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Magenta, Islam. Gelli: “Quelle domande rimaste senza risposta…”

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MAGENTA – La sensazione di “combattere” una battaglia che vada oltre i confini cittadini. E soprattutto la convinzione che il ‘caso Magenta’ possa avere delle ricadute significative anche per altre comunità locali che si trovano ad avere a che fare con analoghe problematiche.

Simone Gelli, Vice Sindaco della Lega, non arretra rispetto alla questione dei luoghi di culto in città, e nella fattispecie nei rapporti con l’Associazione Mosche Abu Bakar.

“Rispettiamo le sentenze, vedremo come andrà la prossima udienza. Ma siamo convinti di avere agito nella ragione rispetto a quello che è il dettato costituzionale. E’ per questa ragione che a bocce ferme, vedremo in base all’esito definitivo davanti al TAR, il dà farsi”.

Gelli invoca chiarezza e trasparenza. “Quella che noi ci abbiamo sempre messo, incontrando tutti e dicendo anche dei no, ma facendolo in modo chiaro. Invece qui c’è qualcuno che probabilmente preferisce giocare sotto traccia….”.

I riferimenti al Partito Democratico non sono nemmeno troppo velati. Anzi. “E’ una vicenda dai contorni piuttosto singolari e vi spiego perché – incalza Gelli – innanzi tutto, voglio capire perchè la comunità islamica che vive a Magenta da anni proprio adesso e con tale risonanza mediatica abbia deciso di intraprendere questa specie di crociata. In secondo luogo il PD con l’ex assessore Salvaggio dovrebbero finirla di giocare a nascondino. Mi riferisco al piano delle attrezzature religiose che manca nel loro PGT. Le versioni fornite in questi mesi rispetto a tale lacuna sono state le più disparate. Avevano paura forse delle elezioni, c’era qualche mal di pancia anche tra di loro? Salvaggio e Razzano dovrebbero gettare la maschera per rispetto verso i cittadini”.

Sempre a proposito di trasparenza e di situazioni che Gelli non esita a definire molto border line, il vice Sindaco ricorda quanto accadeva negli scantinati della Casa Vincenziana. “E’ dovuto intervenire il Prefetto possibile che nessuno si fosse accorto prima che quel luogo veniva usato in modo improprio come Moschea? Quelli del PD dov’erano? Giravano la testa dall’altra parte?”.

L’assessore alla Sicurezza del Carroccio non crede “a così tante coincidenze messe in fila”. “Tutti dovrebbero giocare a scoperte una buona volta finendo anche di alimentare false speranze – taglia corto Gelli – perché anche avendo individuato un’area ad hoc nel PGT, mi si vuole spiegare per quale ragione quella dovrebbe andare alla comunità mussulmana. Sulla base di quali criteri? E’ perchè non farci una sinagoga, piuttosto che un tempio buddista o un luogo di preghiera per la comunità evangelica? “.

A riguardo, il Vice Sindaco rammenta il fatto che si dovrebbe andare a bando e che non potrebbe certamente essere alcuna trattativa privata. “Evitare di dirlo è scorretto, oltre che una forzatura sia a livello politico che giuridico. E allora per quale ragione quel sito dovrebbe essere destinato ad una congregazione religiosa piuttosto che ad un’altra, visto il considerato che sul nostro territorio ve ne sono diverse e tutte ben rappresentate?E’ una questione aperta”.

Il ragionamento posto da Gelli e complessivo e, punta l’indice, rispetto all’attuale legislazione vigente. “Poiché sono convinto che ad oggi gli enti locali vengano caricati di problematiche che sono oggettivamente più grandi delle nostre competenze. Per questo dico che quello che accadrà a Magenta potrà diventare un esempio scolastico per il Legislatore che a quel punto dovrà farci le riflessioni del caso e venire in aiuto dei Comuni. Non solo di Magenta”.

F.V.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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