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Dall'archivio:

Magenta, forza Davide. La storia del figlio di Bruno e Luisa Santopaolo ripresa dal Corriere

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Venerdì, con un post su Facebook, l’ex assessore e presidente del Consiglio comunale di Magenta, Bruno Santopaolo, aveva reso note le  richieste di denaro a danno di suo figlio Davide, autistico, avvenute in città. La solidarietà raccolta è stata enorme, tanto che la storia è finita oggi sulle pagine del Corriere della Sera, grazie alla sensibilità della nostra collega Giovanna Fagnani. Vi riportiamo il pezzo nella sua interezza. Forza Davide, anche da parte di Ticino Notizie.

 

MAGENTA – Davide ha venticinque anni e l’energia inesauribile degli atleti. Abita a Magenta e, per andare agli allenamenti di equitazione, inforca la mountain bike e macina chilometri avanti e indietro da Abbiategrasso e da Cuggiono. «Magari facendo un giro tutto suo, che non è il più comodo o il più veloce» dice sua madre Luisa. Per arrivare alla Canottieri Olona di Milano, dove pratica il canottaggio, ha imparato a prendere treno, autobus e tram da solo. Una bella conquista per un giovane affetto da autismo che ha, tra le sue più grandi passioni, quella di guardare i treni. E così il pomeriggio, o la sera, non manca mai di fare un giro nella stazione della sua città, dove in tanti lo conoscono. E da tempo non occorre più che lo accompagnino i suoi genitori o qualcuno dei suoi tre fratelli, Dario, Daniele e Diego.

Ma è proprio in stazione che, per la seconda volta, qualcuno, nei giorni scorsi, lo ha raggirato e si è fatto regalare i 15 euro che aveva nel portafogli. E allora Luisa e suo marito Bruno Santopaolo — lei agente e lui commissario di Polizia — hanno affidato a Facebook un messaggio per la loro città, che si conclude con parole che ne racchiudono tutto il senso: «Forza, Magenta! Veglia sui tuoi figli più fragili!». «Succede che vagabondi senza fisso cervello chiedano soldi a Davide. Lui sta imparando a non darli ma non è facile. Agli amici di Magenta chiedo, visto che non vincerà la paura e lui continuerà ad uscire, di aiutarci ed aiutarlo come buoni angeli custodi, come avete sempre fatto, perché in tanti gli volete bene» scrive Bruno. E Luisa aggiunge: «Credo che le tante brave persone che lo conoscono ci aiuteranno a mantenere le sue autonomie, conquistate da lui con fatica. Per lui sono piccole e semplici fonti di gioia e non permetteremo che questa gentaglia misera gliele tolga».

Un appello prontamente raccolto dagli amici, con tante condivisioni sul social network. «Volevamo mandare un messaggio sociale contro l’immoralità di questi soggetti che truffano le persone più fragili e che hanno una meschinità senza paragoni» spiega Luisa. Un appello a non voltarsi dall’altra parte, quando si vede qualcuno in difficoltà, che sia un disabile o un anziano o altro. Davide, a differenza di altri ragazzi autistici, sa esprimersi a parole. Lavora in un’azienda di Magenta, dove sta facendo un tirocinio di inclusione. È socievole e adora fare amicizia: è contento se qualcuno gli rivolge la parola, ancora di più se è giovane come lui. Ma, proprio in questo modo, a gennaio, ad Abbiategrasso, una baby gang lo ha derubato del portafoglio, in cui aveva 80 euro. Se qualcuno si avvicina e ci chiede se abbiamo una moneta, noi in genere rispondiamo di no, se riteniamo di non dover fare beneficenza, mentre per lui non è automatico trovare la soluzione più ovvia a un imprevisto. La prima volta che l’hanno rapinato non sapeva neppure spiegare cos’era successo. Ovvero, che non aveva detto bugie, perché lui i soldi ce li aveva. Stavolta, invece, non ci ha raccontato nulla, ma ne ha sofferto e ha pianto» racconta Luisa, che è anche vicepresidente dell’associazione Heiros di Abbiategrasso, attiva nel promuovere corsi per giovani che sono affetti dallo stesso disturbo di suo figlio.

Se la truffa è emersa, è stato grazie a un ragazzo di 14 anni, amico di uno dei fratelli di Davide, che gli ha voluto subiro riferire di aver visto tre persone in stazione che chiamavano con insistenza il venticinquenne. «Lui, seppur così giovane, ha capito che qualcosa non andava — conclude Bruno —. La cosa più bella di abitare in una piccola città è che se uno veglia sull’altro, se impariamo a prenderci cura del prossimo e di chi è fragile, episodi come questo si possono prevenire»

Giovanna Fagnani

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