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Dall'archivio:

L’arte della politica o la politica nell’arte ?

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“Pensavo di trattenermi, di non esprimermi, ma non ce la faccio proprio. Dunque correrò il rischio di incappare in qualche censura … e non parlo dell’Ordine dei Giornalisti, si intende (ma non erano loro che dovevano, attraverso crediti formativi deontologici e non, verificare il nostro lavoro e/o censurarci?!). Ma questa è un’altra storia. Pensieri sparsi e immagini frammentate, mi scuserete.
Adotterò allora la finezza dantesca o manzoniana di trasportare in tempi non a loro contemporanei la critica ai loro tempi e a personaggi a loro non graditi.
Per levarmi dall’impiccio del politicamente corretto ricorrerò a metafore artistiche, Manzoni prese a spunto la ribellione italica alla dominazione spagnola per sottintendere gli Austriaci e Dante finemente “rifilò” nel suo Inferno personaggi a lui invisi.

Primo pensiero dunque.
Vedere in conferenza stampa Renzi con di fianco due ministre dimissionarie mi ha stupito … ma da quando un Ministro della Repubblica annuncia le proprie dimissioni stando di fianco ad un rappresentante di partito che non è nemmeno “ancora passato per la casella” delle elezioni?
E’ un insulto alla Costituzione. Le dimissioni si rassegnano al Presidente del Consiglio dei Ministri. Non siamo ad un reality e i sottotitoli non hanno il televoto. Vien quindi da dire: “meno male che le due signore si sono dimesse”. Peccato solo lo abbiano fatto in ritardo, perché se il grado di dignità che hanno è quello di fare da angeli custodi al presunto Messia già crocefisso e non ancora risorto, è molto meglio che scompaiano.
Citazione artistica: andate a guardarvi “la Trinità di Masaccio” ed avrete un’idea del quadretto.
Secondo sguardo artistico nell’immenso firmamento di opere italiane.

 

Conte: “San Sebastiano trafitto dalle frecce” (di Antonello da Messina), come il buon Sebastiano s’è scelto il martirio. Non puoi “cincischiare” e “rimandare tutto” per un anno (lo stato di emergenza è stato dichiarato a fine gennaio 2020) e pretendere di restare in sella. Non puoi dire a ottobre “sacrificatevi per il Natale” e poi a Natale segregare nuovamente tutti senza un piano ed adesso rinnovarlo di nuovo fino a luglio. Non puoi impiegare 8 mesi per non partorire un Recovery Fund dopo innumerevoli task force ed esperti d’ogni dove. Vuol dire che non si ha idee chiare o non ne ha abbastanza ed il “martirio” d’essere esserci.

 

Il Presidente Mattarella e rispettosamente non me ne voglia: il San Girolamo di Leonardo. Incompiuto. E solo. Possibile veramente che non si sia accorto di nulla? Possibile che non abbia saputo gestire questa situazione chiamando a sé i contendenti, per strigliarli mettendoli al muro della responsabilità? Li ha lasciati giocare e non ha staccato la spina nei tempi giusti, non sospetti. Confermo la mia opinione, in dissenso con chi autorevolmente pensa che abbia cercato di tenere insieme i cocci. Temo sarà difficile fare peggio.
Renzi: lui pensa al Cristo del Mantegna. V’è però serio rischio che sia Lazzaro. E se il Cristo non arriva, resterà nella tomba in cui s’è chiuso.
Berlusconi, Salvini e Meloni: se hanno occhio lungo, c’è probabilità che facciano il San Pietro di Caravaggio. Senza compromettersi, ma tenendo il Governo in scacco, basta restare tranquilli. Col cerino in mano lasciato lì dov’è, ma pronti ad avere il ruolo di custodi della Repubblica, tenendo in mano le chiavi e sventolando il senso di responsabilità.
Zingaretti: se hai una idea la mantieni, non la cambi in continuazione e non fai un tagli e cuci dell’arco parlamentare che dovrebbe sostenere il Governo. Metaforicamente: una tela dell’artista moderno Fontana. In cui è rimasto però solo il taglio.
Ma tranquilli: nessuno di loro ha studiato Storia dell’Arte, benché siano artisti della politica. Per cui, da domani, saranno al “lavoro” per lasciare tutto esattamente come era, citando il Gattopardo.
Il problema serio e reale, però, è che noi ci siamo ammalati. Davvero e sul serio, non perché immaginari come in Moliére. Noi gente comune speriamo solo che qualcuno trovi concretamente una cura. Di morti ne abbiamo avuti già abbastanza”.

Laura Giulia D’Orso

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