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L’Avis di Arluno omaggia la figura di Anna Losa

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ARLUNO –  La sua generosità si esplicò lungo due direttrici chiare: la donazione di sangue e la passione per il canto. Nell’ultimo numero del periodico “Decima campana”, la parrocchia di Arluno ha voluto rendere omaggio a una figura molto conosciuta in paese, ovvero Anna Losa. E lo ha fatto con una toccante lettera per ricordarne la scomparsa avvenuta lo scorso 21 aprile. Ne emerge il ritratto nitido di una persona che si dedicò sempre con il massimo trasporto affettivo e di impegno alle attività in cui credeva e nelle quali aveva colto la strada per poter meglio sostenere la sua comunità di appartenenza. Il ricordo è stato tracciato dalla penna di Giampietro Bragagnolo, professore e  consigliere della sezione cittadina dell’Avis.
“Diventava avisina in età matura- scrive – e precisamente il 13 maggio 1979, cessando la sua generosa attività donazionale il 9 agosto 1992 dopo 46 donazioni”. Un patrimonio d’amore che le valse l’attribuzione del riconoscimento della medaglia d’argento. Bragagnolo ne ricorda “il carattere positivo e gradito a tutti” non mancando di evidenziare come l’impegno sociale e caritativo fossero tratti distintivi della sua intera famiglia: “con la sorella Pina e la cugina Teresina – scrive- sapeva trasformare il momento conviviale in un incontro comunitario molto piacevole, coinvolgente e rasserenante”. Una sensazione che loro amavano regalare con i canti e le battute di spirito che rappresentavano la fotografia più nitida e gradevole della Arluno di un tempo. Quella che rendeva appieno l’idea di “un amore nostalgico verso un mondo legato alla dura terra e al cielo”. Anna e le sue due parenti avevano trovato modo di esprimere queste sensazioni nella compagnia “Dolce Svago” a cui appartenevano.  Ricordata l’Anna instancabile donatrice e custode di una storia preziosa, Bragagnolo aggiunge anche qualche cammeo sulla sua figura di cantante della sezione contralti della Corale parrocchiale “Santa Cecilia”: “ricordiamo Anna sempre presente per più di settant’anni – scrive riportando il ricordo degli esponenti del coro – una voce trainante e mai una nota stonata, una memoria da fare invidia ai più giovani. Sarà difficile dimenticare la sua giovialità”. Ricordi che sia Bragagnolo sia la corale consegnano idealmente al figlio Sergio con parole toccanti: “caro Sergio, tua mamma ha scritto una bella pagina di storia arlunese, di cui sarai sempre orgoglioso”. Magie di un paese piccolo ma di solide tradizioni incarnate in persone che lo hanno amato e amano davvero. Senza risparmio e con impegno autentico.
Cristiano Comelli

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