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Magenta, Francesco Cozzi e la cultura del fare: un’azienda modello che guarda al domani

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MAGENTA – La cultura del fare ha sempre imperniato l’anima più profonda della Lombardia produttiva. Ne è il tratto maggiormente distintivo, qualcosa di spirituale prima che materiale. Magentino ed Est Ticino ne sono sempre stati caratterizzati, 

Fare, intraprendere, crescere, non tanto e non solo per una mera esigenza economica o di fatturato; fare perché un’azienda di famiglia è qualcosa che va molto oltre il dato materiale.

Dal 2009 ad oggi, purtroppo, la crisi ha falcidiato buona parte dell’industria tradizionale di Magentino ed Abbiatense, dove le tornerie erano centinaia.

Oggi ce ne sono molte di meno, ma quelle che sono resistite stanno, in alcuni casi, compiendo dei passi straordinari. Siamo stati a visitare un’impresa di Magenta che è straordinariamente viva e dinamica sul mercato, ed è passata dalla dimensione familiare ad essere una realtà con 30 dipendenti, un fatturato in continua crescita ed una capacità- reale- di concretizzare il concetto di Impresa 4.0: la torneria Cozzi, oggi retta da Francesco Cozzi (nella foto sotto), che a poco più di 40 anni è saldamente al timone di un’impresa modello.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Azienda COZZI viene fondata nel 1962 da Renzo Cozzi, operaio specializzato in un’azienda meccanica.Nel 1967 con l’ingresso del fratello Bruno nasce la Fratelli Cozzi Snc: una piccola officina di 40 Mq.con sede in Via F.Filzi n.33 a Magenta, oltre ai due soci fondatori erano impiegati 2 artigiani specializzati.  Nel 1973  la Fratelli Cozzi cresce notevolmente e si trasferisce in Via Matteucci, in una nuova sede di proprietà di 300 metri, ai quali nel 1989 se ne aggiungeranno altri 200.

Nel 1997 Francesco Cozzi- figlio di Bruno- subentra a Renzo e grazie alle sue idee ed alla sua formazione imprenditoriale impone, fin da subito, all’azienda un’impronta più dinamica e moderna. La spinta innovativa di Francesco, unita all’esperienza del padre Bruno fanno della Cozzi Srl un’azienda moderna e dinamica che presta la massima attenzione alla qualità.

La Cozzi Srl pertanto è un fornitore altamente competitivo ed affidabile, in grado di garantire precisione e puntualità, attraverso una gestione attenta e consapevole. Con una informatizzazione dei processi e dei macchinari che ha richiesto investimenti cospicui ma che ha fatto della Cozzi una torneria ‘di taglio sartoriale’, con un fatturato realizzato ormai per il 20% all’estero e per l’80% in Italia.

Nel 1999 l’azienda costruisce una nuova sede a Magenta, in via Romolo Murri, nella zona industriale: 300 Mq. di reparto uffici e 1.000 Mq. di unità produttiva, ai quali, nel 2005 se ne aggiungono altri 1.000 mq. Nella Cozzi Srl attualmente lavorano 30 collaboratori, 5 dei quali assunti nel 2016. Gli operai lavorano su due turni, dalle 07.00 del mattino all’ 01.00 di notte.

Abbiamo incontrato Francesco Cozzi per conoscere la sua storia e i progetti per il futuro della sua azienda.

Qual è il tuo primo ricordo di bambino dell’azienda che tuo padre ha fondato? “La prima cosa che cosa sono i macchinari che mi spaventavano. Oggi ho 2 figli di 3 e 6 anni, Lorenzo ed Edoardo. E quando li porto qui mi rivedo nei loro occhi stupiti”.

Siete cresciuti molto, in questi anni.. “Sì, parecchio. Nel  2000 abbiamo ampliato e raddoppiato gli spazi, L’azienda aveva 6 dipendenti, ora siamo a 30 persone, 5 in  più del 2016. E abbiamo le potenzialità per crescere ancora molto, quindi assumere nuove persone”.

Cosa significa l’azienda,  per te? “E’ soprattutto un motivo di orgoglio, la vera sfida è dare un futuro alla storia. Col cambio generazionale 9 aziende su 10 saltano, purtroppo”.

Cosa serve per fare impresa, oggi? “Serve molta determinazione, ambizione personale. Se non sei a ambizioso diventa molto difficile. Serve gente affamata”.

La crisi quanto ha inciso? “La crisi ha amplificato molti processi: io ho investito molto, abbiamo vissuto la cassa integrazione molto male. Per  i macchinari servono investimenti da centinaia di migliaia ogni anno, finanziamenti resi sostenibili dal lavoro. La Cozzi ha attraversato il momenti più duro nel 2010: tutto fermo, cassa integrazione per 6 mesi, non ci era mai successo in mezzo secolo. Abbiamo rischiato di fallire. Ma abbiamo resistito, e da lì siamo ripartiti senza mai più fermarci, con una crescita del 20-25% ogni anno. Qualcuno preconizzava il mio fallimento, ora invece siamo una realtà solida e sana”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E la disoccupazione? “Detto francamente, secondo me non esiste: serve gente che ha voglia di lavorare. Nel  2017 ho fatto 50 colloqui, con ragazzi mediamente giovani:  quello che manca è l’educazione da parte delle famiglie e la reale voglia di fare.Nei giovani mancano le basi. Manca l’educazione. Le scuole fanno fatica a seguirti, sono nel direttivo territoriale di Assolombarda tramite Niccolò Codini, imprenditore che mi ha insegnato molto. Una esperienza che mi aiuta parecchio, ti amplia la visione. La classe imprenditoriale italiana è ancora di alto livello, il problema è il sistema burocratico e fiscale che punisce l’imprenditore,  che viene visto male”.

Quanto tempo lavori? “Io sono presente almeno 10,11 ore ogni giorno, la sera vado a casa e se ho bisogno torno indietro.  Vado dalla mattina alle 7 fino a mezzanotte, il sabato mattina lavoriamo, sabato pomeriggop e domenica vengo io”.

Italia o estero? “20% estero, 80 italia, committenti quasi lombardi. Una terra che funziona meravigliosamente per la meccanica di precisione, nella quale siamo i primi al mondo”.

Problemi?  “Il nodo fiscale, che non aiuta; la flat tax sarebbe una grande idea. Io per esempio potrei investire. E assumere. Siamo pronti e stiamo assumendo, vogliamo fare di più all’estero.

Cosa manca a Magenta? “Sicurezza. Per la viabilità nessun  particolare problema. Lavorare qui è appagante”

Il tuo sogno tra 10 anni: cosa vorresti per te la torneria Cozzi. “Vorrei un’azienda sempre più modello e punto di riferimento del settore. Il fattore umano è tutto. Noi viviamo a braccetto con i collaboratori, quelli bravi ce li teniamo stretti. Molti imprenditori non hanno capito cos’è il welfare aziendale, unostrumento nuovo: assicurazione sanitaria, per esempio, reinvestimento degli utili. Il vero imprenditore non è un egoista. Io ormai destino una quota degli utili annuali ai dipendenti: è un modo per farli sentire parte del progetto, non solo dei contrattualizzati”.

Avete sentito le parole di un giovane imprenditore a capo di un’impresa modello. Parole che vorremmo sentire ogni giorno, perché QUESTA è la vitalità imprenditoriale dell’Est Ticino che il nostro giornale vuole sostenere e promuovere. Bravo, Francesco. E un bravo a tutti i suoi collaboratori.

Fabrizio Provera

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