― pubblicità ―

Dall'archivio:

Magenta, bandiere di tutto il mondo nella basilica di San Martino. Il parroco don Giuseppe: “Magenta non è più quella di una volta”

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

MAGENTA Bandiere di tutto il mondo questa mattina alla santa messa in basilica a Magenta. Una messa internazionale alla quale hanno partecipato famiglie cattoliche di ogni stato. Dall’Albania, alla Francia, dalla Gran Bretagna, all’Uganda, dal Brasile, all’Argentina, all’India, alle Filippine, allo Sri Lanka, alla Tanzania e tanto altro. C’era anche la bandiera dello Stato del Vaticano. Messa officiata dal parroco don Giuseppe Marinoni. Letture in Albanese, in francese, preghiere in tutte le lingue.

“La Magenta di oggi non è più quella del 1959, centenario della battaglia e nemmeno quella del 1989 quando cadde il muro di Berlino – ha detto il prevosto – la Magenta di oggi è diversa, è fatta di famiglie che hanno origini in ogni parte del mondo e che spesso vediamo in chiesa perché sono della nostra stessa religione. A questa Magenta dobbiamo pensare”. Don Giuseppe abbraccia le culture differenti che si richiamano alla figura di Gesù Cristo, così come dialoga con la comunità ortodossa alla quale è stata concessa la chiesa di San Rocco e quella islamica. Abbiamo letto che la prossima primavera la parrocchia organizzerà un viaggio in Albania e Kosovo con don Maurizio Cacciola, cappellano dell’ospedale che ha svolto attività di missionario in quella terra. Abbiamo conosciuto l’Albania, terra che ha conosciuto l’ateismo di stato. Dove ogni simbolo religioso è stato demolito. Ebbene, in quella terra, la voglia di ritrovare la fede è fortissima. Le chiese sono state ricostruite e il passato è un incubo al quale nessuno vorrebbe tornare.

Magenta è cambiata e conoscere popoli diversi vuol dire arricchire la propria cultura. C’erano il sindaco Chiara Calati, le associazioni cittadine, membri della giunta ed erano tantissime le famiglie di origini straniere. Ormai integrate nel territorio e solite a partecipare alla messa in basilica.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi