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Ma che diamine sta succedendo a Vittuone? Tra politica e vaudeville

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VITTUONE –  “Il sindaco Stefano Zancanaro  ha ritirato  le deleghe ad Enzo Tenti senza una spiegazione, senza un preavviso, senza un benché minimo segnale. Un gesto improvviso che tutto lascia immaginare che sia gravido di conseguenze politiche se non nell’immediatezza scuramente in itinere,  anche se allo stato numericamente la maggioranza è al sicuro. Un siluro incomprensibile se si consideri che per cooptarlo in giunta la vicesindaca Annamaria Restelli e l’assessore Maikol Bergamaschi hanno fatto il diavolo a quattro. Ma tant’é. La politica a volte è spietata e bizzarra e riserva sceneggiate più comiche che tragiche. Il municipio, luogo solenne delle istituzioni, si è trasformato in un battibaleno in una sorta di teatro dell’assurdo in cui va in scena di tutto e il contrario di tutto”.

Ma che diamine succede a Vittuone? Prendiamo a nolo le parole di Domenico Vadalà, che della zona è grande conoscitore col suo blog StataleForum, per riportare l’ennesimo caso di ‘sliding doors’ nel Comune che fu per decenni regno del comunista Giuseppe Baglio, poi del centrodestra del saggio Carlo Portaluppi (a cui succedette Enzo Tenti).

In circa metà mandato (Stefano Zancanaro è sindaco dal 2016) se ne sono viste davvero di tutti i colori: porte sbattute, polemiche, assessori che vanno e vengono.

Di tutto, davvero di tutto. Quest’ultimo coup de theatre, degno dei migliori vaudeville francesi, è particolarmente clamoroso perché sbatte fuori proprio Tenti, che prima aveva duellato con Zancanaro presentandosi contro la Lega alle elezioni, salvo poi rientrare in giunta,  polemizzare via comunicato stampa con alcuni colleghi di giunta ed ora ricevendo il benservito.

Licenziare gli assessori rientra nel pieno diritto, giuridico e politico, del sindaco pro tempore. Ma occhio a confondere autoritarismo con autorevolezza. 

Sorprende abbastanza che tutto questo succeda a un’amministrazione della Lega, forse ultimo partito (assieme al Pd e Fratelli d’Italia) che cerca da anni di crescere una classe dirigente, anche locale, fondata sull’esperienza, sulla competenza amministrativa, sulla partecipazione.

Ci sono fior di giovani amministratori leghisti che sono il corpo centrale di un movimento che, da Regione Lombardia al Parlamento, anziché comparse varie e attricette manda quasi sempre uomini e donne che si sono misurati con la complessità amministrativa.

Stefano Zancanaro, brillante imprenditore edile, deve certamente avere qualità professionali, ma oggi la politica – a dispetto di quanto pensano i grillini- richiede altro. Molto altro.

Non basta solo vincere, come disse al sottoscritto un giovane assessore leghista dell’est Ticino, con la boria dei suoi 27  anni o giù di lì.

Perché dopo aver vinto bisogna saper governare.  A patto che non si voglia recitare in un vaudeville, che ha la sua dignità ma è (ben) altra cosa.

Never forget, il dilettantismo politico è una minaccia che incombe su tutta la politica italiana. A partire dai Comuni.

Fab. Pro.

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