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Magenta, il ‘doc’ Pier Giorgio Bisoffi va in pensione. Il metodo del ‘medico condotto’ che non va mai fuori moda

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MAGENTA –  E’ ufficialmente andato in pensione alla fine della  scorsa settimana, ma tu lo trovi ancora lì al solito posto, nel suo ambulatorio in mezzo a medicinali e prescrizioni. Il Doc Pier Giorgio Bisoffi è uno che ama troppo la sua professione e benché la burocrazia ci abbia messo lo zampino, lui (e ci mancherebbe se non fosse così) si sente ancora un medico a tutti gli effetti.
E’ un martedì mattina e tra i suoi mutuati c’è chi passa per un saluto ma anche per ritirare ricette e quant’altro. Insomma, sembra cambiato poco niente dalla classica routine. D’altronde, non si archiviano in un colpo solo 31 anni di onorata professione. Lui sia pediatra e poi in primis medico di medicina generale ha iniziato la sua attività nell’ormai lontano 1991.

“E’ cambiato il mondo a livello sanitario – ci dice con il suo sorriso gentile – all’epoca si faceva tutto praticamente a mano. Non c’era il fascicolo sanitario per esempio, ovvero, non c’era una memoria storica sullo stato di salute del paziente. Si tendeva per sicurezza anche a prescrivere fin troppi esami, convinti che che così tutto fosse più sotto controllo. Non c’era nemmeno un tetto, una soglia massima di mutuati. Tanto che si potevano avere delle discrepanze non di poco conto. Si passava da chi aveva anche 5.000 mutuati e chi invece 400…”.

Era decisamente un altro mondo, anche se allora come oggi, il ruolo centrale del medico di base rimane intatto.

“Certamente – concorda Bisoffi – anche se le differenze erano e restano astronomiche. Allora c’era davvero un concorrenza nel cercarsi i mutuati, oggi basta aprire i giornali per capire che fame di medici c’è…”.  Naturalmente, pur nella situazione complessa attuale, ci sono state anche delle migliorie importanti in questi anni. “Senza dubbio siamo più assistiti dalla tecnologia e c’è un discorso di rete coi colleghi che aiuta anche nella condivisione di esperienze. Noi per esempio come studio siamo stati tra i primi a Magenta a fare gruppo prima con lo studio in via Alcide De Gasperi e poi qui in via Novara”.

Uno step non di poco conto anche e soprattutto per offrire un servizio continuativo ai mutuati.  “Saper di poter contare su un team di colleghi è importante” sottolinea Bisoffi. Che aggiunge come il passaggio successivo siano appunto le Case di Comunità di cui tanto si va parlando oggigiorno.

“Servono questi punti di riferimento – commenta – e sarebbe necessario renderli operativi sette giorni su sette coinvolgendo anche la guardia medica. Oggi questa figura è ancora legata all’ambito ospedaliero. Se si vuole sgravare i PS di una certa pressione, occorre portarla a lavorare sul territorio a stretto contatto con gli altri medici di medicina generale cos’ da conoscere problematiche oltre che gli stessi pazienti. Penso che questo sia un tassello importante da aggiungere alle trasformazioni in atto”.

Indubbiamente anche per il dottor Bisoffi quello del COVID è stato il periodo peggiore in assoluto.

“Il lavoro è praticamente triplicato. Soprattutto c’era il timore perché ci si trovava a gestire una soluzione nuova e in divenire costante. Occorreva lavorare in parte in telemedicina. Una situazione totalmente inconsueta per molti di noi. E poi c’era tutta la nuova burocrazia: la terapia, i tamponi che non finivano mai….”.  “Noi come studio in quell’epoca abbiamo lavorato tantissimo al telefono e con le mail ma dove possibile abbiamo continuato a visitare. Mi ricordo i miei primi triage telefonici. Un contesto certamente difficile ma ci siamo dovuti adattare. Poi poco alla volta che la situazione si è andata normalizzando siamo tornati ad offrire i consueti servizi: come la vaccinazione anti influenzale in studio, così come quella per il Covid per i soggetti  non deambulanti”.

Con il nostro medico condotto – come amiamo ancora definirlo – non possiamo esentarci di guardare a quello che sarà della sanità.

“Sono convinto che occorra trovare un punto di equilibrio. Bisogna fare in modo che si trovi anche il giusto controllo rispetto ad esami e prestazioni. Certo, non è facile azzerare gli abusi, però, da parte mia dico che gli esami occorre farli quando sono realmente necessari. A questo proposito, il medico di base certo ha un ruolo filtro importante, ma è solo a livello di consiglio verso il paziente. Poi ci vorrebbe anche una mano da parte del Legislatore”.

Con questo il doc Bisoffi non è certo dalla parte del privato. “Penso che il modello misto pubblico privato lombardo possa funzionare bene e che potrebbe funzionare ancora meglio, cercando di far lavorare (magari anche tramite incentivi) sette giorni su sette gli ospedali. Ci sono macchinari per i quali sono stati fatti investimenti milionari. TAC e risonanze nel pubblico che hanno enormi potenzialità in termini di maggiore utilizzo. Occorre mettersi su questa prospettiva. Poi, la filosofia del tutto gratis per sempre, con ogni probabilità, diventerà proibitiva: ecco pensare di far pagare anche un minimo e in modo graduale secondo scaglioni queste prestazioni, potrebbe una soluzione sia per gestire meglio le liste di attesa, sia per disincentivare quegli abusi di cui dicevamo poc’anzi”.

La soluzione prospettata dal dottor Bisoffi è senz’altro di buon senso, così come l’ultima riflessione con cui ci lascia che molto dice sulle storture che ancora connotano il mondo della sanità territoriale.

“Non ho mai capito il paradosso secondo il quale il tetto massimo per i pediatri a livello di mutuati, sia praticamente la metà rispetto a quello dei medici di medicina generale con l’aggiunta che mediamente i primi hanno anche uno stipendio superiore ai secondi.

Il tema centrale ovviamente non è quest’ultimo, ma il primo, perché avendo fatto anche il pediatra vi posso garantire che i problemi dell’adulto evidentemente vengono sottostimati. Tanto più nella società attuale con una prospettiva di vita che si allunga ed una serie di patologie che vanno a cronicizzarsi e talvolta ad intersecarsi una con l’altra. Anche questa – chiosa il medico – mi pare una situazione che dovrebbe essere riequilibrata e che certamente potrebbe essere di aiuto nel migliorare il nostro sistema sanitario”.   

 

F.V.

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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