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martedì, Marzo 21, 2023
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‘++Magenta: dentro il ‘Fornaroli’, ultima frontiera (anti Covid). Cronache da un ospedale in sofferenza

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MAGENTA – Ci occupiamo sostanzialmente di parole. E sono parole, quelle che ci accingiamo a riportare. Parole che danno, rendono, riportano quello che sta accadendo- in questi giorni, in queste ore- all’ospedale Fornaroli di Magenta.

Una situazione complessa, difficile, pesante. A ogni livello. Per medici e infermieri, anzitutto. Per le persone ricoverate in reparti più o meno intensivi. Per le ‘croci’ che garantiscono assistenza, trasporto e servizio 118.

Al momento, a quanto ci risulta dopo aver condotto una ricognizione sui 4 ospedali della nostra Asst, sarebbero 16 i reparti Covid attivi: 7 a Legnano, 6 a Magenta, 3 ad Abbiategrasso. Cuggiono, per ora, viene utilizzato (come presidio) per le altre attività medico-sanitarie. 

Il dottor Nicola Mumoli, al Giorno e ad Ordine e Libertà, ha dichiarato (ieri) che il Fornaroli di Magenta “era stato costretto all’apertura indispensabile, proprio nella giornata di oggi, mercoledì 11 novembre (ieri, nda), di un nuovo reparto Covid al Fornaroli (dove già ce ne sono cinque) e di un altro al Cantù di Abbiategrasso (dove già ce ne sono due dedicati ai subacuti), per un totale complessivo di 250 persone ricoverate, 70 delle quali trattate con il casco per l’ossigeno”.

Nicola Mumoli

Sempre ieri, mercoledì, su Facebook è apparso un post che ha riscosso molto successo sulla pagina della dottoressa Silvia Negretti, un medico oncologo molto conosciuto e apprezzato.

“Non so chi sia quel signore che oggi suonava il pianoforte a coda che si trova nella sala della rotonda del mio ospedale. Quando in questi giorni si pensa ad un ospedale , il pensiero va a tutto tranne che alla musica . Mi sono seduta un momento in disparte ad ascoltarlo, con commozione. Nel grande atrio, da giorni vuoto e silenzioso le note risuonavano ancora più limpide e chiare, Per un momento le sirene delle ambulanze sono state coperte dalla armonia di un notturno di Chopin. Spero che torni anche domani, che la sua musica arrivi ai piani Covid, che giunga alle orecchie dei pazienti col casco e riesca a coprire l’intollerabile rumore dell’ossigeno sparato a pressione positiva che impedisce di dormire, che si sente fino nei corridoi , che ti accompagna durante tutti i turni di guardia , che impedisce a loro di dormire, a noi di dimenticare”.

Ospedale Fornaroli

C’è (come detto e scritto lunedì) la situazione difficile che si registra ogni giorno al Pronto Soccorso, che alle 11.07 di oggi (dalla App Salutile) risultava per la prima volta da giorni ‘meno che affollato’, con 34 persone in trattamento, di cui 21 codici verdi.

Ieri, ad esempio, risultavano circa 10 ambulanze (sulle 12 in attesa di accedere al PS) con pazienti Covid, fortunatamente non con sintomi gravi.

Dall’interno, invece, arrivano notizie sulla difficoltà di gestire gli spazi. Reparto dopo reparto, di fatto al Fornaroli (come negli altri ospedali) l’emergenza Covid si era quasi del tutto dissolta. Adesso ci sono pazienti in attesa sulle barelle, in cerca di spazi (e di letti), i 70 (numero rilevante) con casco per l’ossigenazione, come riferito dal dottor Mumoli.

Ci sono le bombole di ossigeno (ieri la farmacia di Corbetta ha rilanciato l’appello, per chi le ha e non  le sta utilizzando, di darle agli ospedali perché possano essere di aiuto ai pazienti ricoverati), le cure con Cortisone e i medicinali che quanto meno, rispetto a marzo, ora medici e sanitari sanno utilizzare e conoscono più e meglio di quanto accadesse durante la cosiddetta ‘prima ondata’.

Sulla pagina Facebook ‘Pillole di ottimismo’, curata in maniera eccellente dal dottor Paolo Costa della clinica Humanitas, ieri sera abbiamo letto il consueto e dettagliato report quotidiano dal quale emerge che in Lombardia, come in Italia, il picco dei contagi è ormai prossimo e la curva, in fase di stabilizzazione, è vicina alla decrescita.

Curva che ovviamente consentirebbe di sgravare i Pronto Soccorso e i reparti d’ospedale. Prospettiva, al momento, che plausibilmente si concretizzerà nell’arco di settimane, più che di giorni.

Nell’attesa che questa previsione (dal sapore più simile ad un forte auspicio) divenga realtà, dal Fornaroli (come scritto in maniera drammaticamente efficace dalla dottoressa Negretti) arrivano rumori, parole, echi in apparenza lontani (ma che sono, in realtà, vicinissimi a tutti noi).

Sono le stesse parole che il comandante Kirk diceva nella sigla iniziale di Star Trek, una sorta di ‘ponte’ verso l’infinito: Spazio, ultima frontiera.

Ed è l’ospedale Fornaroli, oggi, ad assomigliare (drammaticamente, purtroppo) ad una ultima frontiera (anti Covid). Dalla finzione, tuttavia, siamo passati ad una (durissima) realtà. Che speriamo davvero possa durare lo spazio di una puntata, o poco più.

Nel frattempo, anche da parte nostra che abbiamo osteggiato le tendenza a pesare psicologicamente sulle persone (ottenendo l’effetto di gravare ancora di più su ospedali e strutture sanitarie), vorremmo che ogni medico ed ogni sanitario sentisse, forte, che dietro a quel silenzio percepito (e dominante) c’è la solida e concreta vicinanza di tutti noi, che attorno a quell’ospedale ci viviamo. Può apparire retorica o superflua. Ma speriamo, e fortemente, che non lo sia.

Fab. Pro.

 

 

 

 

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