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Magenta e il grande buio, di Emanuele Torreggiani

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Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

Al buio. Magenta, anno Domini 2019. 19 maggio, ad ora. Tutto il quartiere ospedale al buio, da via Cavallari al quadrivio. Ormai da giorni, e ormai (volontaria ripetizione) da anni il disservizio si ripete. La responsabilità è dell’azienda elettrica. E la ragione è molto semplice da capire. Sono stati cacciati gli operai. Gli operai dell’Enel di un tempo, 20/30 anni fa e giù di lì. Operai che sapevano, perché imparato dai precedenti, il lavoro. E lo facevano. Cacciati in pensione e non sostituiti in quanto i sapientoni, quelli col master da tre mesi, hanno dichiarato che costavano troppo.

E sono stati sostituiti da cooperative che lavorano in subappalto, alla briciola dell’osso. Che hanno un personale povero di competenza, che spesso lavora senza attrezzi adeguati e governati da capibastone vocianti buoni a nulla ma capaci di tutto. E sempre, sempre, questi operai schiavi, per lo più stranieri, sottopagati. Va da sé che a fronte di tutto questo, dicibile di ogni comparto statale e parastatale sono cresciuti in modo esponenziale gli stipendi della dirigenza alla nomina della politica, ed infatti servono la politica di barba e capelli. Al cittadino rimane il/la centralinista del numero verde o surrogato verde che risponde in un italiano paradossale dalla cucina di casa propria in qualche provincia dell’Est che una volta si chiamava levante. Spesso in sottofondo echeggia il pianto di un bimbo. Va così, alla malora in questa Italia degenerata nel fighettismo. Ed i politici piagnucolano quando vengono pizzicati e messi in carcere per qualche ora. Piagnucolano sui diritti umani e fregnacciate del genere. Andatevene a quel paese, nulla fate per i servizi di cui anche le carceri sono parte integrante. Neanche somari siete, ma zecche. Avete svuotato della continuità del destino una nazione, questa patria. E rimpinguato il vostro miserabile patrimonio. Lascerete tutto qui, miserabili.

E.T.

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