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Le strade antiche (celtiche e romane) che conducevano agli attraversamenti del fiume (guadi, porti, ponti): le tracce nel territorio della riva sinistra del Ticino

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BOFFALORA SOPRA TICINO – Conosco da decenni Giovanni Pastori, Guardia Parco del Ticino, Guida naturalistica e ricercatore sempre in campo. Negli Anni ’80 effettuò ricerche, con il Gruppo Archeologico Milanese, in località Cascina Cattabrega, dove vennero rinvenuti cocci di anfore vinarie, resti di tombe alla cappuccina e a cassa del IV secolo d.C. e, sul confine tra Boffalora e Bernate, di un plinto a far pensare, già allora, che il famoso Vadum fosse una sorta di approdo delle merci transitanti sul Ticino in epoca romana.
Poi ci fu il corso organizzato dal Parco del Ticino, in cui il professor Musitelli parlò della ‘Via del vino, dell’ambra e dello stagno’, ipotizzando quello che chiamò un ‘ponte sublicio’ per l’attraversamento del medio Ticino, in una zona non ben identificata. Questo era quanto c’era sul ‘tavolo’ della conoscenza alcuni decenni fa e da lì iniziarono gli approfondimenti e le ricerche.
“A Boffalora – ci dice Giovanni Pastori – c’erano degli elementi che mi avevano dato motivo di riflessione: nella memoria storica contadina c’era quello che veniva chiamato ‘bacino rosa’ (di fermata) alla Cascina Catabrega. Individuato così il bacino di carenaggio, abbiamo cercato i collegamenti con le attuali vie d’acqua, rogge e canali esistenti, ma essendosi il Ticino allontanato nei secoli verso ovest, il problema del raccordo risultava alquanto complesso. Dopo attenta analisi del territorio, il collegamento con il bacino lo abbiamo individuato nel Ril, una roggia alimentata da sorgenti arcaiche poste sotto il terrazzamento, una via d’acqua parallela al fiume Ticino in grado di permettere la risalita delle barche da Morimondo, località Cascina Lazzo, e dirigersi a Nord: è quella che riteniamo essere l’antenato del futuro Naviglio e Naviglietto di Bereguardo.
Infine, la scoperta del plinto (3,5 x 7 metri), a cento passi dall’antica riva del Ticino, sempre vicino alla Cascina Cattabrega, ci ha permesso di individuare il punto preciso del Vadum tercantinum – termine già citato in una pergamena dell’anno 918 del re d’Italia, Berengario I, ossia il ponte di barche sul quale le carovaniere cariche di merci attraversavano il fiume in età antica (similare a quello esistente al passo di Turbigo-Galliate in epoca medioevale). Per inciso aggiungiamo che, geograficamente, tale Vadum era posto a un chilometro di distanza dall’attuale ponte napoleonico di Magenta-Trecate”.

Una volta individuato il luogo dell’attraversamento, dall’una e dall’altra parte del fiume, era necessario ricostruire il dedalo di strade antiche, celtiche e romane che puntavano al Vadum al fine di attraversare il fiume che contava portate d’acqua molto più importanti delle attuali. Pastori aveva due punti di riferimento sicuri:
1 – Ara romana del I sec. d.C. , dedicata a Mercurio, rinvenuta nelle vicinanze della Cascina S. Eusenzio in territorio di Mesero, affiorata durante i lavori di scavo dei canali secondari del Villoresi;
2 – Pietra miliare del IV sec. d.C. dedicata a Costantino, rinvenuta nel centro di Robecco e pubblicata da Ambrogio Palestra.
Le deduzioni di Giovanni Pastori, sugli elementi a disposizione, hanno permesso di identificare alcuni percorsi che si sono sovrapposti e diramati nei secoli, secondo una stratificazione temporale:
1 – STRADA MERCATORIA – collegava i paesi dei laghi a Pavia sin dai tempi più antichi, costeggiando, sul primo terrazzamento, la riva sinistra del Ticino e, nella ricostruzione grafica pubblicata, è indicata da una linea verde (i greti dei fiumi furono le prime vie di transito);
2 – VIA DELLE GALLIE (VI sec. a.C.) percorsa dai Celti di Belloveso, fondatore di Mediolanum, iniziava il suo percorso a Porta Vercellina, poi seguendo la dirittura di Quarto Cagnino, Quinto Romano, Sesto Ulteriano, Settimo Milanese…si dirigeva verso Arluno, Inveruno, Buscate, Castano e attraversava il Ticino al passo di Nosate-Bornago (posta sopra la linea delle risorgive);
2a – VIA DELLE GALLIE – VARIANTE DI ANTONINO PIO (II sec. d.C.). L’antica strada delle Gallie nasce con un bivio a Settimo Milanese, passando davanti alla chiesa di S. Pietro all’Olmo, proseguiva diritta verso l’Ara di Mercurio rinvenuta nel territorio di Mesero. Qui incrociava l’antica deviazione della Via Mercatoria, proveniente dalla Cascina Mainaga di Magenta, e si dirigeva verso il Gallaratese, attraversando il Ticino a sud della Galizia-Induno, territorio di Castelletto di Cuggiono per raggiungere Galliate. Dallo stesso incrocio, dall’Ara di Mercurio, diparte un secondo bivio che interessa il territorio di Bernate-Boffalora, con il passaggio del Ticino a guado per Novara e il Vercellese accorciando di qualche miglio il percorso;
3 – VIA DI COSTANTINO (IV sec. d.C.). Parte da Milano, Porta Vercellina, passa da Cusago, e alla Cascina Faustina si ipotizza un bivio:
– per Torino passando da Abbiategrasso, Vigevano, località Venticolonne, e Mortara;
– per Novara passando da Cassinetta, Robecco dove intercetta il famoso Miliario del Palestra (qui diparte un altro bivio per il guado alla Cascina Barcella) e sovrapponendosi alla Via Mercatoria a Carpenzago giunge alla Cascina Mainaga, dove i carri iniziavano la discesa dal terrazzamento per proseguire verso il Vadum (ponte di barche) nato in questo periodo insieme alla Taberna nel territorio di Bernate-Boffalora;
4 – VIA DELLA PIEVE (VI sec. d.C.). Al sorgere delle pievi in Lombardia dalla Via di Costantino, località Bestazzo, la ‘Via della Pieve’ si dirige verso Corbetta (sede dell’autorità pievana) per proseguire verso Magenta-Boffalora recuperando quello che fu un sentiero Gallo-Romano.
GIUSEPPE LEONI

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FOTO – Gli uomini della ‘Piarda’: da sinistra, il ricercatore Giovanni Pastori con Giovanni e Giuseppe Ceriani, presidente dell’associazione.

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