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Lezione n. 1: il popolo silente non tace più. Di Laura Giulia D’Orso

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Più le piazze erano stracolme ai comizi di Salvini e Meloni e meno i vertici del Pd e dei 5Stelle non capivano che erano diventati la rappresentazione plastica del crollo del sistema degli ultimi 10 anni. La società liquida, quella che tanto esaltavano i “globalisti”, ha permesso di capire cosa è effettivamente successo in Umbria.

La politica maldestra, il clientelismo, l’immobilismo sistematico del post terremoto ed il voto “abitudinario” di chi da sempre sceglieva la stessa parte perché possedeva una Tessera era cambiato. Ieri sera abbiamo avuto la controprova: l’Umbria come regione rossa non esiste più. Il centrodestra ha dato 20 punti di distacco al centrosinistra: 57,5% per l’avv. Donatella Tesei, sostenuta da Lega, Fdi e Forza Italia, 37,4% per Vincenzo Bianconi espressione dell’alleanza giallorossa M5S-Pd.

 

Eppure era già prevedibile se si fosse voluto uscire per le piazze e parlare alla gente, ai cittadini, a noi persone “normali”. Invece si sono comportati come Maria Antonietta quando rispose ai suoi consiglieri che le fecero notare che il popolo non aveva pane, “allora date loro brioches”!

In dieci anni è cambiato il mondo. E’ cambiata l’Italia con i suoi problemi e non si è voluto vedere.

Lo scandalo della sanità che ha travolto la giunta di palazzo Donini e l’inciucio giallorosso degli insulti passati a frasi di circostanza in un mese, di “mai con ….” e poi subito insieme, lo scandalo di Bibbiano, il  Presidente del Consiglio Conte che spergiurava fino al 23 marzo “il mio sarà il primo e l’unico mandato” per poi accomodarsi con grande nonchalance sul “bis”. Tutto ciò ha fatto sicuramente da detonatore, ma il cambio storico sarebbe arrivato lo stesso.

Le dinamiche nazionali e le dimissioni della Marini hanno reso il dato solo più clamoroso, come dimostrano i numeri incredibili dell’affluenza in un periodo storico di disaffezione dalle politica, senza elezioni nazionali in contemporanea, ben 9 punti percentuali in più rispetto alle regionali di quattro anni fa. Segno che i cittadini si sono mobilitati per mandare al centrosinistra un messaggio piuttosto chiaro: andatevene a casa.

Insomma se c’era una regione indiziata per fare da apripista a questo crollo giallorosso era proprio l’Umbria, prima ancora di Emilia-Romagna, Toscana e Marche.

Siamo nel 2019 e per la prima volta dal 1970, ovvero dalla legge che istituì l’elezione del consigli regionali – voluta proprio dal Pci per poter governare sui territori di “casa” – cade una regione rossa nell’Italia centrale. E già altre 9 regioni che in precedenza hanno votato sono passate in mano al centrodestra.

Ma soprattutto il partito di sinistra del momento (Pci/Pds/Ds/Pd) non è più un riferimento elettorale ma vecchie sigle.  In un mondo liquido il voto è liquido, trasversale, non più inquadrabile.

Il popolo “banale”, quello che tutti i giorni si alza e va a lavorare ha deciso di dire basta, il voto regionale in Umbria, ricordiamoci, che è anche e soprattutto figlio di chi non ha voluto far tornare alle urne gli Italiani.

Il diritto sacrosanto di poter votare, bene o male, giusto o sbagliato ma poter votare!

 

Laura Giulia D’Orso

 

 

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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