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Legnano, FNP CISL in lutto: se n’è andato Gian Piero Colombo

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

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LEGNANO – Legnanese, metalmeccanico, l’incontro con il sindacato risale alla fine degli anni cinquanta, quando viene assunto in una azienda meccanica di Legnano. Il suo impegno nella FIM comincia nei primi anni sessanta, dapprima come delegato e poi a tempo pieno nella cittadella operaia di Sesto San Giovanni.

E qui che vive il suo autunno caldo. Gian Piero era molto orgoglioso della sua attività in quel periodo e non mancava mai di raccontare un qualche aneddoto che di volta in volta coinvolgeva Pierre Carniti, che considerava suo amico e maestro, Bruno Storti e Antonio Pizzinato.

Erano quelli gli anni nei quali l’unità sindacale riprendeva forma dopo la rottura del 1948 e quando, soprattutto, i metalmeccanici, marciando uniti, ottennero le grandi conquiste che ancora oggi consideriamo preziose.

Gian Piero, cislino fino al midollo e profondamente cristiano, era molto fiero della sua amicizia con il futuro segretario generale della CGIL nei confronti del quale, nonostante le grandi differenze culturali, ha mantenuto una inalterata stima si può dire fino alla morte, considerato che il suo amico comunista non è potuto mancare al suo funerale.

Nei primi anni settanta lascia la FIM per entrare nella segreteria provinciale della FILTA CISL, il sindacato dei tessili, allora tra le più importanti categorie industriali.

Sono anni di crisi e ristrutturazioni aziendali e, nella sua nuova veste, è protagonista di numerose vertenze sindacali, tra tutte ricordiamo quella della Centenari e Zinelli nella quale venne tentata una inedita ed avanzatissima esperienza di partecipazione dei lavoratori.

A seguito della riforma organizzativa della CISL e della nascita dei comprensori sindacali, entra nella segreteria territoriale Ticino Olona, che comprende alcune delle aree più industrializzate situate tra le province di Milano e Varese.

Sono gli anni in cui l’unità sindacale si incrina e lui svolge con molto impegno le attività confederali, difendendo in prima persona le ragioni dell’accordo separato del 1984 nelle assemblee e nei direttivi di categoria.

Lascia l’incarico dopo una decina d’anni. Si trova a dover fare i conti con un nuovo avversario, non meno insidioso di quelli fronteggiati nel sui anni giovanili: una grave malattia che lo costringe ad un lungo periodo di cura.

Anche in quel periodo, tuttavia, non si perde d’animo, con un po’ di compiacimento amava ricordare come, nonostante la chemioterapia, proseguisse ad andare in ufficio e a svolgere le sue attività finché le sue energie lo permettevano.

Vince la sua battaglia e, dopo una breve parentesi di attività politica che non ricordava volentieri, torna alla CISL.

Diventa presidente del sindacato consumatori territoriale ADICONSUM e inizia ad occuparsi di lavoratori stranieri. Erano gli anni in cui l’immigrazione, soprattutto dall’Africa e dai paesi dell’est Europa, era cresciuta esponenzialmente anche nell’Alto Milanese.

Avvia uno sportello stranieri a Busto Arsizio e a Legnano e tesse rapporti profondi con il mondo degli immigrati, diventandone uno dei più importanti punti di riferimento del territorio.

Dopo la fondazione di ANOLF, ne diventa vicepresidente territoriale, lasciando, come voleva lo statuto, la presidenza ad un lavoratore straniero, esule eritreo, operaio tessile.

Segue personalmente lo sportello anche dopo il pensionamento.

Verso la fine degli anni ‘90 diventa presidente dell’INPS di Varese, ma non abbandona i suoi amici immigrati che, nello sconcerto dei dirigenti dell’istituto, in alcune circostanze riceve nel suo studio presidenziale.

Quando nel 2004 la CISL Lombardia decide lo scioglimento del comprensorio Ticino Olona, prosegue la sua attività da volontario, nel nuovo territorio Legnano-Magenta ancora per alcuni periodi.

Ormai prossimo agli ottant’anni lascia definitivamente ogni attività operativa ma, da iscritto FNP, e soprattutto da militante CISL, continua a frequentare la sede di Legnano, fino a pochi giorni prima della morte.

Aveva ottantaquattro anni.

Schietto, diretto fino a sembrare burbero, un uomo di cui ci si poteva fidare in tutte le circostanze, poco attento al potere ma vicino ai più bisognosi.

Se ne va un protagonista della CISL Milanese, un esempio per i giovani sindacalisti che andrà adeguatamente ricordato.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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