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‘+++ Magenta, ospedale “Fornaroli” sempre più sotto assedio: “Medici e infermieri come in trincea” +++

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MAGENTA –  Purtroppo, la seconda ondata è arrivata. E benchè il nostro personale sanitario sia meglio attrezzato e certamente più in grado di gestire il virus, quanto meno sotto il profilo terapeutico, la situazione di stress cui sono sottoposti medici e infermieri del ‘Fornaroli’ è davvero notevole.

Volutamente la linea scelta dal nostro quotidiano sull’emergenza Covid non è mai stata allarmistica. Ma questo per la semplice convinzione che creare panico tra i cittadini, speculando su una situazione di oggettiva difficoltà, non sia corretto, né tanto meno utile.

 

Ciò detto, le testimonianze raccolte dal di dentro della ‘pancia’ del Fornaroli in questi ultimi giorni – e ovviamente ben tutelate dal diritto alla privacy – tratteggiano una scenario davvero pesante. E la domanda a questo punto non può che essere una: “Se siamo messi così al 12 di novembre come ci arriveremo a Natale, ma soprattutto alla prossima primavera???”.  Indubbiamente, riflessione nostra che proponiamo già da tempo, potenziando la medicina territoriale e obbligando, se del caso, i medici di base a prestarsi per una serie di prestazioni che oggi potrebbero essere erogate fuori dagli ospedali. Che debbono tornare a gestire l’emergenza urgenza.

Diversamente la saturazione del ‘Fornaroli’ sarà presto una triste certezza. Con le conseguenze che tutti noi possiamo ben immaginare. Anziché essere mandati un ospedale del territorio, ci potrebbe essere il rischio più che concreto di finire a Cremona, per esempio, o magari in un altro nosocomio lombardo, oggi non ancora in sofferenza. Lontani dagli affetti più cari non solo fisicamente – ovvio che i pazienti Covid non possono ricevere visite ma devono rispettare la quarantena – ma anche e soprattutto psicologicamente. 

Per il resto, le scene raccontateci sono quelli di un’autentica corsa a trovare il posto letto. Con degenti costretti a trascorrere ore e ore su una sedia, poltrone e  barelle. Fino alla conquista dell’agognata branda.  Beninteso, la responsabilità di questa situazione non è da imputare minimamente a medici e infermieri che non si risparmiano senza sosta. Ma che potrebbero avere a loro volta dei pesanti contraccolpi psicologici – oltre alla salute,  che è sempre a rischio – a causa di una “trincea” permanente in cui si ritrovano impantanati e dalla quale ad oggi diventa difficile intravedere un pertugio da cui uscirne.  

Nelle testimonianze riportate ci sono anche passaggi più forti, scelte dolorose, perché talvolta un medico si trova davanti a decisioni forti.  “Il 3 novembre quando sono stata portata d’urgenza in Pronto Soccorso a causa di una crisi respiratoria c’era l’inferno. I medici sono stati tutti bravissimi”. Questa la testimonianza di una signora ricoverata resa alla figlia. Adesso per fortuna le sue condizioni di salute sono in fase di miglioramento e l’ammalata è stata trasferita ad Abbiategrasso. 

La parola d’ordine par di capire è quella di liberare spazi in fretta, così da consentire di poter accogliere i malati più gravi. Resta poi, però, a dimissioni fatte, la gestione di chi è in fase di guarigione. Chi li monitora? Potrebbero servire strutture comunali, ovviamente, con le opportune modifiche del caso per alcuni casi dove la domiciliazione non è ancora del tutto consigliata ?

Sono interrogativi che ci poniamo così come il fatto che potrebbero essere preziose le tante strutture comunali oggi vuote. Pensiamo alle palestre per esempio rispetto alle quali notevole (e purtroppo inutile) è stato lo sforzo profuso questa estate dai nostri uffici comunali per la loro organizzazione e gestione da parte delle associazioni sportive. Oggi l’attività sportiva è ferma, purtroppo, e lo sarà ancora chissà per quando. E allora perché non valutare, qualora ce ne fosse la necessità, l’eventualità di riadattare questi spazi a luoghi dove tenere sotto sorveglianza alcuni dei pazienti dimessi dal ‘Fornaroli’ che lo necessitino? 

Va da sé che non siamo dei medici, però, crediamo che oggi l’urgenza principale per resistere a questa seconda lunga ondata sia quella di avere spazi liberi a disposizione. E ognuno nel suo – anche il Comune –  può fare la sua parte. D’altronde, senza voler ricorrere all’esempio dell’ospedale in Fiera a Milano da tanti osteggiato e quasi deriso – ma oggi utilissimo – anche nei nostri comuni riteniamo si possa pensare a come riconvertire grandi superfici, oggi del tutto inutilizzate ma che potrebbero a loro volta diventare preziose nella lotta al Covid. E’ una proposta che pensiamo essere di buon senso e che come Ticino Notizie ci sentiamo di lanciare. 

 

F.V.

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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