― pubblicità ―

Dall'archivio:

Magenta, Giovanni Lami e le lezione inascoltata. Centrodestra senza leader (e leadership)- di Fabrizio Provera

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

MAGENTA –  “Con questa convinzione ho partecipato fin dal primo momento e con grande entusiasmo, insieme ai rappresentanti di altri partiti di centrodestra, ai tavoli di lavoro al fine di costruire uno spirito comune e un nuovo progetto per la Magenta del futuro. Mi sto però rendendo conto che questo spirito comune è ancora molto lontano da raggiungere e anzi forse si allontana. La mia sensazione è che, per il momento, a prevalere siano i personalismi e l’arrivismo che poi contribuiscono ad alimentare inutili conflitti interni, ogni giorno di più”.

Mentre ieri tutto il mondo politico di Magenta piangeva (e giustamente) l’ex assessore Giovanni Lami, abbiamo riletto il documento con cui l’allora consigliere di opposizione si congedava dalla politica cittadina, ritrovando parole profetiche e che francamente avevamo rimosso dalla memoria.

Benché scritta un anno prima della vittoria tutt’altro che scontata di Chiara Calati nel 2017, Lami- in virtù di un occhio disincantato e attento, aduso alle cose della politica, a differenza di molti o moltissimi politici di oggi- aveva esattamente previsto cosa sarebbe successo.

Questi primi tre anni (e mezzo) di giunta Calati, come abbiamo scritto enne volte attirandoci le ire nascoste di chi ci critica senza avere il coraggio di esporre pubblicamente le sue tesi (non vi preoccupate, tanto veniamo sempre a sapere tutto quello che dite alle nostre spalle), hanno avverato o inverato la profezia di Giovanni.

Chiara Calati è un sindaco che non ha mai passato un giorno in Consiglio comunale prima del 2017, e si vede ogni volta. Dalla coalizione di centrodestra e Lega del decennio 2002-2012, attraversata ovviamente da tensioni e scontri (ricordiamo lo scontro tra Del Gobbo e gli ex socialisti di FI), siamo passati a un gruppo di persone e partiti che in comune, da un punto di vista umano e di relazione, hanno poco o nulla.

La Lega, che esprime la classe dirigente più navigata, ha assunto un peso baricentrico inserendo tuttavia un nuovo assessore, Simone Tisi, sulla carta autentico valore aggiunto ma di cui vorremmo sapere cosa dice e fa (al momento ci sfugge, forse saremo disattenti). Sulle performance di alcuni assessori ci siamo già espressi (sin dai tempi di Alfredo Bellantonio, quindi non sospetti); il gruppo consigliare ha perso un calibro da 90 come Franco Bertarelli, Forza Italia sfoglia la margherita, Fratelli d’Italia fa asse con Nci, Luca Del Gobbo sta alla finestra.

 

Dov’è la Magenta che aveva riacquisito una centralità territoriale? Dov’è la Magenta che guida i Comuni vicini nella rivendicazione di azioni e passi di crescita? Dov’è la Magenta capace di andare oltre alla gestione quotidiana dei problemi (che dopo i primi sbandamenti va obiettivamente meglio, ma per strade o parchi ben manutenuti bastani funzionari zelanti)? Non c’è più. C’è la Magenta di Chiara Calati, alla finestra mentre la piccola Boffalora (5mila abitanti contro 24mila) col piano Vetropack ridà vita alla ex Saffa.

C’è una Magenta che non riesce a intestarsi la primazìa della battaglia per la strada di Malpensa (e la variante di Pontenuovo), una Magenta che a tratti appare confusa, dove già da ora assessori e singoli esponenti comincianio a pensare alle elezioni del 2022 in chiave personale e solitaria, senza un’idea di Città e soprattutto senza chiarire un punto che da qui a sei mesi diventerà cogente: chi rivuole Chiara Calati alla guida del centrodestra, fra un anno e mezzo?

Non si tratta di posizioni dettate da personalismi o simpatie. Si tratta di posizioni politiche. Da assumere nella consapevolezza che, mentre si elogia una persona morta da poco con parole spesso intinte nella retorica melensa, per rendere un vero omaggio alla memoria di Giovanni Lami bisognerebbe saperne recepire anche le dure critiche con cui lasciò l’agone politico. Parole, lo ripetiamo, che lette 4 anni dopo sono uno spaccato fedele del centrodestra di governo versione 2.0, ossia versione Calati.

Fabrizio Provera

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi