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L’ANALISI – Ma perché il centrodestra continua a perdere.. a casa propria? Non bastano i processi a Salvini- Di Fabrizio Provera

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E’ il tema (politico) del momento. Perché il centrodestra perde sempre più spesso le proprie (antiche) roccaforti, specie nel Milanese e in Lombardia?

Legnano, Corsico, Lecco (sebbene per 30 voti), Cuggiono e Vittuone (grazie alle divisioni interne), ma prima ancora Varese, Bergamo, Brescia, Mantova, Cremona..

L’elenco sarebbe lungo. Non servono analisi raffazzonate o posticce. Il fenomeno è invalso da anni anche a sinistra (dove in Toscana ed Emilia sono già cadute parecchi fortini rossi, oppure a parti invertite basti pensare a fortilizi lombardi come Sesto o Cinisello, o Cologno Monzese, ormai saldamente in mano a Lega e cdx).

L’alternanza di colore amministrativo è ormai un dato di fatto, acquisito ed assodato.

Ma nel mirino di osservatori e leader politici, specie di centrodestra, nelle ultime settimane (ossia dalle Regionali ad oggi) nel mirino sembra esserci soprattutto il leader della Lega, Matteo Salvini.

Ed allora ecco Giovanni Toti, rieletto trionfalmente nella fu rossa Liguria, rilevare che a Salvini manca la capacità di esprimere una leadership corale.

Il Tempo in edicola oggi fa filtrare che ” tra dirigenti e parlamentari leghisti si è registrato grande entusiasmo per il modo in cui il segretario ha gestito l’udienza preliminare di Catania, senza attaccare frontalmente i giudici e gli ex colleghi di governo. Ma la doccia fredda dei ballottaggi – soprattutto il risultato in Lombardia e al Sud – ha “spento” ogni soddisfazione. Non che si metta realmente in discussione la leadership di Salvini, ma nei gruppi parlamentari, tranne pochi “falchi”, come Claudio Borghi e Alberto Bagnai, ormai tutti condividono la riflessione di Giancarlo Giorgetti sulla collocazione della Lega in Europa e sulla necessità di un movimento del partito verso posizioni più moderate, di centro. Posizione condivisa anche dagli amministratori, a partire dai governatori Luca Zaia, Attilio Fontana e Massimiliano Fedriga. Senza mettere in discussione la “generosità” del capo, che “non si risparmia” per il partito, una virtù che tutti gli riconoscono, i leghisti chiedono un ritorno alla centralità del buongoverno sul territorio e la definizione di una strategia più strutturata che non sia solo la leva sul consenso da “celebrity” di Salvini. E, in molti, tra i più vicini, gli chiedono di rallentare il passo, riposarsi, preoccupati per il suo stato di salute perché non si può arrivare la domenica sera “cotti in diretta da Massimo Giletti” dopo una settimana di flebo di cortisone per curare l’infiammazione alla spalla provocata dai troppi selfie. Anche sulla collocazione in Europa e sullo spazio da occupare al centro, nessuno si esprime in chiaro, ma le posizioni di Giorgetti sono abbastanza condivise, anche se è chiaro che si tratta di un processo lungo, che non si può avviare dall’oggi al domani.

Salvini è più scettico e anche oggi ha ribadito che non ha alcuna intenzione di entrare nel partito popolare europeo. Ma, tra gli ex lumbard, buona parte di parlamentari ed europarlamentari non sarebbe contraria ad avviare un dialogo con la nuova leadership della Cdu tedesca come propone Giorgetti. L’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio – il leghista che da più tempo siede in Parlamento – ha fatto sentire la sua voce anche oggi. “La politica è fatta così, si vince o si perde. Dire che abbiamo vinto in Lombardia non è vero – ha ammesso Giorgetti -. Se abbiamo perso abbiamo perso. Noi non siamo mica di quelli che quando perdiamo diciamo che abbiamo vinto”.

 Ultimo ed altro tema è il Sud. La Lega non solo non sfonda, ma nelle ultime consultazioni elettorali ha perso tanti voti rispetto al dato storico delle Europee del 2019. Nel partito è condivisa la riflessione che ora occorre superare lo schema del commissario lombardo inviato al Sud (tra gli altri, Stefano Candiani in Sicilia, Nicola Molteni in Campania, Christian Invernizzi in Calabria). Occorre “coltivarsi” una classe dirigente in loco”, scrive Il Tempo.

Ma è poi così giusto addossare tutte le colpe alla Lega e a Salvini, dimenticando che Forza Italia viaggia ormai da anni a toccare sempre nuovi minimi storici, mentre la ricerca di un’offerta di centro impegna da lunga pezza molti esponenti politici che ad oggi NON hanno ancora trovato una soluzione?

