MAGENTA – La pièce di Stephen Sachs ‘La verità di Bakersfield’, in scena al Lirico lo scorso martedì, ha chiuso la Stagione Teatrale 2019. La prima incontestabile verità la dicono i numeri. Con 325 abbonamenti, andati via da subito come il pane (la cultura nutre senza far mettere su peso), con il tutto esaurito di 5 spettacoli su 6 (solo per 30 posti il 16 aprile non si è registrato l’en plein) il pubblico magentino, e non solo, ha riconfermato il gradimento per la rassegna a cura di Luca Cairati, direttore di Teatro dei Navigli.
Attori bravi e conosciuti (in provincia si vogliono i ‘nomi’, seppure vi siano professionisti, meno noti, valenti quanto o di più), proposte interessanti non di un unico genere, prezzi popolari e la comodità del Lirico (intesa come vicinanza spaziale, perché qualcuno si lamenticchia delle poltroncine un po’ segnate dal tempo) si sono riconfermati – così dai pareri raccolti tra gli spettatori – un poker vincente. Veniamo a ‘La verità di Bakersfield’, che, dopo il successo avuto negli Usa e in Inghilterra, giunge quest’anno per la prima volta nei teatri italiani e vede in scena Marina Massironi e Roberto Citran, diretti da Vittoria Cruciani.
La seconda verità, quella del titolo, riguarda la possibile autenticità di un quadro. E’ o non è un Pollock quello acquistato per una manciata di dollari in un mercatino da una cinquantenne disoccupata, semialcolizzata, che ne affida la perizia a un esperto di Arte di fama mondiale?
La questione base della vicenda rappresentata – l’ autenticità della tela, disperatamente auspicata dalla donna, Maude, e ostinatamente negata dal ‘cacciatore di falsi’ Lionel, attraverso un serrato incontro/ scontro/confronto, spesso divertente, a volte duro e amaro – costringe lo spettatore a interrogarsi ‘su cosa sia una verità’, a domandarsi ‘cosa sia vero e cosa sia falso’ e, ancora, ‘su chi decide cosa sia vero e cosa no’.
Ma non è tutto. Il tema della verità tocca anche l’esistenza dei due, svelando una lei non così fragile, rozza, sprovveduta e un lui non così sicuro di sé, del proprio sapere, come in un primo tempo si è portati a credere. Qual è la verità della loro esistenza? Quando cade fragorosamente la parete della roulotte, dove vive Maude, lo spettatore sobbalza. Cadono le difese – pareti – che proteggono l’intimità dei protagonisti, svelando dolore, solitudine, paura. Il notevole colpo di scena parla anche della verità del Teatro: per un attimo gli attori cambiano tono di voce, atteggiamento, sguardo. Maude è Marina, attrice, Lionel è Roberto, attore e il Teatro è finzione magica della verità. Bravissimi e grazie a tutti. Viva il Teatro.
Franca Galeazzi