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Dall'archivio:

Magenta, agognata e meritata pensione per la professoressa Elena Di Caro. Il nostro (e suo) saluto

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MAGENTA Il termine di questo anno scolastico ha segnato il congedo dal lavoro (ma non certo dai suoi mille interessi, che proseguirà ancora per molto) della professoressa Elena Di Caro.

Figura centrale del prestigioso Liceo Quasimodo, Elena è stata ed è da anni (e sarà ancora) anche una ‘collega’, insomma una giornalista (suo primo amore, come ci dice lei stessa..). La salutiamo e le rendiamo omaggio con quello che ironicamente ha chiamato (e steso in prima persona) ‘coccodrillo’.. Altro che coccodrilli: buona NUOVA vita, Elena!
F.P.

Quando negli anni ’70 ascoltavo da liceale la gag di Mario Marenco nel mitico Alto Gradimento di quel genio di Renzo Arbore non avrei mai creduto che un giorno mi sarei riconosciuta nel tormentone del professor Aristogitone: “Dopo 40 anni di insegnamento, 40 anni di disillusioni, 40 anni di delusioni, 40 anni di duro lavoro in mezzo a queste quattro mura scolastiche…”.

E invece ci sono arrivata anche io e a ben più di 40! A 7 anni avevo le idee chiare e volevo fare la giornalista. Ma a 18 ho fatto le mie prime supplenze (educazione fisica…e poi chissà perché tutti ridono quando lo dico) perché, pur frequentando Lettere in Cattolica, erano anni in cui non si trovavano insegnanti di ginnastica. Ma l’innamoramento per la scuola e i ragazzi è accaduto nel 1980, l’anno della laurea e del primo incarico in un blasonato liceo privato di Milano. Studenti figli di personaggi famosi, ma anche ragazzi di famiglie poco agiate con i quali ancora mantengo i contatti e che mi testimoniano la loro stima e il loro ricordo. Perché è solo questo che rende l’insegnamento la professione più bella del mondo: la consapevolezza di aver inciso nella personalità di esseri umani, di averli aiutati a crescere, a credere in se stessi, a non omologarsi per quanto possibile. Poi sono passata nello Stato. Il Liceo Quasimodo non era ancora autonomo e dipendeva da Mazzo di Rho. Ci sono rimasta dal 1990, con una interruzione di 5 anni a Busto Arsizio, fino a oggi. Centinaia di studenti del Linguistico e poi del Musicale a cui ho insegnato Italiano e Latino, ma spero anche a districarsi nelle difficoltà della vita, guardando sempre la realtà con l’occhio dell’ironia. Galilei diceva che nell’insegnamento il 30% è conoscenza e il 70% è teatro e io ci ho messo tutto l’impegno per rispettare queste percentuali. La mia attività giornalistica che non ho mai smesso di praticare credo mi abbia aiutato a capire cosa volesse il mio ‘pubblico’ e a conoscere la realtà fuori dal ‘mondo di carta’ in cui spesso è avviluppata la scuola, anche con l’avvento della tecnologia. E infatti “da grande” mi piacerebbe dedicarmi alla formazione dei giovani colleghi. Perché la libido docendi non passa mai. E se persino mio figlio maggiore dice che sono stata “un’insegnante per vocazione e una madre come un’impiegata”, un fondo di verità ci deve pur essere…

Elena Di Caro

 

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