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Magenta e la tassa sulle insegne: circo Barnum nel centrodestra, a sinistra conversione pasquale della Minardi, che torna a braccetto del Pd- L’ANALISI

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MAGENTA – Giornata di passione, quella di ieri. Non solo perché si avvicina la Santa Pasqua, ma soprattutto per le reazioni al pezzo di Ticino Notizie sull’aumento delle tasse per le insegne delle attività di Magenta. Ancora una volta è il nostro quotidiano on line ad innescare il dibattito in città.

Vicenda, quella sulla maggiorazione delle tasse per un ceto sociale tradizionalmente vicino ai partiti di governo locale, che si presta a diverse letture.

Ha gioco facile, in effetti, il vicesindaco Simone Gelli a ricordare, sulla sua pagina Facebook, che ‘non abbiamo mai nascosto gli aumenti sulla tassa, ribadendo che tale decisione era da imputarsi anche al fatto che avremmo rivisto nella sua interezza l’intero piano della pubblicità. Nella mia relazione infatti ho sottolineato, con tanto di cartina alla mano quale fossero le vie interessate dagli aumenti. Cartina che peraltro era parte integrante della delibera. Dopo di che ho sottolineato che per tutti gli esercenti con una insegna inferiore al metro quadro, la tassa si sarebbe ridotta.  E da ultimo credo che, una volta portato a compimento un piano della pubblicità che nei cinque anni precedenti non visto la luce, le nuove tariffe possano essere anche riviste, come peraltro riferito nel Consiglio Comunale”.

Noi che alla seduta di Consiglio c’eravamo ricordiamo che in effetti Gelli parlò di cambi e rimodulazioni, ma non ricordiamo che l’entità delle maggiorazioni fosse stata esposta nei dettagli.

Ragione che ha spinto i telefonini della maggioranza, e le chat di Wapp, a scaldarsi sino diventare roventi, nella giornata di ieri. La domanda in effetti è legittima: ma è possibile che tra i consiglieri di maggioranza, leggi Forza Italia, che oggi si lamentano degli aumenti nessuno abbia letto le carte? Possibile che nessuno potesse intuire che una decisione del genere avrebbe ulteriormente reso difficili i rapporti tra i ceti produttivi, i commercianti e gli imprenditori e la maggioranza, che non sono esattamente ai massimi storici?

Dal punto di vista procedurale Simone Gelli ha pienamente ragione, ma a lui che tra gli assessori regnanti è quello più navigato non può certo sfuggire che questi aumenti assomigliano a una sorta di harakiri, a un seppuku di giapponese memoria. Perché- se si dice che gli aumenti potranno essere sterilizzati in futuro- non è stato fatto qualcosa (in più) a livello preventivo? Perché i commercianti delle vie in questione (al 90% elettori di centrodestra, qualcuno fa pure il consigliere, leggi Giuseppe Cantoni) non sono stati coinvolti PRIMA della fase decisionale?

Per una maggioranza le cui frizioni interne sono sempre più palpabili, insomma, un altro errore su di un versante- la comunicazione- che è un nervo scopertissimo.

Pd e Progetto Magenta, dal canto loro, continuano ad andare all’unisono e diffondono, ieri, l’ennesimo comunicato congiunto.

Due quelle che a nostro avviso paiono palesi incongruenze, in questo caso. Anche alle minoranze era scappato l’esatto ammontare degli aumenti? Una bella svista.. Così come una bella conversione sulla via di Damasco, siamo a Pasqua e perciò l’afflato spirituale ci pervade, ci pare quella di Silvia Minardi. Lei, la portabandiera del civismo, lei che sino all’altro ieri considerava superata la spinta propulsiva dei partiti tradizionali e cantava la magnifiche e progressive sorti della sua lista, fermatasi al palo degli zero tituli alle elezion del 2017.

Lei, che su Milano Today del giugno 2011, nel pezzo dal titolo Magenta, Silvia Minardi lascia dopo la candidatura di Invernizzi, commentava così  le dimissioni da capogruppo dei Democratici in Consiglio. “Mi aspettavo più spazio all’interno del partito”. Chissà. Deve averlo ritrovato.. Saranno le doti taumaturgiche di Enzo Salvaggio. Che peraltro insegna religione, ed è meno terreno di noi..

Fabrizio Provera

 

 

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