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Legnano, per Radice ‘serve una piscina più moderna e funzionale’

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LEGNANO – L’attuale piscina non è più adatta. Ora ne serve una nuova più funzionale e al passo con i tempi e le esigenze dei suoi frequentatori.  Per Lorenzo Radice, candidato sindaco di “Insieme per Legnano”, Pd, Rilegnano e Legnano Popolare, l’impianto natatorio della città del Carroccio deve essere completamente ripensato. E, lungi dal limitarsi al discorso generale, ne spiega anche il perché con dovizia di particolari in una nota. Per farlo si apre la strada affermando che il progetto milionario per dare nuovo volto all’impianto esistente di via Gorizia è “una soluzione al ribasso, senza visione né prospettiva”.  Alla valutazione tecnica ne affianca una politica sostenendo che si tratti “di un’ulteriore dimostrazione del danno procurato dalla giunta Fratus”.  Ciò che invece occorre sposare, prosegue, “è un progetto molto più ambizioso e in linea con i bisogni della nostra città, un nuovo impianto di concezione moderna  che consideri le esigenze delle famiglie come quelle di chi fà agonismo e da realizzarsi   nella modalità del partenariato pubblico privato”.  Per Radice le soluzioni in campo, sul piano della possibile ubicazione della nuova struttura, non mancano. Tra queste annovera “l’area  dell’ex piattaforma ecologica di via Menotti , qualora si creassero le condizioni per un suo ritorno nelle disponibilità dell’amministrazione comunale”. Ma un pensierino occorre farlo, a suo avviso, anche all’area ex Andrea Pensotti situata tra le vie Firenze e Sabotino o a uno spazio del comparto ex Tosi.  Detto del discorso in generale, eccolo scendere nei dettagli: “le criticità individuate nella soluzione proposta riguardano il sottodimensionamento della struttura immaginata rispetto alle esigenze dell’utenza, le piscine coperte, fino a quando la vasca media è stata agibile, contavano 13 corsie per il nuoto (e alla luce dell’utilizzo precrollo ne servirebbero 16) , con questo progetto scenderebbero a dieci”.  Ma il quadro è decisamente da migliorare anche sotto il profilo dei costi dell’impianto. “Se – prosegue Radice- sono già lievitati da due a tre milioni in fase di progettazione è difficile immaginare che in corso d’opera non ci sia un ulteriore rialzo, specie considerando ulteriori inevitabili aggiustamenti, dovuti allo sfruttamento del terreno dove sorge l’impianto tecnologico che risponde a normative risalenti agli anni sessanta”.
Nondimeno, ed è a suo avviso il terzo anello debole del discorso di riqualificazione dell’attuale struttura, i tempi di chiusura che si renderebbero necessari per l’effettuazione dei lavori sarebbero lunghi e forieri di forti limitazioni all’attività sportiva. “Chiudere anche solo per 18 mesi – prosegue Radice – significherebbe dare un colpo mortale al movimento sportivo che ruota intorno alla piscina e un disagio enorme a migliaia di famiglie”.  Ultimo capitolo, ma non per importanza, il trampolino olimpionico. “Servirebbe una struttura alta circa undici metri a bordo vasca – spiega – e almeno 15-16 metri al centro, una struttura che porterebbe un altro costo di investimento che appare sostenibile solo se contenuto al massimo”. In sostanza, per Radice, tra il proposito di riqualificare l’attuale impianto e la sua traduzione in realtà si frappongono tre generi di ostacoli; logistico, economico e tempistico. E il gioco, conclude, non varrebbe certo la candela considerando che “c’è una grande differenza tra spendere centomila Euro per una struttura destinata a servire qualche anno in attesa della nuova piscina e spenderne altri 7-800 mila per una struttura destinata a durare per qualche decina d’anni senza un’alternativa”.  Addivenire alla creazione di un impianto nuovo di zecca ab origine significherebbe quindi, a suo giudizio, “non risolvere i problemi mettendoci una pezza, ma dare visione e prospettiva, e a questo serve la politica”.
Cristiano Comelli   

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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