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Magenta, Pd e Renzi: Razzano critica, per Rondena ‘meglio le elezioni’, Flavio Cislaghi sta con l’ex premier

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MAGENTA – Non si sono fatte attendere le reazioni in casa ‘magentina’ all’addio di Matteo Renzi al PD.

L’ex vicesindaco e dirigente metropolitano Paolo Razzano, che ieri su Facebook scriveva ‘il Partito Democratico è un progetto serio e di lungo termine, che va oltre le persone, le fasi storiche, le leggi elettorali, i leader e le polemiche del momento. Non ha bisogno di scissioni, ma di passione sincera e condivisa. Se qualcuno sta pensando di andarsene, guardi questa foto, la nostra gente, e si senta a casa propria. C’è bisogno di ciascuno di voi’, questa mattina esplicita ancor meglio il suo pensiero. ‘Una scelta sbagliata e che delude tanti. Noi continueremo a lavorare per un Partito Democratico come casa di tutti.Più forte, inclusivo e capace di dare risposte concrete agli italiani’.

Più articolato il ragionamento del giovane segretario cittadino, Luca Rondena, già scettico sulla formazione del nuovo governo.

“Le scissioni non fanno mai bene, soprattutto in un momento così difficile e delicato.

Renzi lascia il partito nel peggiore dei modi, con l’obiettivo (per niente velato) di recuperare il protagonismo politico perso oltre un anno fa, divenendo ago della bilancia nel nuovo governo. Io ci leggo tanto ego e cinismo politico. Mentre le destre continuano a marciare compatte, il nostro fronte si spezza per l’ennesima volta, senza nemmeno l’alibi di qualche tema politico controverso al proprio interno, ma solo per fame di potere. Unica ragione “valida”: il proporzionale. Per me la politica è, prima di tutto, passione e servizio. Renzi, così facendo, rappresenta l’opposto della mia visione di far politica. Renzi, così facendo, allontana e disaffeziona ancor di più le persone dalla politica. Infine, tornando al PD, una cosa bisogna dirla: Zingaretti ha fatto una brutta figura. La scissione renziana racconta di un Segretario che si e imbarcato nel governo giallorosso subendo le azioni dei leader di corrente. Adesso, con uno pseudo “pentapartito” (PD-M5S-LEU-Renziani-Misti), sarà difficilissimo fare una sintesi politica e programmatica capace di influire davvero nella vita del paese. L’ho detto già in passato e lo ripeto: meglio le urne”.

Come scritto meno di due ore fa su TN, invece, arriva la prima adesione locale al progetto renziano: quella dell’architetto ed ex assessore della giunta Labria, Flavio Cislaghi.

“Le scissioni sono un bruttissimo momento per un Partito, sopratutto perché vedi andarsene per altre strade persone che insieme hanno contribuito alla nascita di questo Partito, ma il PD è un Partito di Centro Sinistra e non è l’ennesimo esperimento post PCI (PCI-PDS-DS….)”, scrive- sul suo profilo Facebook- Cislaghi.

“Il PD nasceva non come semplice somma di due Partiti (DS e Margherita), ma con l’intento di raccogliere tutti quegli elettori moderati che si riconoscevano nei valori del centro sinistra, democratico, solidale e antifascista (i valori che vengono dalla resistenza). All’ultimo congresso dei segretari DS a Roma (congresso con cui si sciolsero i DS e divennero cofondatori del PD), D’Alema, Fassino, Veltroni e tutti dicevano quanto sopra. Con Segretario Veltroni (il miglior Segretario, massacrato da D’Alema e company), il PD doveva essere come il Partito Democratico degli USA, un partito riformista alternativo ad un partito conservatore (come sono i Repubblicani). Tutto questo era possibile in un’ottica di sistema maggioritario. Renzi ha perseguito questo, sbagliando anche (ad esempio con la personalizzazione del referendum), ma il disegno era questo, quello originario del PD. Se il PD deve recuperare i dispersi a sinistra (mission impossible), deviando dal centro sinistra a sinistra non è più il PD originario. #iostoconMatteoRenzi”.

A questo punto, si attendono altre adesioni al progetto renziano: difficile che la scelta di Cislaghi resti isolata.

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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