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Magenta: quale destino per Villa Naj Oleari? La pandemia ha reso ancor più marcato il senso d’abbandono

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

MAGENTA – La chiusura forzata causa Covid 19, di Villa Naj Oleari con la Scuola Musicale di Alta Formazione, purtroppo, ci consegna un panorama ancora più desolante di quello che è un dei polmoni verdi più belli della città.

E’ una battaglia che noi come Ticino Notizie stiamo portando avanti da tempi non sospetti. Ben prima che il Covid sconvolgesse le nostre esistenze e facesse venir meno ogni forma di socialità e relazione.

Già perché indipendentemente dal Covid e dalla chiusura della Villa ci sono alcune questioni che vogliamo qui sollevare e rilanciare che gridano vendetta.

Innanzi tutto,  vogliamo rimarcare come la Villa e il suo bel parco non siano affatto dotati di un sistema di video sorveglianza.  Questo è un problema non di poco conto a livello di sicurezza, per la fruibilità di uno dei luoghi più belli di Magenta.

Per non parlare del fatto che la Villa è un patrimonio storico artistico, nonchè culturale di grande pregio. Oggi è chiusa. E se qualche male intenzionato dovesse pensar bene di entrarvi e farvi danni? D’altronde fino a qualche stagione fa, c’era pure qualche disperato che usava il retro come riparo. Una situazione davvero penosa. 

SILVIA

Ma c’è di più, come ribadito anche da una recente azione in consiglio comunale da parte della capogruppo di Progetto Magenta Silvia Minardi,  l’accesso alla Villa dal lato della proprietà Trifone oggi nelle mani del curatore fallimentare – un’area che di fatto assomiglia ad una discarica a cielo aperto – è un tutt’uno ormai senza protezioni.

Proprio stamani, infatti, abbiamo verificato coi nostri occhi e diversi di quei pannelli messi come divisorio tra le due proprietà sono caduti o comunque sfondati. Un’autentica vergogna. Per non parlare dell’accessibilità della Villa dal lato ferrovia e non ultimo da via Brocca. Anche questa assai semplice.

In altre parole, Magenta ha un altro parco bellissimo, al pari di quello di Casa Giacobbe, che oggi al massimo nelle belle giornate e fino ad un certo orario può essere sfruttato da chi vuol farsi un giretto col cane – e guardate che quanto scriviamo non vuole essere affatto ironico – dopo una cert’ora invece è meglio non avvicinarsi alla Villa.

Perchè l’incontro con qualche balordo, o con qualche gruppo di ragazzini intento a farsi una canna, potrebbe essere qualcosa di assai probabile. Abbiamo voluto usare toni palesemente duri e netti, nella speranza che chi oggi siede a Palazzo Formenti si svegli e faccia qualcosa.

Sia rispetto alla convenzione che c’è in essere per quanto riguarda l’ex area Trifone STF –  non è accettabile avere uno spettacolo così degradante nel bel mezzo della città chissà ancora per quanti anni – sia per l’utilizzo della Villa Naj Oleari e del suo parco.

Indubbiamente il Covid ha complicato le cose maledettamente. Però non dobbiamo dimenticarci che anche quando la Villa data in gestione a Totem funzionava a pieno regime, l’area in questione era palesemente sotto utilizzata. Come avere una Ferrari in garage e tirarla fuori il sabato e la domenica per il giretto fuori porta. 

NAJ OLEARI

Eppure, non ci vorrebbe molto. Qualche panchina, il sistema di video sorveglianza attorno alla Villa, pensare per il periodo estivo – quando la pandemia ci avrà abbandonato finalmente – ad un dehors  dato in gestione con apertura pomeridiana e serale non oltre le 22 per esempio. Qualche serata musicale e non solo in occasione del Solstizio d’Estate. Magari in concomitanza dei giovedì sotto le stelle con i negozi aperti. A volte basta un po’ di creatività e fantasia. Non è nemmeno una questione economica. Ma di progettualità. 

Il miglior concetto di sicurezza del resto non è quello di sguinzagliare ovunque Forze dell’Ordine – andrebbero bene anche quelle ogni tanto per qualche sopralluogo peraltro….  – ma piuttosto quello di costruire una vera sicurezza partecipata con il cittadino. Il che si fa riempiendo gli spazi con la gente. Quella perbene non i poco di buono.  Ben consapevoli che il Covid ha messo un freno a tutto questo sappiamo anche però che questo non può essere un alibi. A maggior ragione occorre presidiare e allo stesso tempo porre le condizioni affinché quando torneremo tutti (si spera al più presto) ad una vita normale, questi spazi siano invitanti, accoglienti e sicuri.

F.V.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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