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Magenta, elogio di Franco Bertarelli

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Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

MAGENTA – Con la surroga ufficializzata ieri sera in Consiglio comunale, il dottor Franco Bertarelli esce di fatto dalla scena politica magentina.

Poche parole per motivare la sua scelta, dettata soprattutto da ragioni professionali. Magenta e non solo la Lega perdono con Bertatelli un politico certamente sui generis, ma capace di lasciare una impronta profonda.

Assiso sullo scranno di sindaco nel 1993, quando la Lega fece boom eleggendo Marco Formentini a Milano, Bertarelli veniva da una precedente candidatura alla Regionali del 1990 col Msi-Dn, dal momento che la sua famiglia era saldamente collocata a destra.

Il 25 aprile 1994 Bertarelli sfidò l’ira dei benpensanti decidendo di omaggiare sia i partigiani che i caduti della Repubblica Sociale, anticipando di anni quello che avrebbe fatto Gabriele Albertini. Fu una gazzarra; servizi su Rai 3, mobilitazioni, appello del Maurizio Costanzo Show, lite con Amnesty International per le sue ‘dimenticanze’ su alcuni perseguitati politici nei regimi comunisti.

Il corteo ufficiale del 1994 era composto da una quindicina di persone (compreso chi scrive), il contro corteo di Anpi da oltre 1000. Ma Bertarelli non fece un plissé ed andò dritto per la sua strada, primo sindaco a lanciare di fatto un’idea di pacificazione nazionale che a questa Italia servirebbe come l’aria. E che altri, molti anni dopo quello che successe a Magenta, replicarono.

Nel corso del mandato Del Gobbo si lanciò in interventi coraggiosissimi anche sulla politica estera, criticando duramente l’interventismo americano e suscitando le simpatie di un comunista sui generis come l’allora consigliere di Rifondazione, Fiorenzo Gualandris. 

Ecco, se c’è uno stridente iato tra ieri e oggi (non parliamo di 40 anni fa, ma di 15) è il basso livello espresso da alcune figure di primo piano della politica magentina corrente, tra giunta e Consiglio. Spariti i Viglio, i Morani, i Gualandris, le Labria e diversi altri, spesso ci si trova di fronte a figure imbarazzanti.

E’ il segno dei tempi, forse. Rieletto nel 2017 con Chiara Calati, è probabile che Franco Bertarelli avrebbe gradito la poltrona di Presidente del Consiglio. Pensiamo fosse un’aspettativa legittima, senza nulla togliere a Fabrizio Ispano; con Bertatelli la Presidenza avrebbe avuto un’altra impronta.

A suo palese disagio, se consideriamo certi toni del dibattito politico odierno, di Bertarelli resterà come lascito la creazione della odierna Asm, con lui divenuta una vera utiliy, e la coerenza cristallina delle convinzioni culturali e politiche.

Compiuti i 70 anni pochi giorni fa, peraltro ancora in grandissima forma e pienamente attivo professionalmente, Franco Bertarelli continuerà a curare le persone da medico oculista, senza badare troppo al portafoglio e al fatto che i suoi pazienti possano pagarlo o meno. L’uomo è fatto così. Pensiamo che di certo Magenta lo rimpiangerà. Lo congediamo riproponendo quanto scrisse alla viglia delle ultime elezioni parlando di sé. Che dire.. Su Gianfranco Fini aveva davvero visto giusto. A bientot, dottore. E’ stato un piacere spezzare la monotonia di Consigli noiosissimi ascoltando i suoi interventi. Ci mancherà.

F.P.

“Sono nato a Monza il 18 settembre 1948. Coniugato con tre figli, Paolo, Manuela e Attila. Laureato a pieni voti in Medicina nel 1976, specializzato in Oculistica dal 1979, ho lavorato negli ospedali di Magenta e Abbiategrasso fino al 2000. In seguito libero professionista. Ho militato in gioventù nel Movimento Sociale Italiano per poi passare alla Lega Nord appena Gianfanco Fini (per il quale ho nutrito da subito un’antipatia viscerale) ha sostituito Giorgio Almirante. Sono stato eletto sindaco di Magenta nel 1993 e ho creato la Azienda Municipalizzata come società multi servizi. Capogruppo della Lega nei due mandati di Luca Del Gobbo, giudicato dallo stesso il miglior consigliere di maggioranza. Per evidenti ragioni anagrafiche, è la mia ultima occasione di servire ancora Magenta, città che ho imparato ad amare come la mia Milano”.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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