Una cosa era sicura: l’affluenza alle ultime elezioni comunali sarebbe stata un disastro.
E così è stato.
Le previsioni si sono rivelate corrette.
Ma una cosa ha sorpreso tutti gli addetti ai lavori: le preferenze dei candidati.
Se cala l’affluenza, tendenzialmente, cala anche il numero delle preferenze.
Cala, soprattutto, il rapporto percentuale tra voti alle liste e numero di preferenze dei candidati delle liste stesse.
La tornata elettorale che ci siamo appena messi alle spalle ha rotto questo schema.
I record nello sport sono fatti per essere battuti (prima o poi).
Gli schemi in politica anche.
Cosa possiamo trarre, quindi, dai risultati di domenica scorsa?
Che stavolta sono stati i candidati a tenere in piedi le liste (partiti in primis) e non viceversa.
Non tanto e non solo i candidati sindaci (di ribaltoni ce ne sono stati parecchi), ma soprattutto i candidati consiglieri.
E lo hanno fatto alla grande: mai prima d’ora avevo visto un’exploit di preferenze di giovani e meno giovani così (in generale, con un esperienza politica ridotta).
Pensandoci bene, però, un motivo c’è: la distanza tra cittadini e politica che si è allargata enormemente negli ultimi due anni, quelli del Covid.
Spesso per motivi diversi.
Chi è andato a votare, quindi, ha riposto fiducia nelle persone e fatto capire che questo sarà il trend per un po’.
Quanto?
Difficile dirlo ora.
Ma c’è di più.
Sempre ce ne fosse ancora bisogno (ed è una cosa che dico da anni, tanto da averla riportata nel mio libro), abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione che essere famosi (per meriti propri o ereditari) non significa in automatico prendere tanti voti.
Prendiamo Padova: il figlio di Crisanti 23 preferenze. L’ex campione di rugby Bergamasco sotto le 150. L’ex presidente del Calcio Padova circa 100. Sara Piccione, influencer con 515 mila seguaci su TikTok e 330 mila su Instagram ancora meno.
Fare politica è un’altra cosa.
E la politica di una volta sta ritornando, soprattutto grazie a giovani e meno giovani che hanno ripreso a farla ai vecchi tempi: strada per strada.
Centinaia di preferenze, se non migliaia in alcuni casi, con campagne vecchio stile: volantini, porta a porta, gazebo, etc.
Mai come questa volta i social hanno influito così poco.
Chi ha qualche anno sulle spalle come il sottoscritto ricorderà i tempi in cui si doveva trovare il modo di raggiungere potenziali clienti in target o elettori senza social, senza pubblicità online come la conosciamo ora, senza miriadi di dati a disposizione e via dicendo.
L’old-style è tornato di moda per sopperire alle difficoltà a cui la tanto agognata modernità ci ha portato.
*A cura di Matteo Spigolon, fondatore di Fabbrica Politica