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La TV Svizzera a Bernate Ticino per un documentario sulla ‘Ndrangheta

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BERNATE TICINO – Passano gli anni, ma non i ricordi. Impossibile dimenticare, per la minuscola Bernate Ticino, quel che accadde nella primavera del 2011. Quando arrivò la Direzione Distrettuale Antimafia perché, in un podere di via San Giorgio, venne consumato un delitto di ‘ndrangheta. Quello di Rocco Stagno, ucciso con tre colpi di pistola nella tenuta di Leonardo Prestia. Quest’ultimo, originario della Calabria, da anni viveva a Bernate Ticino dove conduceva una vita all’apparenza tranquilla da allevatore. L’inchiesta denominata ‘Bagliore’ ha fatto luce su faide e lotte sanguinarie all’interno di famiglie calabresi tra il meridione e l’hinterland milanese. Recentemente la Cassazione ha confermato l’ergastolo a Prestia e agli altri che parteciparono al delitto. Un fatto che fece scalpore e che continua a suscitare interesse, al punto che la TV Svizzera è arrivata a Bernate Ticino venerdì scorso per ricostruire quel che accadde. Ne uscirà un documento importante con testimonianze dirette. Prestia viveva in un casolare lungo la strada sterrata di via San Giorgio, tra Bernate e Castelletto di Cuggiono. Stefano è uno dei suoi tre figli, tutti maschi. All’epoca era poco più di un bambino e ricorda solo che gli portarono via il papà.

“Nel tempo ho cercato di ricostruire tutto e di farmi un’idea – ha detto – Sono fermamente convinto dell’innocenza di mio padre. Se c’entrava qualcosa in quel delitto è solo perché lo hanno incastrato”. Per i magistrati, invece, non vi era alcun dubbio. Sono arrivati a Bernate basandosi sulle affermazioni di un pentito di ‘Ndrangheta, Antonino Belnome. Sono andati a colpo sicuro, come si suol dire. “Ho parlato con mio papà lunedì scorso – continua Stefano – appena posso vado a trovarlo. Si trova nel carcere di Opera. E’ un dolore immenso vederlo in quel posto, lui non sta bene. Faceva tutto lui. Si alzava alle 4 di notte per mungere le vacche e poi andava al mercato. Adesso senza di lui si è fermato quasi tutto. C’è ancora l’insegna ‘Azienda Agricola Prestia’, ma di fatto si fa ben poco. Stasera c’è Inter – Roma a San Siro e noi saremo fuori dallo stadio a vendere i panini”.

Di fatto anche Stefano è una vittima della mafia. Non ha colpe, sa quel che ha letto e sentito dire da un padre che con lui è sempre stato impeccabile. Non conosceva gli individui di cui si parla nell’inchiesta e non ne ha mai sentito parlare. E’ una zona isolata quella di via San Giorgio. Si incontra un altro casolare a pochi metri dall’ingresso nella tenuta dei Prestia. “Impossibile dimenticare quel giorno – racconta un agricoltore – Certo che ci conoscevamo, ci siamo solo noi in questa zona. E siamo sempre andati d’accordo. I miei rapporti con i figli? Ottimi, come sempre. Per quale motivo dovrebbero cambiare?”.

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