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Dall'archivio:

La Repubblica dei ciccioli

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Lo confesso. Il ministro Poletti mi fa una gran pena. Mi assomiglia a Bruto il terribile, quel marinaio manesco che, nelle strisce di Braccio di ferro, ogni volta che si mette in mostra si piglia su una gerla di castagnate sul grugnone da porco. Povero Poletti Giuliano, prima il cognome poi il nome mi raccomando, ministro a sua insaputa, che stamane ha mandato di traverso l’anoressica colazione di Paolo Gentiloni Silveri, conte di Macerata, Filottrano e Cingoli, transeunte presidente del consiglio dei ministri della repubblica che governa il luogo geografico (così Klemens Wenzel Nepomuk Lothar von Metternich-Winneburg-Beilstein, principe di Metternich-Beilstein) detto Italia. Ora a tal confronto Macerata, Filottrano e Cingoli, son luoghi chiatti, chiattoni, così per richiamare il motto di Vincenzo De Luca, governatore della Campania e di Napoli che, congiuntamente compongono il sesto continente. E cos’ha detto il nostro P.G., pigiando a più non posso la meninge, sotto la gran posse della panza, l’ha buttata lì, quasi fosse al circolo di paese a rosicar ciccioli e lambrusco e non, invece tra gli arazzi del Transatlantico, l’ha buttata fuori dai denti, quasi un raspello incistato di gnocco ritto, che vale di più una partita a calcetto che star lì a smarronarsi spedendo i curricula per i mail, allitterando così carriole e maiali. Ah, il sempiterno porco di cui non si butta niente, dal sangue alla cotica al pelo che fece la fortuna del pennello cinghiale. E sia. Voleva dire, si sa, lui parla da perito rurale, che poi alla fine ciò che conta, per dirla tutta, in soldoni, non è il pezzo di carta ma quelli che si conosce. Se conosci qualcuno arrivi a qualcuno. Vice e versa, se non conosci nessuno, con la carta filigranata e timbrata in bella calligrafia, di una qualche università di quelle del nord, se ti va bene, finisci con il pettinare le bambole. La Valeria Fedeli, ministro delle parrucchiere, l’ha presentata lui, il Poletti, al Conte Gentiloni. “C’aveva la patente da maestra di nido ed in quattro e quattr’otto, in un due per due, l’abbiamo messa su a fare il ministro. Ed era lì fare la guardia alle linee che stavano tirando per la pista ciclabile mentre parcheggiavo la mia ‘cicletta. Non lasciamo per strada nessuno noi e neanche qualcuno. Eppoi, alla sua età, mica che la puoi posizionare alla cassa della coop. Con la sciatica a star seduta gli vien la gamba gigia”. Avanti tutta con brio.

E.T.

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