― pubblicità ―

Dall'archivio:

L’insostenibile leggerezza del ‘terzismo’: Silvia Minardi non è Finiguerra, prima o poi dovrà scegliere dove stare- L’analisi

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Un parallelo tra un’esperienza civica premiante (quella dell’ex sindaco di Cassinetta, nella vicina Bià) e gli scossoni che minano la terzietà della lista di Silvia Minardi

 

MAGENTA – Non ce ne voglia Silvia Minardi, ma quando vogliamo leggere un’analisi politica lucida e di spessore dalle sue parti andiamo a sentire cos’ha da dirci Giuliana Labria.

Se dovessimo chiedere il commento  a una commedia shakesperiana, o chiedere di correggere la pronuncia scazonte di molte parole inglesi del sottoscritto, ci rivolgeremmo invece senza esitazione alla docente.

E con questa articolessa vogliamo spiegare perché, a  nostro avviso, Progetto Magenta è andato molto peggio di quanto alcuni vogliano far credere (per legittimi motivi di sostegno e scuderia) e perché- prima o poi, il tempo non conta- l’ex consigliere comunale di centrosinistra dovrà fare una scelta, schierandosi di qua o di là.

Anzitutto partiamo col leggere la replica, sulla pagina Facebook dell’ex sindaco Labria, a un commento che il sottoscritto lascia pochi giorni dopo il primo turno.

“Non prendi quasi il 12% con il rancore, lo prendi grazie ad una progettualità seria, a proposte intelligenti, al confronto aperto con i cittadini. Progetto Magenta non è una rivalsa, e nemmeno una prova muscolare, ma una proposta di ritorno alla realtà, alla concretezza, alle buone pratiche amministrative, ad una progettualità sostenibile, a fronte della onirica progettualità invernizziana. Proposta che avrebbe potuto e dovuto allertare qualcuno molto prima (se non avessimo a che fare con sordità e cecità politica dei nuovi leader), dato che il percorso di progetto Magenta è in atto da tempo. Con i filosofi riempi il Lirico, ma non riempi le urne, mi pare che il messaggio sia stato chiaro. Fammi poi dire che l’empatia ti può far vincere le elezioni, e trascinare la gente, ma non ti fa governare una città, se hai solo quella. Ne ho visti di “empatici” trionfare e poi rivelarsi degli emeriti inetti al momento di rimboccarsi le maniche. Penso, in scienza e coscienza, che Silvia Minardi sia, sullo scenario politico attuale, la persona più seria, più competente, più preparata, tra quelle che si sono messe in gioco in queste elezioni . Sul cosa fare da grandi non tocca a me dirlo, tocca a Silvia e alla bella comunità che si è creata intorno a Progetto Magenta. Personalmente credo che l’isolazionismo e l’autoreferenzialità siano una condanna all’irrilevanza politica. Quindi bisogna parlare e tessere rapporti. Ci sarà qualche muro da abbattere e qualche ponte da gettare. Ma capisci benissimo che per queste cose serve tempo, e non bastano certo quindici giorni, oltretutto sotto la pressione di un ballottaggio”.

Tutto chiaro, anzi chiarissimo. E sommamente lucido, come succede quando Giuliana Labria si mette a discettare di politica.

Non siamo d’accordo solo sull’importanza di leadership ed empatia: basti vedere ad Abbiategrasso, dove dopo un ciclo di 10 anni nella piccola Cassinetta, nel 2012, Domenico Finiguerra- senza alcun partito alle spalle- raccoglie a Bià quasi il 26% di voti personali, e il 25% col suo movimento (prima forza della città), mancando il ballottaggio per una decina di voti.

La sua lista di allora di squaglia, l’80% dei suoi candidati lo abbandona, lui nel 2014 si candida alle Europee con la lista Tsipras e non viene eletto. Tramonto politico? Niente affatto. Ricreando una nuova versione di Cambiamo Abbiategrasso, aggiungendo una seconda lista civica e RIVOLUZIONANDO la sua piattaforma politica, Finiguerra si ripresenta nel 2017 e riprende il 26%, va al ballottaggio (18% Cambiamo Abbiategrasso, ancora una volta prima forza della città) e mette in riga tutti i partiti tradizionali, facendosi dare solo 11 lunghezze dal centrodestra e da un candidato forte come Cesare Nai.

Un’operazione che a nostro avviso risulterebbe impossibile per Silvia Minardi, e che secondo noi le consiglierà- prima o poi, ripetiamo- a stringere qualche alleanza. Un’idea precisa noi ce l’abbiamo, ma ve la diremo solo dopo il 25 giugno..

Per adesso, amichevolmente e simpaticamente, ribadiamo che- con le sue sole forze- Silvia Minardi resta, mourinhanamente parlando, da zero tituli..

Fabrizio Provera

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi