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Dall'archivio:

Magenta, da Hammy la magia (e la bontà) della famiglia Fongo. Il Piemonte che incanta, a partire dalla Rocchetta di Giacomo Bologna..

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

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MAGENTA – ROCCHETTA TANARO – Se chiedete ai ghiottoni di associare il nome di Rocchetta Tanaro a qualcosa che li ha sempre deliziati, le risposte saranno due: i vini di Giacomo Bologna e le delizie che da decenni escono dal forno della famiglia Fongo.

Giacomo Bologna, ‘the Big Jack’ come lo chiamò Paolo Massobrio, muore la notte di Natale del 1990, non prima di avere rivoluzionato storia e produzione del vino in Piemonte e in Italia. Il suo Bricco dell’Uccellone, la prima Barbera d’Asti nobilitata dall’affinamento in barrique (erano i primi anni Ottanta..), è una delle etichette cui i gastromaniaci sono da sempre affezionati.

Assieme all’epopea dei Bologna, oggi orgogliosamente condotta dai due figli di Giacomo, a Rocchetta Tanaro è sempre circolata la leggenda ‘fragrante’ del  “panaté”, questo è il nome con cui i piemontesi chiamano il panettiere di paese e in questo modo a Mario Fongo piace ancora identificare la sua azienda, come il luogo dove ogni giorno si sfornano delizie di pane, per fare rivivere ancora quel senso di genuinità e tradizione che fin dall’inizio ha guidato la sua attività.

La storia dell’azienda è legata alla cittadina di Rocchetta Tanaro, nel cuore della provincia astigiana, dove nel 1945 fu inaugurato il primo forno di paese: è qui che inizia quella “lunga storia d’amore” che ancora oggi lega la famiglia Fongo alla miglior tradizione panificatrice italiana.

Una storia portata avanti con passione, dedizione e sacrificio che ha restituito anche grandi soddisfazioni, come quando nel 1993, tra gli aromi della sua bottega, Mario Fongo ha perfezionato la ricetta delle Lingue di Suocera, le deliziose sfoglie di pane croccante che subito hanno conquistato i clienti più affezionati e che da allora rappresentano in tutto il mondo i prodotti dell’azienda Fongo.

Nei giorni scorsi, a Magenta da Hammy, i fratelli Marco e Luca Selmo hanno ospitato Giovanni Fongo e consorte, ossia gli eredi di Mario che come capita puntualmente alla persone dotate di talento e passione hanno ampliato l’attività famigliare, che oggi impegna decine e decine di collaboratori, capaci di portare i fantastici grissini, le deliziose lingue di suocera e i prodotti da forno in ogni antro goloso d’Italia, d’Europa.. e non solo.

Il segreto, come in ogni storia piemontese che si rispetti, non esiste: l’accurata scelta di materie prime della migliore qualità, provenienti da filiere controllate e di origine esclusivamente italiana, è il punto di partenza per ottenere prodotti di qualità.
La lista degli ingredienti è breve: farina, acqua, olio (o strutto), sale e lievito. Niente conservanti o altri additivi. ​L’utilizzo di miscele di farine rinforzate garantisce una lievitazione ottimale dell’impasto senza che questo perda elasticità.

Giovanni Fongo sprizza passione da ogni poro, ci ha parlato della selezione rigorosa degli oli, del particolare sale marino che presto sarà una delle basi grazie a cui i suoi prodotti saranno ancora più buoni (e ricercati).

Il grande artigianato agroalimentare italiano è sempre frutto di uno sforzo spesso sovrumano dei familiari, e infatti Giovanni ha al proprio fianco una moglie (originaria di Busto Arsizio) che è una vera architrave.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La crescita dell’impresa Fongo continuerà a spron battuto nei prossimi anni, a partire ovviamente dalla geniale intuizione del Panatè, che nel Dopoguerra ebbe la forza e il desiderio di puntare su un prodotto oggi universalmente apprezzato.

Sono questi imprenditori golosi che fanno la grandezza dell’Italia agroalimentare, quella grandezza che trova nel Piemonte una delle sue massime espressioni e che un piemontese di successo, Oscar Farinetti, ha saputo portare in tutto il mondo grazie al brand Eataly.

E grazie a Marco e Luca Selmo, e ad Hammy, questa grandezza è ormai di casa anche a Magenta.

Costruitevi
una cantina ampia, spaziosa, ben
aerata e rallegratela di tante belle bottiglie,
queste ritte, quelle coricate, da
considerare con occhio amico nelle sere di
Primavera, Estate, Autunno e Inverno
sogghignando al pensiero
di quell’uomo senza canti e senza suoni,
senza donne e senza vino,
che dovrebbe vivere
una decina d’anni più di voi 
(Giacomo Bologna)

E quando sorseggiate la Barbera di Giacomo, accostategli sempre i grissini e le ‘lingue’ di Mario e Giovanni Fongo..

So long per tutti voi, signori.

Fabrizio Provera

The Big Jack

 

 

 

 

 

 

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