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Dall'archivio:

Magenta, gli invisibili di casa nostra

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

MAGENTA –  Potrebbe sembrare che in una cittadina come Magenta, dove il senso di comunità è ancora forte, i casi di disagio sociale siano limitati. In realtà non è propriamente così, limitandoci a quanto emerso qualche tempo fa con i responsabili di ‘Solo Pane’ così come con lo stesso parroco don Giuseppe Marinoni, le situazioni di persone senza tetto che si rifugiano alla notte nella sala d’attesa della stazione ferroviaria, piuttosto che nella galleria dei Portici, o ancora nell’androne del PS, ammonterebbero a qualche decina.

Intendiamoci, l’impegno di realtà come quella poco sopra citata – ma anche di tante altre che vanno a consolidare il tessuto associativo cittadino – non è cosa da poco. Ma resta il fatto che la vita di questi ‘invisibili’ – che per la verità agli occhi della gente del quartiere sono visibilissimi –  è davvero molto triste.

Li vedi ciondolare avanti indietro tra i tavolini di un bar – dove poter contare sulla solidarietà d’animo del gestore che riserva loro il rancio del mezzogiorno – e i gradini di qualche negozio con la serranda abbassata dove accovacciarsi e rubare l’ultimo raggio di sole della giornata. Si trascinano mestamente, fumano una sigaretta – che in questo caso assomiglia tanto all’ultima che si riserva al condannato, anche se qui la condanna si reitera quotidianamente – e poi quando sono alla ricerca di qualche novità, osano spingersi fino all’Ipermercato di via Leopardi, così da confondersi in mezzo alla folla e tirar sera. Adesso con l’arrivo dei primi freddi per qualcuno di loro, il problema del tetto sopra la testa si ripropone in modo ancor più forte. Nei mesi scorsi, c’era chi si era arrangiato con dei cartoni,  trovando riparo sul retro di villa Naj Oleari. Così spesso alla mattina, capitava che gli agenti della Polizia locale usando molto tatto e umanità, si ritrovassero costretti a lasciare la volante con le quattro frecce e verificare se l’ospite avesse smontato il suo giaciglio di fortuna. Chissà se anche quest’anno assisteremo alla stessa scena. Fatto sta il ‘mare del bisogno’ è davvero grande e passa proprio sotto casa nostra. Tutti i  santi giorni.

F.V. 

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