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Lo scivolone di Simone Tisi e l’illusione dei social network

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MAGENTA –  “In queste ore la politica magentina sta dibattendo attorno al post (poi cancellato e rimosso ndr) con cui l’Assessore alla Famiglia leghista Simone Tisi, rispetto ai fatti di Capitol Hill, ha espresso vicinanza alla veterana dell’Air Force, Ashli Babbitt, caduta durante gli scontri con la polizia. Il Partito Democratico ha gridato allo scandalo, chiedendo ‘senza se e senza ma’ le dimissioni dell’avvocato del Carroccio, insediatosi in Giunta nello scorso giugno e che finora rispetto alla sua attività amministrativa locale, non ha comunicato – “perché comunicare significa di fatto fare, se non lo dici la gente non lo può sapere” prima regola della comunicazione – praticamente nulla in oltre sei mesi di presenza a Palazzo Formenti. 

Invero, rispetto all’assalto al Palazzo simbolo delle Istituzioni democratiche americane, la prima ad intervenire con un post che stigmatizzava duramente l’assedio e il comportamento violento dei trumpiani, la difesa della libertà e dei valori democratici,  era stata proprio la nostra prima cittadina Chiara Calati.  E va da sé che dentro alla dicotomia ‘Calati/Tisi’, ha avuto gioco facile ad inserirsi il PD con il suo segretario cittadino Rondena. Quello che vogliamo, però, rilevare è come i social network non solo abbiano cambiato le regole della comunicazione politica, ma soprattutto abbiano creato quella che noi definiamo come un’autentica “ubriacatura da social” che ci fa perdere a volte l’esatta dimensione del nostro ruolo e quelle che dovrebbero essere, soprattutto per personaggi pubblici, le rispettive priorità.

Capiamo, infatti, che la domanda che ti pone Facebook quando apri il tuo profilo sia tendenziosa e provocatoria  “A cosa stai pensando ?” e che quindi, l’utente sia portato a rovesciare la prospettiva di fondo, mettendo al centro il proprio ego e le proprie idee, rispetto al contorno. Ma noi crediamo, sommessamente, che a tutto ci sia un limite. Così come il rischio di scadere in una sorta di narcisismo patologico  – per rubare un’espressione usata da alcuni nostri amici psicologi – sia dietro l’angolo.  Perché orbene, con rispetto parlando, ci vorrebbe un po’ di senso della misura – e pazienza se Umberto Eco aveva definito Facebook come il bar degli ubriachi dove tutti hanno diritto di parola – e volare un po’ più basso.

Posto, infatti, che ognuno è libero di manifestare liberamente il proprio pensiero – articolo 21 della nostra Carta Costituzionale – ma in alcune circostanze, si rischia, inconsapevolmente di superare il senso del ridicolo. Perché Oltreoceano, ribadiamo con il massimo rispetto, che gliene frega della dichiarazione del Sindaco di Magenta, rispetto all’assedio al Campidoglio? E di riflesso, del suo Assessore alla Famiglia che fino adesso, non ha ancora proferito parola rispetto alle vicende cittadine di cui si dovrebbe occupare in primis?

Si badi quello che facciamo non è  – per la verità non lo è mai – un discorso personale, ma di metodo. Pertanto, non se ne vogliano, lo scriviamo in anticipo, i protagonisti di questa che noi consideriamo una vicenda esemplare, ma al contempo grottesca, rispetto a dove oggi tutti noi rischiamo di finire con un utilizzo maldestro dei social media.

Già perché noi pensiamo che una buona comunicazione, oltre che efficace, debba riguardare prima di tutto, quello a cui siamo chiamati, a fare tutti i giorni. Il Sindaco non è un Capo di Stato, né tanto meno, il Ministro degli Esteri, o ancora meno, il plenipotenziario italiano negli USA. Idem dicasi il suo Assessore che – ci siamo presi la briga di controllare il suo profilo facebook nell’ultimo mesetto – oltre ad essere un accanito lettore e qui non ci vediamo nulla di male (condividiamo le stesse passioni…) di Libero, La Verità e Il Giornale, di cui posta sistematicamente le prime pagine, nulla praticamente dice rispetto a quanto sta facendo per i suoi cittadini. 

Ecco sommessamente, noi riteniamo che quel “A cosa stai pensando?” potrebbe essere utilizzato in maniera più opportuna e puntuale per questo genere d’informazioni. Poi per carità ci sta anche tutto il resto, ma se manca la prima parte per un personaggio che ricopre cariche a livello locale, onestamente, i conti non tornano. Non scriviamo queste righe con la volontà di fare il ‘predicozzo’ a Tizio o Caio, perché scivoloni di questo genere possono capitare a tutti, e oggi – ammettiamolo senza indugio – c’è anche un certo giornalismo che ‘campa’ proprio su quanto i politici dichiarano più o meno imprudentemente attraverso i social.

Ma indubbiamente la bagarre locale che si è innescata rispetto ad una situazione tutta ancora da decifrare, che si è verificata a migliaia di chilometri di distanza, noi crediamo, abbia qualcosa di paradossale. Tanto più in epoca di Coronavirus, quando, forse, dovremmo essere tutti più attenti a quanto avviene nella nostra comunità, relativamente ai suoi problemi, alle sue emergenze sanitarie sociali ed economiche, senza spingerci in voli transoceanici con il rischio di fare un buco nell’acqua…..”.

Fabrizio Valenti

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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