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Dall'archivio:

Magenta, lo sfogo di Enrico Magna: “Basta rivangare il mio passato. Ho sbagliato e pagato”

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

MAGENTA – Nella vita può accadere di sbagliare. Gli errori gravi si pagano, ma l’importante è sapersi risollevare. Sono trascorsi 19 anni da quando Enrico Magna di Magenta , oggi 59enne, commise un gravissimo errore che lo portò a conoscere la realtà di un carcere. Uno dei più duri, quello di Opera. A distanza di tanto tempo Magna chiede solo una cosa, che non gli venga più rinfacciato quel periodo. “La pena, nella sua funzione strettamente rieducativa, su di me ha avuto effetto positivo – ha detto – soffro tantissimo tutte le volte in cui si tira in ballo ancora quella storia”. Magna all’epoca lavorava per il comune di Magenta e se quel posto lo ha potuto conservare, tanto che ancora oggi lavora per palazzo Formenti, lo deve al fatto che il giudice ha accolto la richiesta di patteggiamento presentata dal suo difensore, l’avvocato Fabio Oldani. La pena di due anni e sei mesi gli ha consentito di avviare un percorso di rieducazione e reinserimento dapprima in carcere e poi all’affidamento in prova ai servizi sociali. Fino al termine della pena. La società, le persone che ci circondano, le stesse che reputiamo amiche, a volte sanno essere maligne. E così il magentino si è trovato, in tutti questi anni, ad essere spesso umiliato per il suo passato. Umiliazioni che, inevitabilmente, si ripercuotono sui familiari. Oggi Magna è padre di quattro figli e nonno di sei nipoti.

“Dopo quasi 20 anni anni vorrei che si smettesse di parlare di quella storia – ha detto – ho alcune persone che mi hanno aiutato e senza le quali non sarei mai riuscito a risollevarmi. Queste sono il mio avvocato, che ha sempre guardato a me come persona e non come cliente, il giudice che mi ha consentito di avviare un percorso di reinserimento e di non marcire in carcere, la mia famiglia, i miei suoceri, un medico che mi ha sostenuto. Una piccola parte di successo la devo anche a me stesso, alla mia forza di volontà”.

Il carcere, visto spesso come esperienza traumatica, nel caso del magentino è servito. Il suo legale, l’avvocato Oldani, è profondo sostenitore della cosiddetta giustizia riparativa, tanto da essere stato tra i promotori del progetto Sicomoro proprio nel carcere di Opera. Fondamentale che il detenuto prenda coscienza del male che ha fatto, che cominci un percorso di serio pentimento e che risarcisca il danno che ha commesso. “Adesso basta – conclude Magna – chiedo a tutti che si dimentichi il passato”.

G.M.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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