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Lara Comi, il dettaglio delle accuse e la difesa del suo avvocato

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MILANO – Emergono i particolari che ieri ha portato la Procura di Milano ad indagare l’eurodeputato di Fi Lara Comi.

Nell’impostazione dell’accusa, il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti sarebbe cosi’ andato a foraggiare in modo illecito, senza dichiararlo nei termini stabiliti dalla legge, la campagna elettorale dell’azzurra che punta al terzo mandato a Bruxelles. Tutto regolare secondo l’avvocato Gian Piero Biancolella, che difende la politica: “Non c’era nessun motivo per simulare un contributo elettorale. La prestazione e’ stata resa dalla societa’ nell’ambito dell’oggetto sociale e delle specifiche competenze. Contesto con decisione che sussista l’illecito”. Nega ogni addebito pure l’imprenditore che parla di “leale collaborazione con la magistratura”, dopo che ieri i pm lo hanno sentito fino a tarda sera come testimone, prima di indagarlo. Il nome di Lara Comi era gia’ emerso dalla lettura dell’ordinanza che ha portato a 43 misure cautelari martedi’ scorso. Stando a quanto emerso da alcune intercettazioni, definite “rilevantissime” dagli inquirenti, l’azzurra avrebbe ricevuto 38 mila euro per contratti di consulenza da parte dell’ente per il lavoro e la formazione Afol “dietro promessa di retrocessione di una quota parte” a Gioacchino Caianiello, ritenuto il presunto “burattinaio” delle trame corruttive, e a Giuseppe Zingale, direttore dell’ente che fa capo a Milano Citta’ Metropolitana. Un episodio, questo, sul quale sono in corso accertamenti. Prosegue intanto la febbrile attivita’ degli inquirenti che continuano a sentire persone tra il quinto e il sesto piano del Palazzo di Giustizia.

Da registrare anche che il gip Raffaella Mascarino ha revocato la misura cautelare dell’obbligo di presentazione negli uffici della polizia giudiziaria a due indagate che avrebbero ammesso i fatti a loro contestati. Una e’ Paola Saporiti, l’assessore al Commercio di Cassano Magnago (Varese)
finita nell’indagine assieme alla sorella Giovanna, nominata nel collegio sindacale di Alfa srl, societa’ locale a capitale pubblico. Dagli atti era emerso che la donna aveva consegnato una busta contenente 5 mila euro al forzista Gioacchino Caianiello, ritenuto il “burattinaio” delle trame corruttive, spiegando che si trattava della “decima parte dell’incarico ottenuto dalla sorella Giovanna Saporiti” nella societa’ pubblica. In un’intercettazione, spiegava di avere preferito non fare bonifici per evitare che il pagamento illecito venisse rintracciato (“io ti devo questo, e’ la famosa decima, cosi’ non si vedono bonifici”). E’ stata revocata la misura anche per Marta Cundari, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Gallarate che, assieme ad altri indagati, avrebbe consentito all’assessore all’urbanistica Alessandro Petrone, tra gli arrestati, “di ingerirsi nelle scelte di loro competenza”.

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