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Magenta e l’Islam: don Giuseppe si porta avanti

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MAGENTA –  Un buon pubblico si è radunato, sabato sera, al Centro San Paolo VI per l’incontro  promosso dalla Comunità Pastorale Magentina, insieme all’Associazione Moschea Abu Bakar teso alla reciproca conoscenza religiosa e culturale tra queste due realtà. Da un lato, il Prevosto don Giuseppe Marinoni, dall’altro lato, il portavoce della comunità islamica Munib Ashfaq.

L’incontro è stata l’occasione per conoscere, il significato della Pasqua, e contestualmente, quello del Ramadan. Ma al di là dell’iniziativa, sicuramente lodevole e che si pone sulla scorta del percorso di condivisione che già tempo fa, don Giuseppe ha intrapreso con la comunità ortodossa presente in città, è fuor di dubbio che sullo sfondo resta il tema della Moschea o, comunque, dell’apertura di un centro culturale islamico a Magenta. 

E’ così che religione e politica inevitabilmente si sovrappongono. Prova ne è stata la presenza sabato sera di diversi esponenti del centrosinistra cittadina che sostengono la “causa” dei mussulmani. E i successivi, immancabili, post su facebook.

Assente l’Amministrazione comunale che, evidentemente, ritiene chiusa la questione con la comunicazione fatta pervenire nei giorni scorsi, all’Associazione Moschea Abu Bakar.

Resta perlomeno curioso, consentiteci l’inciso, che la vecchia Giunta non abbiamo ultimato il famoso piano delle attrezzature religiose all’interno del Piano di Governo del Territorio che avrebbe consentito, a questo punto, alla comunità islamica di avere un luogo dove pregare.

Ma la questione, resta aperta più che mai e diventa oggetto di dibattito e, crediamo noi, appunto, di strumentalizzazione politica. Perché l’argomento è delicato, e con tutta probabilità, diventa più facile “giocare di rimessa”. Poiché, un conto è stare all’opposizione e un conto amministrare.

Amministrare significa anche pensare alle conseguenze che porterebbe con sé la gestione di una simile struttura in termini di ordine pubblico.

Beninteso, non si tratta di negare il diritto assolutamente legittimo e costituzionalmente tutelato dall’articolo 19 della Costituzione ad esercitare liberamente il proprio credo religioso, quanto piuttosto quello di trovare soluzioni idonee e contemperino le diverse esigenze in gioco. Il tutto all’interno dell’attuale contesto normativo nazionale e regionale. Ecco siamo convinti che già collocando la questione dentro a questo scenario, sia meno facile dire di SI’ senza batter ciglio, alla Moschea.

 

Di sicuro, andrebbero fatti dei passi avanti concreti. Per esempio, normando l’accesso a questi luoghi di culto, giungendo alla realizzazione di una sorta di “registro degli Imam” con la richiesta esplicita della traduzione in lingua italiana dei sermoni.

Sono proposte che ci sono sul tavolo da parecchio tempo ai livelli istituzionali superiori, ma che per un motivo o per l’altro, non si sono ancora concretizzate.

D’altronde, il fanatismo islamico, gli attentati, il terrorismo di matrice religiosa non sono narrazione politica. Ma una preoccupante e ancorché cruda realtà di cui non si può che prendere atto, così come la triste conta dei morti. 

Ben venga allora la reciproca conoscenza, ma ben venga anche il rispetto delle leggi e, soprattutto, uno sforzo condiviso perché i fanatismi vengano isolati e tenuti alla larga. E questo per la sicurezza di tutti.

Questo riteniamo sia un discorso maturo da cui partire e, francamente, non pensiamo che tutti quelli che stanno seduti tra i banchi di questa maggioranza, tanto più la componente cattolica, non sia disposta ad abbracciare questa riflessione.

Ma la questione, come dicevamo,  è di portata ben più vasta della dimensione cittadina. Perciò se da una parte fa bene don Giuseppe – che in più occasione ha dimostrato di essere un sacerdote coraggioso e lungimirante –  dall’altra parte  non si deve commettere l’errore di sovrapporre la dimensione religiosa a quella civile e politica della vicenda. Che hanno tempi di maturazione e gradi di complessità, molto differenti.

Diversamente, si continuerà a buttar tutto in caciara, perché poi dietro l’angolo c’è sempre la prossima elezione, la ricerca del consenso e pacchetti di voti che si vorrebbero intercettare.

F.V.

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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