare momenti di spassosa ilarità con altri decisamente più drammatici, in particolare quando Poretti effettura una efficace e sofferente ricognizione del rapporto tra l’infermiere e la morte.

 

In ospedale si entra solo per tre motivi: se uno è ammalato, se si va a trovare un ammalato, oppure, se sei particolarmente sfortunato, se ci devi lavorare.

Il protagonista di questo monologo aveva immaginato per sé un avvenire radioso come calciatore, astronauta o avvocato di grido; ma la sorte è a volte sorprendente, talvolta bizzarra, e quasi sempre misteriosa, e così, mentre sta per ricevere il pallone d’oro, aprendo gli occhi si ritrova nelle proprie mani una scopa di saggina.

Partito dai bagni finirà sulla scrivania del Capo sala, dopo un vorticoso viaggio per tutti i reparti dell’ospedale, attraverso letti da rifare, suore, dottori, malati veri e immaginari, speranze di guarigione e diagnosi che spengono i sorrisi, sempre con due amici fidati: la scopa di saggina e il pappagallo.

Il pappagallo è lo strumento detestato da tutti in ospedale, chi lo deve usare, chi lo deve pulire, il Primario non lo vuole vedere, i parenti lo vogliono occultare. Ma attraverso il pappagallo passa tutta l’umanità, tutta la delicatezza, tutta la vergogna e il rispetto di quando si ha bisogno d’aiuto e di qualcuno che tenga compagnia alla nostra fragilità.

Dopo il successo di Fare un’anima, Giacomo Poretti torna in teatro con un nuovo monologo che attinge alla sua esperienza personale, per sorridere delle sue memorie di corsia e tentare di rispondere insieme al pubblico all’annosa questione “E adesso chi lo svuota il pappagallo?”

Scroscianti anche alla fine dello spettacolo gli applausi del Lirico, che ha riabbracciato una di quelle cose che il Covid ci ha tolto per tanto, troppo tempo: il linguaggio e l’abbraccio col teatro.

In platea c’erano il sindaco Chiara Calati, gli assessori Patrizia Morani e Simone Tisi, ovviamente il direttore artistico della rassegna Luca Cairati.

Tutti insieme per celebrare un grande giorno: quello in cui il sipario si è nuovamente alzato.

 

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