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Magenta, il dubbio degli islamici: “Ci negano lo spazio per pregare. Mancano i soldi o è una volontà politica?”

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MAGENTA –  “Mancano i soldi o c’è una ben precisa volontà politica dietro il diniego dell’amministrazione comunale di Magenta nel non volerci concedere uno spazio per la preghiera? “. È la domanda che si sono posti i membri della comunità islamica che martedì sera, presso l’ufficio per pratiche stranieri di via Pusterla, hanno convocato una conferenza stampa. Dietro Ayub, il portavoce della comunità, e Munib, c’erano due fogli,. Uno è il nome dell’Associazione che hanno voluto costituire e che è stata chiamata Abu Bakar, in memoria di Aboubakari Souleman, il ragazzo morto per arresto cardiaco alla ex Vincenziana. “Lo chiamavamo così, Abu Bakar – ha detto Ayub – e per questo abbiamo chiamato la nostra associazione in questo modo”. L’altro è l’articolo 19 della Costituzione sulla libertà di culto. Ayub e Munib ripercorrono tutta la storia che li ha portati a chiedere un luogo dove ritrovarsi per pregare. Fino ad arrivare alla proposta di una raccolta fondi tra i membri della comunità. Proposta respinta, ovviamente, perché è impossibile accettare donazioni con tali finalità. L’area da destinare ai luoghi di culto la passata amministrazione l’aveva individuata in via Walter Tobagi, ma senza il piano per le attrezzature religiose non può essere messa al bando. “A questo punto – continua Munib – abbiamo controllato la voce urbanistica nella variazione di bilancio di luglio dove sono stati inseriti 15mila euro che si aggiungono si 41mila che già ci sono. Questo ci fa pensare che i soldi ci sono. Che dietro al diniego ci sia una volontà politica è un sospetto più che fondato”. Ieri sera erano presenti alcuni pakistani, ma anche qualche egiziano e un senegalese. È una comunità vasta quella islamica a Magenta. Si parla di circa 1.500 persone. Ayub torna sull’episodio della convocazione presso la caserma dei carabinieri di Magenta dopo l’incontro con il sindaco in Comune. In quell’occasione si era presentato insieme all’avvocato Luca Bauccio perché era presente anche un funzionario della Digos, oltre al comandante di stazione. “Voleva parlare con me da solo – ha detto Ayub – a fronte della presenza del mio legale ha deciso di andarsene”. Gli islamici sono poi tornati sull’episodio della mancata concessione della tensostruttura al rione san Rocco per una messa. ”La gente ora dice che per colpa dei musulmani non potranno più andare ad una messa in tensostruttura – aggiunge Munib – ma noi la tensostruttura non l’abbiamo mai chiesta. Non andremo mai a contestare la concessione di spazi ad altre confessioni religiose”.

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