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Magenta, Marco Invernizzi: “A furia di voler tutto e subito, adesso siamo al niente e niente….”

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MAGENTA –  “Purtroppo dalla politica del tutto e subito, siamo passati alla politica del niente e basta….”. Marco Invernizzi, dopo un lungo silenzio, ha accettato quest’intervista con Ticino Notizie, dove oltre a ripercorrere una serie di progetti ambiziosi “ma che avrebbero dato a Magenta il ruolo che le compete” rimarca anche una certa delusione rispetto al mondo della politica in generale.

“Posto che il cittadino ha sempre ragione e gli si deve portare sempre rispetto, onestamente ho deciso di lasciare la politica perché ho trovato amarezza rispetto a certi modi oggi prevalenti. In quanto l’obiettivo di fondo non è proporre ma abbattere il “nemico”, senza poi mettere sul piatto progetti alternativi. Risultato finale è la grande delusione della gente che si ritrova a riporre le proprie aspettative su chi poi ha in realtà come solo scopo l’affossare chi sta dall’altra parte della barricata. Ma in questo modo non si va da nessuna parte, non si progredisce. E’ un po’ quello che sta accadendo a Magenta”.

E’ così che con Invernizzi andiamo a riavvolgere il nastro della memoria e a porre l’accento su questioni che erano aperte allora e lo sono tutt’oggi, forse di più. “Sapevamo benissimo – sottolinea l’ex Sindaco oggi tornato alla sua vita professionale da commercialista, affiancata dallo storico impegno in quelle che sono le sue passioni di sempre: il cinema e la cultura con Urbanamente – che al fondo c’era una questione d’identità da affrontare. Dare un’identità a Magenta significava costruire  progetti di prospettiva rispetto alle grandi aree strategiche dismesse (vedi ex Saffa, ex Novaceta a cui frattanto si è aggiunta anche l’ex STF ndr) ma contestualmente, difendere la storia di una città che ha sempre avuto nel suo ospedale uno dei suoi pilastri”.

Ed eccoci ad un’altra nota dolente. Che potremmo riassumere con uno slogan sofferto: “La solitudine degli amministratori”.  “Devo confessare che in quegli anni abbiamo organizzato anche un’iniziativa pubblica fuori dall’ospedale con altri primi cittadini della zona. Se lo facevamo, non era perché eravamo pazzi. Ma perché dall’interno ci arrivano dei segnali preoccupanti. Ebbene, sono rimasto deluso nel vedere lo scarso interesse da parte della gente. Passi per la cultura, ma se anche la salute diventa elemento di discussione solo quando siamo toccati da vicino allora c’è qualcosa che non funziona….”.

E’ per questo che Invernizzi dopo l’esito delle amministrative del 2017 ha deciso di fare altre scelte. Ma non rinunciando assolutamente alle sue convinzioni. A partire dal fatto che una città più vivace dal punto di vista culturale, porta con sé benefici anche come indotto economico. “E’ dell’altro giorno – ricorda Invernizzi – un articolo pubblicato dal Sole 24 Ore che dice esattamente questo. Certo i riscontri non sono immediati, ma l’orizzonte prospettico è quello. Gli investitori privati di una certa portata arrivano quando intuiscono che c’è un certo tipo di visione, non certo quando c’è solo l’idea del mordi e fuggi…”. 

L’ex Sindaco civico dei ‘Dem’, peraltro, non nasconde di aver fatto degli errori. “Ma chi non li commette? Certo che abbiamo sbagliato e tanto. Senz’altro su Novaceta e SAFFA siamo arrivati lunghi, ma non per colpa nostra. Perchè stiamo parlando di tre anni e mezzo per siti produttivi dove il tempo era scandito dalla Magistratura”. Epperò, Invernizzi rivendica come Magenta in quegli anni fosse diventata realmente ‘fashion’ – volendo prendere a prestito un termine oggi molto in voga nella polemica politica magentina –   “tanto dall’essere stato invitato in occasione di Expo, ad un momento privato con il Prefetto e l’allora primo ministro francese Hollande. Fu in quella circostanza che si crearono i presupposti che portarono al progetto Novaceta”.

“Badate non era solo logistica, ci sarebbero stati anche gli amministrativi. Inoltre, Magenta avrebbe avuto 500 posti auto a ridosso della Stazione ferroviaria, un’area totalmente riqualificata a verde con strutture sportive. Oggi qual è l’alternativa sul piatto?”. “Risultato l’Amministrazione ha deciso di smontare un progetto già pronto a partire che oggi sarebbe già stato in fase assai avanzata”. 

Invernizzi s’infervora ancora di più quando si parla dell’ex Saffa. “Un progetto con investimenti da 250 milioni di euro e che avrebbe impegnato 2.000 persone nella sua realizzazione. Un indotto che poi sarebbe ritornato sul territorio”.

Numerose le sfaccettature, dal turismo religioso con Santa Gianna, al Parco del Ticino, alla Battaglia, fino al vecchio teatro del Muzio e all’ex Dogana austriaca.

“Il coinvolgimento del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, così come di un partner come Civitas Vitae con un suo progetto che avrebbe portato sul territorio strutture per anziani, oltre che per i giovani, non erano certo bufale. Quando si muovono alcuni soggetti, vedasi anche l’Umanitaria di Milano per la parte legata all’Università, non lo fanno certo per hobby”.

“Certo, iniziative che avevano come sbocco finale il portare a Magenta la prima facoltà accademica in ricerca e studio dei linguaggi tecnologici, piuttosto che un percorso di studi che ponesse l’accento sulla tecnologia applicata all’agricoltura, non erano operazioni che si facevano dalla mattina alla sera. Ma resta il fatto che con un po’ di pazienza sarebbe arrivato sviluppo e ricchezza per l’est Ticino”. 

Quello di Invernizzi sul “saper attendere” è però un assist formidabile per chi da sempre gli ha rinfacciato le strade con le buche. “Vero tutto. Ma sapete con quei progetti e con l’indotto ad esso collegato quante strade avremmo potuto rifare? Io so solo che il progetto per la SAFFA anche a livello metropolitano sarebbe stato inserito tra i primi due o tre in assoluto per la loro strategicità”.

In altre parole, questioni di visioni e di coerenza. Che ad Invernizzi indubbiamente non manca. Così si torna da dove eravamo partiti. “La gente ha detto che sono più importanti le buche, così come che oggi più che il Sindaco devi essere, con il massimo rispetto, ci mancherebbe, un buon amministratore di condominio. Benissimo, mi adeguo e tolgo il disturbo. Però – conclude Invernizzi – senza le buone idee non si va da nessuna parte. I fatti sono lì da vedere, oggi Magenta rischia seriamente di diventare una città dormitorio, periferia estrema della Città metropolitana. E questo da cittadino fa molto male”.

Fabrizio Valenti

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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