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Dall'archivio:

L’epurazione ‘fascista’ del docente universitario anti migranti, Marco Gervasoni, dalla ‘fucina’ di Confindustria

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Tra i tanti commenti seguiti al pezzo denuncia di Daniele Capezzone sulla cacciata del professor Marco Gervasoni dalla Luiss di Roma abbiamo scelto di proporre quello di Giuseppe Palma, apparso su Scenari Economici.

A me hanno sempre insegnato che l’epurazione dalle Università e dalle scuole era un atto fascista. Mi hanno riempito la testa sin dalle scuole elementari, quando per la prima volta mi dissero che i professori universitari che durante il fascismo non avevano accettato di giurare fedeltà al regime di Mussolini furono messi fuori servizio. Che cattivi questi fascisti.

Poi ho frequentato le scuole medie, le superiori e infine l’Università, sempre più convinto che la censura del pensiero fosse un deprecabile atto dittatoriale, da qualunque parte provenisse.
Stamattina mi son svegliato, dice una famosa canzone partigiana, e ho letto un articolo di Daniele Capezzone su La Verità che riporta una notizia incredibile: il prof. Marco Gervasoni, professore ordinario di storia contemporanea all’Università statale del Molise (sottolineo ordinario, cioè il livello più alto dell’insegnamento universitario), è stato mandato via dall’Università Luiss, dove insegnava storia comparata dei sistemi politici.

Il motivo è un tweet di Marco di qualche mese fa in cui esprimeva un’opinione personale sulla Sea Watch e sulla Capitana Carola. Un pensiero fuori dal coro e quindi preso di mira dai sacerdoti del politicamente corretto. Forse Marco avrebbe potuto evitare di fare quel tweet (più che altro per evitare le polemiche), ma si trattava pur sempre di un pensiero personale che nulla aveva a che fare col suo insegnamento all’Università. Nulla!

Ora, che fosse una pratica fascista l’epurazione dei professori universitari me lo ricordo, ma che una cosa del genere potesse accadere nell’era dell’Europa “democratica” e del governo “anti-fascista” mi sorprende.

A meno che qualcuno in questi anni non mi abbia preso in giro. Non è che, come diceva Pasolini, ad essere fascisti sono oggi i nuovi anti-fascisti in assenza di fascismo? Non è che dietro la retorica dell’Europa democratica si nasconde una dittatura liberal-chic ben peggiore (molto più sottile) di quella fascista?

Dove sono oggi gli strillatori isterici che vedono in Salvini un pericolo per la democrazia? Dove sono Fiano, Boldrini e Saviano? Dove sono i liberali? Dove sono i Fazio, i Formigli e i Mentana? Tutti in silenzio. E soprattutto, dov’è Mattarella? Un silenzio assordante.

La verità è che la nuova dittatura è a “sinistra”, mescolata e nascosta sotto la finta e pericolosa maschera europeista ed antifascista.

Sta di fatto che, da domani, ad un professore ordinario sarà sottratta la propria cattedra per aver espresso un pensiero diverso dall’egemonia neo-fascista del politicamente corretto. È pur vero che una Università privata è libera di rinnovare o meno un contratto, ma se fosse successo ad un docente allineato al pensiero globalista, apriti cielo! Trasmissioni televisive a ripetizione e proteste su tutti i mezzi di informazione.

Sono legato a Marco da un rapporto di stima reciproca. Lui, editorialista del Messaggero, la mattina alle 7 fa un’ampia rassegna stampa su twitter in cui non manca di citare e commentare gli articoli a firma mia e di Paolo Becchi su Libero. Con Gervasoni condivido anche la passione per la storia e per gli scritti di Chateaubriand.

Mi auguro che qualche deputato o senatore presenti un’interrogazione parlamentare su quanto accaduto.

Inutile negarlo, siamo in dirittura. Una dittatura ben peggiore di quelle del passato. Più sottile, più nascosta, più violenta nell’ottenere i risultati che intende perseguire.

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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