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Dall'archivio:

Magenta, diamo i voti a sindaco e giunta dopo 5 anni (tenetevi forte)

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Ecco l’articolo di Ticino Notizie più atteso da circa 2 anni. Con i rischi del caso, abbiamo dato i voti a sindaco e assessori

MAGENTA – Ma che voto daresti a Invernizzi? E Razzano, Salvaggio, la Bastianello?

Da circa 1 anno, questo leitmotiv è fischiato nelle nostre orecchie con comprensibile insistenza. Ci sta. Da quanto Ticino Notizie è diventato il media di riferimento per la politica di Magenta (oltre 143.500 letture solo da Facebook nel mese di febbraio: grazie), è chiaro che lettori e magentini aspettino i voti con trepidazione.

Specie conoscendo l’orientamento politico di chi scrive, destrorso senza se e senza ma. Ebbene, li accontentiamo. Abbiamo dato i voti a sindaco e giunta. Cercando di essere obiettivi, sforzo che tuttavia non può essere disgiunto dal punto di vista di ognuno (perciò anche dello scrivente). Una premessa, già fatta tempo addietro, si rende necessaria: la stima personale, elevata e del tutto pre politica (risalente cioè a diversi anni addietro), che chi scrive nutre per Marco Invernizzi. Mi pare un accenno doveroso ed onesto. E adesso.. cinture allacciate. Si parte.

LA GIUNTA

Paolo Razzano 8.5 Forse, l’unico errore marchiano del vicesindaco fu l’uscita sullo spegnimento dei lampioni a causa dei tagli (assurdi e terribili, va detto) del Governo centrale ai Comuni. Ipotesi che poi non si verificò. Detto questo, Razzano è stato l’indiscusso regista prima della elezioni di Invernizzi, successivamente della tenuta degli equilibri politici all’interno e all’esterno della coalizione di governo, ha saputo incassare l’addio di Rifondazione Comunista estraendo dal cilindro Marzia Bastianello. E’ cambiato molto, Paolo Razzano. Rimase molto colpito dal malore occorso a Giovanni Lami, seguì con discrezione partecipata gli ultimi mesi della vita di Mariangela Basile. Ha colto l’anima profonda di Magenta, città che esprime valori profondi non sempre in linea con l’animus progressista. Il recupero dell’evasione è un punto a suo favore, meno una pressione fiscale che negli anni precedenti è cresciuta (anche in ragione di sanguinosi tagli); la sicurezza, tematica oltremodo complessa, al netto o al lordo di qualche inevitabile scivolata è stata gestita in maniera più che accettabile. Ma la cosa fondamentale è stata la capacità diplomatica di tessere rapporti con associazioni, forze imprenditoriali e ambienti storicamente lontani dal centrosinistra. Componente dei predetti valori che Razzano ha saputo rispettare. Fuori da Magenta, considerata la sua continua ascesa ai vertici del Pd milanese, è un indiscusso punto di riferimento. In termini calcistici, in un panorama politico il cui ceto umano è sempre più confacente, purtroppo, ad una squadra di calcio di Promozione, Razzano è senza dubbio un giocatore da Champions League. Il bilancio di fine mandato reca evidentissime due mani: la sua  e quella di Luca La Camera. Che, al di là di polemiche sciatte, è stato il migliore acquisto della giunta dal 2012. Razzano, insomma, vince agevolmente la competizione del miglior assessore della giunta Invernizzi.

Enzo Salvaggio 8+ Se Luca Del Gobbo non si presenterà alle elezioni comunali come candidato di Magenta Popolare, diciamo sin da ora che Enzo Salvaggio sarà con ogni probabilità il candidato consigliere più votato alle elezioni 2017. Frutto di un lavoro indefesso, costante, selettivo. L’assessore più presente sui social network, il più puntuale, capace di stemperare le polemiche con l’ironia. Avendo gestito poco più di 3 milioni di lavori pubblici, termina il mandato da assessore senza opere eclatanti,ma col milione sbloccato da Renzi ha dato un bell’impulso alll’ordinario. Sul Pgt ha lavorato bene nella fase gestionale e propedeutica al varo della variante, resta inevasa la questione delle capacità di Magenta di attirare imprese, lavoro e sviluppo. Se insomma l’operazione Novaceta andasse in porto, coglierebbe un risultato eclatante. Diversamente.. La palestra di zona Sud sarà inaugurata ‘in articulo mortis’, poteva essere finita prima, ma viste le premesse di 1 anno fa..

Marzia Bastianello 7+ Un ciclone autentico, planato nel dicembre 2015. Ecco, se fosse arrivata anche solo 1 anno prima avrebbe potuto fare molto di più. Scovata da Paolo Razzano, rappresenta l’ideale e sagace apertura del Pd a un mondo ‘altro’, fatto di centrismo più moderato e comunque apartitico. Un fiume in piena di iniziative e creatività, ideale ponte di congiunzione con commercianti e categorie produttive. Il calendario del marzo 2017 dedicato alle donne è prova del suo impegno, anche se c’è stata qualche concessione di troppo alla componente più sinistra e radicale dell’associazionismo. La tappa del Giro d’Italia, e diversi altri eventi di festa e coinvolgimento della città, sono stati i segni tangibili del suo impegno. Forse a volte persino troppo irruente, le è mancato solo un anno in più. Ma non è colpa sua.

Simone Lonati 6- Il voto a Simone Lonati è frutto di una media ponderale: 7 per l’effettivo impegno profuso in un settore delicatissimo (i servizi sociali), 5- per la capacità di rendersi visibile, tangibile, presente. La riservatezza è un tratto distintivo della persona, che ha lavorato egregiamente e con sincera passione verso un mondo che conosce e  molto bene. Però avremmo voluto sapere di più (e non l’abbiamo saputo) dei tagli di potenziale spesa sociale superflua, posto che sappiamo che dove le risorse sono state impiegate, è stato fatto bene. Sarebbe servito più dinamismo, più interventismo. Si comportò bene nell’anno della polemia sui centri estivi. Poi si è un po’ eclissato. E s’è visto

Paola Bevilacqua 5 Bocciata, senza se e senza ma. Indiscussa la sua generosità, sono emersi molte volte i limiti di una persona che non aveva alcuna esperienza politica a questo livello. Dove non basta essere volonterosi. Nei momenti più delicati che hanno toccato il suo ambito (la scuola) la faccia ce l’hanno messa Invernizzi e Razzano. Se noi fossimo i consigliori della maggioranza, le daremmo il benservito inserendo il secondo dopo Marco Laganà, un autentico fuoriclasse per questi livelli (e anche oltre). Ovviamente si tratta di consigli non richiesti..

Monica Garegnani 5+ Nel suo mandato, oltre 3 anni,  non le sono mancati la generosità e l’impegno. Ma il  buono finisce lì: impostazione sovente e decisamente ideologica, venendo lei dalle file della sinistra radicale. In futuro ricorderemo che Monica Garegnani ha legato la città di Magenta al Pride di Milano del movimento Lbgt. Un po’ poco, considerando che le venne assegnata anche la delega al Lavoro… Nel cambio con la Bastianello, la giunta ci ha decisamente guadagnato.

Marco Invernizzi 7.5  E’ difficile dare un giudizio circostanziato sui 5 anni trascorsi da Marco Invernizzi alla guida di Magenta. Andrebbero separati due momenti ben precisi: i primi 2 e i successivi tre. All’inizio, il suo carattere spiccatamente impolitico (peraltro rimasto tale nel tempo) s’è palesato facendogli commettere qualche errore maldestro. Poi, apprese le regole d’ingaggio e del gioco, Invernizzi ha cominciato a macinare ‘campo’. Si è messo nei panni della città, ha cercato di coglierne le caratteristiche fondanti, ha ricucito coi commercianti, realizzato una stagione culturale di alto livello (con la sola pecca di aver escluso pensatori non in linea col milieu progressista), riportato il Lirico al tutto esaurito, fatto sintesi. Magenta ha giocato bene sui tavoli extracomunali, specie grazie alle doti d Razzano. Confusa la gestione dei migranti nel 2014, decisamente meglio l’opposizione (pur infruttuosa, ma che forse ha evitato numeri diversi e superiori) alla Calderara, dopo lo sbandamento della rivolta alla Vincenziana ha rimesso le cose nel giusto binario. Il grande punto di domanda, come già detto per Enzo Salvaggio, è stato e resta lo sviluppo economico di Magenta. Ci sono state e ci sono le difficoltà di STF, però la Sc Project di Stefano Lavazza l’avremmo voluta vedere a Magenta,  non a Cassinetta. Su come si concluderanno gli iter delle aree ex Novaceta ed ex Saffa, Marco Invernizzi si gioca tantissimo del futuro suo e di Magenta. Ciò detto, il giudizio resta positivo. L’empatia e il rapporto con la città, a nostro avviso, sono decisamente buoni. Anche meglio del 2012. Le urne ci diranno se abbiamo ragione o torto.

Luca La Camera 8 Molto più di un oscuro travet, il Capo di gabinetto è stato di fatto il sesto assessore, il ‘libero’ di pallavolistica definizione, avendo anche radici campane potremmo paragonarlo calcisticamente ad un olandese del calibro di Ruud Kroll. Ha gestito i dossier più scottanti, dato linfa al 4 giugno (vivendo di intelligente rendita rispetto al grande lavoro ereditato da Luca Del Gobbo e dal centrodestra), essendo il terminale di molte (o tutte) le decisioni di peso. Se potessimo consigliare un funzionario di staff ad un sindaco, il suo nome sarebbe il primo che faremmo.

 

F.P.

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