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Magenta, a un anno e mezzo dalla sentenza Novaceta depositate le motivazioni

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MAGENTA –  E’ trascorso un anno e mezzo dalla sentenza che ha condannato gli amministratori della ex Novaceta di Magenta. E solo adesso sono state pubblicate le motivazioni. Un tempo lunghissimo che evidenzia ancor di più i problemi della giustizia italiana incapace di dare risposte immediate e certe ai cittadini. I membri del Movimento Popolare Dignità e Lavoro però non demordono e, a breve, incontreranno i loro avvocati Antonella Giola e Davide Gornati per decidere le strategie da seguire. Cosa accadrà a questo punto? E’ ragionevole pensare che i condannati presentino appello. Questo varrà soprattutto per coloro che sono stati condannati a pene elevate, come Maurizio Cimatti al quale sono stati inflitti sette anni e mezzo di reclusione, Nicola Squillace condannato a sei anni e mezzo e Gianni Lettieri a quattro anni e quattro mesi. E’ inevitabile che tutti costoro cercheranno di concludere l’iter con delle pene inferiori. Nel complesso vennero condannate 17 persone per bancarotta, ex amministratori dello storico stabilimento magentino chiuso nel 2009. Due le assoluzioni.

Tra le ipotesi su quello che accadrà quella più verosimile è che i legali dei condannati, specialmente coloro che potrebbero finire in carcere vista la pena elevata riportata in primo grado, cerchino un accordo con le parti civili. Dall’altra parte il Movimento non intende arretrare di un passo. Non basteranno certo i 1.500 euro di provvisionale immediatamente esecutiva riconosciuti dal giudice in quanto costituitisi parte civile nel processo. Non hanno mai saltato un’udienza gli ex lavoratori. Ogni volta si sono presentati nell’aula al terzo piano del palazzo di giustizia, anche per le udienze cosiddette interlocutorie. “E’ stato un lavoro lungo e faticoso quello che ci ha portati ad ottenere una sentenza che definimmo, senza esagerazioni, storica – ha commentato Mario De Luca del Movimento – giunti a questo punto continueremo nella lotta. Continueremo a far valere i nostri diritti anche nei gradi successivi di giudizio. Il primo obiettivo? Fare di tutto per recuperare quanto ci è stato tolto da lavoratori”.

Passa il tempo e lo stabilimento di viale Piemonte è sempre più in rovina. La centrale è ancora zeppa di amianto e non si conosce quale sarà il destino dell’area di 220mila metri quadrati in viale Piemonte. Non cercano la vendetta, ma la giustizia. De Luca ha letto tutte le 192 pagine della sentenza. “Difficile pensare che qualcuno finirà in carcere – conclude De Luca – Noi, come Movimento, resteremo a disposizione di chiunque voglia interessarsi alla questione o degli ex lavoratori che intendono proseguire nella battaglia. Poi ognuno deciderà secondo la propria testa quello che intende fare. Di certo non accantoneremo quella che è sempre stata l’idea di fondo. Ovvero restituire a Magenta il parco annesso all’area Cral. E’ un pezzo di storia da restituire alla città”.

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