― pubblicità ―

Dall'archivio:

L’omaggio del mondo musicale al ‘magentino’ Bruno Casoni, che si racconta all’Ansa

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

MAGENTA  La città di Magenta è stata su tutte le prime pagine culturali, nella giornata di ieri, per il passaggio di consegne tra Bruno Casoni e Alberto Malazzi in seno al coro della Scala di Milano.

Da Pietro Pierrettori (a molti altri), sono piovuti elogi e complimenti per un personaggio di enorme caratura del panorama musicale italiano ed internazionale, che ha rilasciato alcune dichiarazioni all’agenzia Ansa.

 Era il 1983 quando Casoni ha iniziato a lavorare alla Scala, come vicedirettore del Coro.
All’epoca guidava coro di Cagliari e a chiamarlo fu Guido Bertola che aveva il compito non semplice di sostituire a capo della compagine scaligera Romano Gandolfi. Milanese, anzi di Magenta come tiene a precisare, Casoni nel 1993 e’ diventato direttore del coro di Torino, ma contemporaneamente anche del coro delle voci bianche della Scala. Un doppio incarico che ha mantenuto fino al 2002, quando Riccardo Muti lo ha chiamato come direttore del coro della Scala. “E ho avuto molte soddisfazioni con tutti i direttori musicali, non solo Muti ma anche Barenboim e Riccado Chailly” in una avventura lunga 19 anni. Lo hanno certificato le parole di Chailly alla conferenza di presentazione della prossima stagione, riconoscendo il lavoro fatto insieme e spiegando che bisogna continuare cosi’. Per questo come suo successore e’ stato scelto Alberto Malazzi, attuale direttore del coro del Comunale di Bologna, al quale Casoni non ha dato consigli. “E’ stato mio collaboratore fedele per 16 anni. Ha visto come lavoro io – dice – e spero ci sia continuita’”. D’altronde il pubblico ha sempre apprezzato. Scroscianti gli applausi per il coro e per lui praticamente a tutte le rappresentazioni, con un solo incidente nel febbraio del 2016 quando alla fine dei Due foscari diretti da Michele Mariotti fu pesantemente fischiato, ma solo perche’ scambiato per il regista Alvis Ermanis.
“Ho dei bellissimi ricordi come il successo di Chovanscina” di Musorgskij. Successo del 2019 cantato dal coro in russo, come fare un triplo carpiato per un tuffatore a livello di difficolta’. Ma a commuoverlo ancora e’ il Requiem di Verdi eseguito lo scorso 4 settembre nel Duomo di Milano per le vittime del covid, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “E’ stato una cosa impressionante. Con il coro sistemato dietro l’orchestra che non vedeva il direttore. Sulla carta era impossibile da fare. E’ un bel ricordo – aggiunge – ed e’ anche stato il mio ultimo Requiem, che e’ nel dna del coro della Scala”.
Ha tante passioni Casoni, ex insegnante al conservatorio, ciclista, ma il coro della Scala per lui ha un posto speciale. “E’ unico e insostituibile. La sua particolarita’ e’ il colore, sono le voci importanti e poi – spiega – chi canta alla Scala ha l’orgoglio dell’appartenenza. La voglia di fare bene”. Lui ora si godra’ un po’ di riposo ma non troppo, perche’ continuera’ a dirigere il coro delle voci bianche, che a settembre sara’ in tourne’e alla Staatsoper di Vienna e sara’ “impegnato in molte opere in stagione. Per quest’anno – promette – ci vedremo alla Scala ancora diverse volte”.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi