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Locarno: l’altro festival, quello dei Sensi Primitivi. Di Monica Mazzei

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Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Cinema e’ un universo dove miliardi di anime si tuffano e si fondono.
Anime uguali o diverse da noi, ma con una radice che ci rende intimamente riconoscibili, radice fatta di desideri a volte caotici, a volte mescolati come in un torrente onirico all’apparenza indecifrabile.
Questo torrente attraversa il canale dei nostri sensi, per raggiungere e collegarsi ai recessi della nostra mente, mettendo in atto a volte allegorie primitive.

È forse per questo motivo che questo può definirsi anche un festival dell’amore in tutte le sue forme, amore senza limiti, festival a volte molto carnale e palpitante di agitazioni viscerali ed esplicite.

Delegation of Interdit Aux Chiens Et Italiens, during the 75 Locarno Film Festival, prefestival, at the 75 Locarno Film Festival, Locarno, Tuesday, 02 August 2022.
© Locarno Film Festival / Ti-Press / Alessandro Crinari

Allo stesso tempo, si sono visti molti titoli che affondano uno sguardo persino “sezionante” sulla malattia mentale e su tutto il cosmo che la circonda e cerca di curarla.
In questo caso, si va oltre i sensi attivati dalla realtà.
Ci si affaccia su quelle cellule il cui nucleo produce ansie, angosce, incubi ingestibili; cellule che dotano l’individuo di una sensibilità esasperante, capace di condurre oltre e di ferire ripetutamente, sino a non farcela più. Fino ad esplodere.
Mi sono chiesta il motivo.
Ma forse è evidente: le quarantene avevano esasperato molteplici malesseri in molti di noi; forse in tutti noi ma molti sanno nasconderlo.
Ed il cinema, subito dopo, se ne è fatto messaggero, forse con l’ardito compito di fare testimonianza nel tempo di tutto ciò.
Questa “testimonianza” non è però sempre raccontata in collegamento al discorso pandemia; ma forse, ha risvegliato l’interesse verso questa branca di malesseri.

Entrerò nel vivo, certo, ma prima mi affaccerò su altri due temi non dispiegati prima: la retrospettiva Locarno75 e le pillole di “Postcard from The future”.

“Cinefilia” è stata la parola d’ordine ed il cavallo di battaglia di questa edizione, una parola che racchiude per Giona A. Nazzaro quasi una missione: ammantare il festival di attualità e al contempo storia del cinema, senza piegarsi alla patinata legge del commerciale.

L’occhio sul passato si è concentrato su un nome quest’anno: Douglas Sirk. Il cineasta è scomparso 35 anni fa a Lugano ma i suoi Natali erano tedeschi.
Per il maestro e’ stata selezionata una rosa di film sia suoi che a lui in qualche modo ispirata: si parla dunque di documentari e programmi su Sirk.
La famiglia del cineasta e la cinemateque hanno inoltre messo a disposizione del festival una serie di documenti inediti.
C’è poi il “piatto forte”: un documentario di produzione ticinese, “Douglas Sirk – Hope as in Despair”, scritto e diretto da Roman Huben, prodotto dal bleniese Nicola Genni. Sirk è stato definito il maestro del melodramma. Se farò in tempo nelle prossime ore ad ottenere intervista, potrò entrare meglio nel merito del discorso al prossimo articolo.

 

Marco Solari President Locarno Film Festival, during the 75 Locarno Film Festival, prefestival, at the 75 Locarno Film Festival, Locarno, Tuesday, 02 August 2022.
© Locarno Film Festival / Ti-Press / Alessandro Crinari

“Postcard from The future”.
In buona sostanza, si tratta di pillole di pochi minuti, ossia cortometraggi, che ogni sera vengono proiettati in piazza, prima delle pellicole per il grande pubblico.
Undici, come undici sono le serate, fanno parte di un progetto concepito da Giona Nazzaro, dr artistico attuale di Locarno festival in collaborazione con Stefano Knuchel, responsabile della Locarno Filmmakers Academy e di BaseCamp, co-produzione con la SRG.
Scritti da undici autori svizzeri ed internazionali, sono incentrate sulle personalità più importanti legate al cinema in qualche modo e che hanno ricevuto riconoscimenti importanti dal festival. Parallelamente, non mancano però volti freschi appena affacciati alla settima arte, considerati talenti del futuro.

Entrerò ora nel vivo dei film visti questi giorni.

Concorso Cineasti del Presente.
È NOITE NA AMERICA di Ana Vaz.
Il film e’ girato in una notte accentuata dall’aggiunta di filtri che la rendono totalmente cupa, con immagini iniziali di un percorso in autostrada accompagnato da musiche angoscianti.
È proprio notte, una notte dal sapore apocalittico. Questa autostrada sia reale sia metaforica: rappresenta il passo dell’uomo che devasta un ecosistema abitato da esseri viventi che non possono opporsi alla rovina ambientale. I protagonisti sono loro: creature selvatiche messe ai margini, che soffrono gli effetti di inquinamento e sfruttamento.

Piazza grande, 8 agosto.

È stato attribuito il LOCARNO KIDS AWARD LA MOBILIARE, a Gitanjali Rao.

La regista coniuga tecnologie moderne con disegno a mano, producendo in un modo innovativo ed affascinante opere d’animazione.

È stato quindi proiettato il suo corto animato “PRINTED RAINBOW”.
Una trama delicata che la regista ha dedicato alla madre defunta ed al suo amico inseparabile, un micio.
La conosciamo in forma di disegno, mentre come una creatura priva di qualsiasi pensiero che non sia buono e puro, vive la sua vita “danzante” colma di semplici cose.
Sino al giorno inevitabile della partenza. Il micio la seguirà come sempre.
Ma di loro rimarrà un ricordo molto speciale.

LAST DANCE, di Delphine Lehericey
Vedovo 75enne viene accudito dalla perenne presenza degli altri famigliari, che si installeranno in casa sua, lasciandolo mai solo.
La moglie era tutto il suo mondo e per onorarla, aiutato dalla famiglia, proverà a realizzare il suo progetto come le aveva promesso.
Film agrodolce sulla continuità della vita e la necessità di andare avanti.

Pardi di domani.
HARDLY WORKIKG, di Total Refusal
Degli attori in carne ossa ed i loro movimenti, sono stati studiati impiegati da tecnici di animazione e dal regista, per costruire una storia animata ambientata in un videogame. In realtà è molto di più di un film di animazione: è una denuncia sociale sui padroni capitalisti delle vite dei lavoratori. Alla fine spunta però “l’anomalia”: accade quando il falegname decide di fermarsi ed interrompere la catena.
Quante anomalie ci vorranno per uscire dalla schiavitù?

 

Il quesito resta aperto.

 

Giona A. Nazzarto Artistic Director, Locarno Film Festival, during the 75 Locarno Film Festival, prefestival, at the 75 Locarno Film Festival, Locarno, Tuesday, 02 August 2022.
© Locarno Film Festival / Ti-Press / Alessandro Crinari

Proiettati anche:

“DARON DARON COLBERT”, di Kevin Steen
Nel cortometraggio, un aspirante ed improbabile attore, sempre in giro per provini, ci spiega cosa significa per lui recitare, in una sorta di mini documentario. Sostanzialmente, recitare è essere privi di pregiudizi e credere nelle proprie battaglie.
E stimola anche noi a credere nelle nostre.

HEART FRUIT, di Kim Allamand
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PARADISO XXXI, 108, di Kamal Aljafar
È un corto degno di nota, poiché il celebre regista, presente in sala, mette in atto il dramma della guerra in Palestina.

Concorso Cineasti del Presente.
MATADERO di Santiago Fillol
Un regista americano ha deciso di raccontare la sommossa degli agricoltori contro i padroni, quando, nei Settanta, la rivolta sfociò nella violenza più selvaggia, dopo anni di rabbia repressa.
Il regista della storia del film, fondamentalmente un sadico, non esiterà a mettere in atto sistemi fin troppo realistici… Animato dalla rappresentazione degli istinti più bassi, condurrà ad un finale orribile, che può lasciare turbati e nauseati.

PIAZZA GRANDE, 9 agosto.

Presentato il film UNE FEMME DE NOTRE TEMPS, alla presenza del regista Jean Paul Civeyrac e dell’attrice protagonista Sophie Marceau.
L’attrice ha definito il suo ruolo quello di una donna forte e diretta che fa parte di una società in cui le donne si stanno svegliando e non accettano più il potere dell’uomo.
È anche una donna onesta che non sfuggirà alle conseguenze delle proprie azioni, quando deciderà di vendicarsi del marito.

Per OPEN DOORS vi è stata una presentazione in presenza della Swiss Agency for Development and Cooperation (SDC), con il Direttore Generale Patricia Danzi.

Trama del film della serata:

UNE FEMME DE NOTRE TEMPS, di Jean Paul Civeyrac
Juliane è capo polizia a Parigi e anche scrittrice di successo di libri su alcune delle storie sulle quali ha indagato.
Viene definita una pura, per via del suo intraprendere ogni situazione in modo diretto e senza compromessi.
Il suo più grande dolore è la morte per sospetto suicidio della sorella.
Ma altre scoperte sconvolgenti l’attendono.
Scoperte che la porteranno ad risolvere il malfatto del marito nel suo tipico modo di petto e devastante, ma sicuramente contrario al ruolo che ricopre.
Nel mezzo, la parentesi di una donna con figlia di otto anni che le chiede aiuto per sfuggire al marito violento, innescando però una situazione che getterà una luce ambigua su Juliane, lasciando aperto il dubbio che la vera vittima fosse il marito di quella donna.
Il film e’ senz’altro originale e interessante da seguire.
Personalmente però ho trovato la Marceau poco espressiva in un ruolo che cambia bruscamente, senza uno sviluppo che si snodi dando il tempo di giungere ad un così sbalorditivo cambiamento.
Allo spettatore così potrebbe sembrare semplicemente un personaggio che sia solito agire nel modo in cui agisce alla fine.

Concorso internazionale
REGRA 34, di Julia Murat
Si tratta di una pellicola che affronta i temi del patriarcato, dell’abuso sulle donne, del razzismo, dell’ omofobia e dello Stato oppressore in Brasile.
Inoltre sussistono temi sociali: una donna che si venda e’ sempre perché non ha avuto altre chance?
O può solo sceglierlo perché le va?
Un gruppo di studenti di legge dibatte su come cambiare le cose, intanto che vive una doppia vita insospettabile.
Il film contiene non poche scene esplicite di natura sessuale.

Concorso Cineasti del Presente
SIGURNO MJESTO (Safe Place), di Juraj Lerotic
Un giovane uomo nel pieno del parossismo, sfonda la porta della casa del fratello per salvarlo da un tentativo di suicidio.
Da qui in poi, lui e la madre si sentiranno molto soli nell’aiutare un famigliare tormentato da demoni.
Il medico dell’ospedale è minaccioso riguardo al fare troppe domande sulle terapie che prescriverà al malato.
La polizia sembra più interessata a tormentare il fratello salvatore sull’accertarsi che sfondare la porta fosse inevitabile.
Per il resto, la recitazione di madre e figlio salvifico è monocorde, altamente depressa e rassegnata a loro volta.
Il più vivo sembra proprio colui che voleva morire; e può sembrare un paradosso ma non lo è.
Mi sono interrogata sui motivi per i quali la trama non sua riuscita a commuovermi come altre.
Penso dipenda proprio dal fatto che rimane sempre sullo stesso registro.
Ma proprio per questo, con la sua assenza di cambiamenti e di scossoni, il finale sembra diventare ben presto ineluttabile.
Che dire del “dopo”?
Il fratello, con la sua totale resa, sembra quasi sollevato mentre osserva dei ragazzini giocare in piscina, in una assolata giornata di sole…

PIAZZA GRANDE, 10 Agosto

Vision Award Ticinomoda a Laurie Anderson.
L’artista è stata insignita del premio per film quali “Home of The Brave”, “Zero and One”, “Good Evening”.
Ha poi detto sul palco che la moda è come il cinema: deve sempre essere lesto a captare ogni cambiamento e ad interpretarlo.
Allo Spazio Cinema aveva discusso con il pubblico anche le sue opinioni su fatti d’attualità internazionale.

Film in Piazza:

SEMRET, di Caterina Mona
Semret è stata accolta dall’Eritrea in Svizzera con la figlia ai tempi neonata.
È sola e probabilmente aveva subito violenze.
Inizialmente rifugiata, si fa strada come ostetrica ed ora le manca poco anche alla naturalizzazione.
La figlia adolescente spesso si sente sola e vorrebbe dare una mano ad un coetaneo eritreo rifugiato come lo erano state a loro volta ed al di lui zio, un giovane uomo aitante che inizia a far la corte a Semret.
Semret ce la mette tutta ma poi si rende conto che non può: non vuole più contatti con il suo passato, vuole integrarsi completamente a Zurigo e basta. Inoltre lei dovette e tuttora deve farcela da sola.
Non può non urlare in faccia al suo interessato corteggiatore che lui ed il nipote stanno loro rovinando la vita.
Impone ciò anche alla figlia.
Benché la ragazza all’inizio le rinfacci di rovinarle la vita, il tempo la acquieterà e darà ragione alla madre.
Vivere nell’ombra forse è difficile, ma può essere anche protettiva.
Belle anche le musiche ed il messaggio poetico al termine, con l’omaggio a molti volti di donne africane poiché il film e’ soprattutto per queste donne, partire da anello più debole e state poi in grado di tirare fuori una forza senza limiti.
Il film mette tristemente l’accento anche sulla lotta per la sopravvivenza.

Pardi di Domani.

TAKO SE JE KONCALO POLETJE, di Matjaz Ivanisin
Storia delicata e tenera.
Un uomo mite è invaghito di una giovane, che però sembra ammaliata da un giovane pilota.
Si avvicina la fine dell’estate ed uno spettacolo aereo cittadino.
L’abbraccio tra lei ed il protagonista di molti anni più vecchio, resterà l’evento di quella stagione.

HEARTBEAT, di Michele Flury
Un gruppo di adolescenti sta campeggiando in una foresta. Si stanno divertendo intorno al fuoco, quando spunta il fantasma dell’aborto di una di loro.
Sussistono dei rancori sommessi, perché la ragazza non si è sentita sostenuta dagli amici. Poi spunta l’amica. Ma perché non è stata presente? È solo un’amica?

Air-HOSTESS-737, di Thanasis Neofotistos
(Il regista ci “avverte” in apertura che il film e’ stato scritto in sogno).
Una hotess di circa trent’anni è in servizio.
La sua noia più grande è costituita dall’apparecchio che è costretta a portare a questa età.
Piano piano è entrata nel vivo della sua infanzia con la collega, quando la nonna che l’ha cresciuta non poteva perdersi di pagarle il dentista.
Poi la scioccante scoperta: a bordo c’è anche la salma della madre, che aveva da poco ritrovato.
Di colpo lo sconquasso della turbolenza.
Per terminare, a turbolenza conclusa, con le condoglianze di uno sconosciuto, che sembrano pacificare la protagonista, che fa un un grande sorriso. L’apparecchio non la disturba più: è terminato il disturbo proveniente dalla sua infanzia.
Direi che sia proprio un tipico sogno notturno.
E fa ben sperare che chi l’ha sognato ora stia bene… Mi è piaciuto molto.

Concorso internazionale
DE NOCHE LOS GATOS SON PARDOS, di Valentin Merz
Un gruppo di persone sta girando in un bosco isolato un porno.
La promiscuità anche di genere, è intensa ma lo è anche l’umorismo che ne scaturisce.
Il regista sembra aver chiesto agli attori di lasciarsi andare del tutto, poiché in alcune scene sembrano compiere gesti senza senso, volti ad essere liberatori.
Un po’ come se servissero a sciogliere le inibizioni.
Va avanti per un po’, finché uno di loro non sparisce e non viene ritrovato morto.
Da qui, le investigazioni nelle quali gli interrogatori somigliano più a conversazioni biografiche, anch’esse molto surreali e umoristiche.
Quando il corpo viene ritrovato, mangiato dalle bestie, la polizia decide nientemeno che di farlo trasportare dagli attori.
Così che il corpo sparisce di nuovo… Ehm!
Qualche scena potrebbe disturbare un po’.
Ma penso sia necessario ricordarsi che è solo una esagerazione volta ad esercitare in tutto e per tutto la libertà che solo il cinema può offrire.
Il finale sarà sorprendente e scopriremo più livelli di narrazione.

Link video presentazioni film in piazza e nelle sale:

https://fb.watch/eRybpdKUp4/

https://fb.watch/eRyd7KTgHJ/

https://fb.watch/eRyfoNGdKO/

Monica Mazzei
Freelance culturale
[email protected]

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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