Banale, ma necessario, rammentare che la progressiva uscita di scena di Silvio Berluasconi ha prodotto e sta producendo danni irreversibili, al fu perno dei moderati, ossia il partito azzurro.

 

Tuttavia ieri, conversando sulla pagina Facebook di un giovane politico di centrodestra abituato a ‘pensare’ come Luca Vezzaro, reduce dalla disfida di Legnano persa a fianco di Carolina Toia, abbiamo voluto lanciare lo sguardo oltre.

E allora chiediamoci perché alla primazìa elettorale CHIARA del cdx a ogni elezione sovracomunale in Lombardia NON corrisponde MAI una uguale primazìa a livello comunale. Perché il cdx perde a Varese (diamine, Varese!!), Lecco, Brescia, Bergamo e in decine di altri luoghi dove alle Europee e alle Regionali Pd e csx non vedono palla? Le spiegazioni, necessariamente, sono diverse. La prima (in questo caso non calzante per Legnano..) è che, va detto, le classi dirigenti locali del Pd sono spesso migliori assai. C’è anche una ragione sociologica: i migliori esponenti del cdx si dedicano all’impresa o alla professione, i migliori del csx non disdegnano quasi mai l’impegno politico. In 30 anni (ahimè..) di cronaca politica lo posso dire. Il cdx ha eletto pletore di imbecilli. Il csx, meno. Eppoi.. Abbiamo liquidato i partiti (tranne la Lega, unico modello partitico ‘leninista’ rimasto, e la mia Fdi in fase di rafforzamento ma figlia di un modello fortunatamente fecondo di selezione e militanza), abbandonandoci ad una improvvisazione momentanea fatta di liste e listarelle che nascono e muoniono in un amen. La sinistra e le sue galassie sono invece troppo spesso più organiche e capaci di mobilitare il consenso. Da ultima, la questione più cogente: la cultura e la (meta)politica. Finché NON csi capirà  che le vittorie elettorali non si costruiscono in 30 o 60 giorni di campagna elettorale, ma su progetti di ampio respiro, frutto di elaborazione ed elaborazioni (la ben nota prassi delle IDEE che diventano AZIONE), finché non capiremo che la riflessione, la convegnistica e il ragionamento consentono di arrivare alle elezioni in modo meno affannoso, non cambierà nulla.

Asimmetricamente rispetto a quanto sta accadendo da anni negli Usa, in Italia il centrodestra ed i moderati stanno perdendo la guerrra delle parole (e quelle che in Usa i think thank conservatori chiamano ‘cultural wars’). Se continuiamo a parlare di strade, opere, se non riusciamo a dare un’orizzonte valoriale ai nostri programmi (ed ai manifesti, ed alla comunicazione), non andremo da nessuna parte.

La sinistra, Lorenzo Radice compreso, usa termini, linguaggi e seduzioni comuni (già visti a Cornaredo, che vedremo a Rho, che abbiamo visto a Corsico, che NON sono riusciti ad usare a Parabiago per manifesta inferiorità): quale invece il  linguaggio comune di Lega e cdx? Che cosa, oltre alle leadership individuali?

Insomma.. Abbiamo praterie e tanti anni, purtroppo, per elaborare il lutto della sconfitta (anche se nel 2021 si vota a Milano, e Rho, nel 2022 ad Abbiategrasso e Magenta). Per ovviare a questa deriva, sempre più marcata, abbiamo lanciato l’idea di una sorta di pensatoio sovra comunale NON progressista dove periodicamente si sviscerano i nodi della culture politiche di cdx (quella autonomista e federalista, quella cattolica, quella liberale, quella nazionale e conservatrice: il famoso progetto Crisalide, che Marcello Veneziani lancia sull’Italia Settimanale.. nel 1993)? Magari coordinato da una delle menti più feconde (e meno utilizzate) del cdx nell’ovest Milano, ossia Carolina Pellegrini?

Diversamente, continueremo a leggere- e scrivere- post nei quali la narrazione (che è quella che conta di più) è sempre la stessa, ‘ennesima roccaforte del centrodestra espugnata dal Pd a livello locale’. In Toscana ed in Emilia, a parti invertite, quel processo è già cominciato. Lo dimostra il caso Bonaccini (e la sua ‘reimmaginazione’ curara da Consenso e Daniel Fishman), il boom di Elly Schlein; in America lo sta facendo, in maniera impressionante, Alexandria Ocasio Cortez. Si chiama gramscismo.

Ecco, un centrodestra ed una Lega gramsciani: sarebbe una risposa efficace al processo in corso. Ce la (si) farà? Chissà..

Fabrizio Provera

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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