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Lettere di Natale? Torniamo a scriverle a mano. Di Irene Bertoglio

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

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Il Natale si avvicina e, come tutti gli anni, immagino la strada popolarsi di persone in ansia nella frenetica rincorsa ai regali. Il significato principali del donare un oggetto è quello di dimostrare il proprio affetto e il proprio ricordo, esprimere quindi, attraverso un gesto concreto, l’importanza che una persona ha per noi. Volere bene a qualcuno significa dedicargli del tempo, tempo che nella nostra epoca ansiogena si è ridotto drasticamente: siamo sempre di fretta e tempestiva è diventata anche la modalità di comunicazione interpersonale. Scrivere una lettera a mano richiede invece cura, attenzione verso l’altro e tempo. Quando l’inchiostro scorre libero sul foglio si dilata infatti anche il tempo della riflessione personale e le emozioni possono essere finalmente comunicate senza la sterile semplificazione del digitale. L’atto stesso dello scrivere una lettera è un gesto d’amore perché implica non solo il dover scegliere con attenzione le parole da destinare, ma rappresenta anche un dono altamente personale. Nella carta è intriso il calore di un contatto umano, improbabilmente trasmissibile tramite un font di computer. E poi c’è la grafia: inconfondibile e unica come ognuno di noi lo è, la nostra impronta digitale. Ancora conservo gelosamente nel portafoglio i bigliettini più significativi, oltreché uno storico delle lettere da me ricevute fin dai tempi dell’adolescenza. Recuperare carta e penna può sembrare oggi un gesto antiquato, ma non è stupendo pensare di poter aprire una busta con una lettera indirizzata personalmente, con parole rivolte soltanto a noi? Il giorno di Natale per tanti significa molto; a me piace pensare che durante quella giornata le persone più care dedicheranno qualche minuto in riservatezza per aprire una mia lettera. Verba volant, scripta manent: è così anche per i sentimenti più profondi. E allora perché quest’anno, per Natale, non facciamo una rivoluzione scambiandoci degli auguri cartacei?

Irene Bertoglio è scrittrice, grafologa, rieducatrice della scrittura e perito grafico-giudiziario. Per anni ha gestito una struttura nell’ambito formativo ed educativo. Ha tenuto e tiene numerosi corsi di aggiornamento e innovativi progetti sperimentali nelle Scuole dell’Infanzia, Primaria e Secondaria, soprattutto di prevenzione della disgrafia e di orientamento scolastico e professionale. È autrice di diversi libri, tra cui, con lo psicoterapeuta Giuseppe Rescaldina: “Il corsivo encefalogramma dell’anima” (Ed. “La Memoria del Mondo”). È direttrice dell’Accademia di Scienze Psicografologiche con sede nel centro di Magenta, che organizza corsi e incontri di psicologia, grafologia, calligrafia e non solo (www.psicografologia.wordpress.com).

L’autrice è contattabile all’indirizzo [email protected].

 

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