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La riflessione di Manuel Vulcano sulle Foibe: che ci convince ma solo in parte

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MAGENTA – Ieri dopo aver riportato per dovere di cronaca le farneticazioni sulle Foibe scritte da un militante della sinistra del territorio – non citiamo più il suo nome e cognome perché non ci piace fare pubblicità gratuita a chi davvero non se la merita – ci è sembrato corretto informare chi nella nostra città, rappresenta il mondo della sinistra e soprattutto il suo fermento giovanile. Così abbiamo chiamato Manuel Vulcano, esponente di spicco Rifondazione Comunista Cantiere Alternativo Giovani (ps visto che la galassia della sinistra radicale è piuttosto articolata e in continuo divenire, chiediamo venia in anticipo nel caso in cui la sigla utilizzata non fosse più quella attuale…).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stimiamo Manuel perché pur da posizioni molto distanti dalle nostre, contribuisce con le sue riflessioni alla costruzione dell’unica dittatura che apprezziamo: quella dell’intelligenza. Da qui il suo contributo alla Giornata del Ricordo. Sia detto: comprendiamo la posizione, non proprio semplice, di Vulcano un po’ tra l’incudine e il martello.

Deve attualizzare il pensiero della sinistra estrema sull’indegno massacro andato in scena sul confine orientale del nostro Paese tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e il periodo immediatamente successivo, ma al contempo non può spingersi troppo in là, per timore di smarcarsi troppo di chi a sinistra, purtroppo, è ancora intriso di un odio che va in primo luogo contro la Persona e la Libertà.

Ne è uscita così una riflessione che ancora una volta parte da un “però…”. Noi crediamo che nel  2019 se si vuole davvero concorrere ad un percorso di pacificazione nazionale non ci si possa aggrappare alla cultura e alla logica dei “però” o derubricare a ‘brutali e deplorevoli eccessi’ per descrivere quanto accadde in quelle terre.  Certo una corretta ricostruzione storica dei fatti è essenziale. Ma piaccia o non piaccia, come è stato ripetuto ieri da alte cariche dello Stato non c’era un “però” dietro alle orrende nefandezze compiute dal regime nazifascista e non ce n’è uno da quanto vigliaccamente compiuto dagli aguzzini di Tito, nelle terre istriano, fiumano e dalmati con la collaborazione dei Partigiani e la connivenza dell’allora partito Comunista Italiano. Criminali gli uni, criminali gli altri.

Se non ci mette un un punto a capo, saremo un Paese perennemente rivolto al passato, che si scarica a vicenda responsabilità, per pulirsi la coscienza su quanto successo oltre settant’anni fa, ma che non potrà mai davvero andare avanti.

F.V

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Oggi l’Italia ricorda le vittime delle foibe e dell’esodo d’Istriani, fiumani e dalmati dalle loro terre durante e dopo la seconda guerra mondiale. 
Dobbiamo studiare la storia in maniera critica e completa,evitare di frammentarla e comprendere senza strumentalizzazioni o revisionismi.
Per rendere giustizia alle vittime innocenti dobbiamo conoscere ed accettare le responsabilità italiane alle quali seguirono poi i brutali e deplorevoli eccessi di cui oggi si discute. Ciò che accadde fu un vero e proprio progetto di ripopolamento del territorio sloveno con italiani. Non mancarono campi di concentramento, torture, orrore e morte nei confronti della popolazione slava. Le barbarie di quel periodo affondano le loro radici nel nazionalismo, nel fascismo e nel devasto della seconda guerra mondiale.
Detto ciò, bisogna evitare di giustificare ciò che è stato dopo con ciò che è stato prima e ricordare con rispetto le vittime innocenti per dare un senso ed un fine al mondo che dobbiamo costruire: fatto di popoli in pace e libero da barbarie e sfruttamento.
Credo inoltre che ogni volta che si discuta di questioni estremamente delicate e sensibili da un punto di vista umano, bisognerebbe affrontarle con profonda attenzione cercando di evitare provocazioni”.

Manuel Vulcano

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