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La rassegna ‘underground’ di Teatro Icaro ad Abbiategrasso- di Alessandra Branca

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ABBIATEGRASSO – “Può nascere un fiore nel nostro giardino”, titola così la rassegna teatrale di Dedalus in quel di Abbiategrasso.
Non sappiamo se l’ispirazione sia stata tratta proprio dal reperimento imprevisto di questo spazio all’interno della Cooperativa Rinascita di via Magenta da parte di Maurizio Brandalese, attore, autore, direttore della realtà “Dedalus” operativa da diversi anni nel magentino abbiatense, sia in forma privata che in collaborazione con le istituzioni locali.
Ci piace presentare, per quel che possiamo, i nuovi inizi, le sfide, le storie, delle compagnie teatrali che percorrono il nostro territorio; ci piace poiché per tanto tempo, in un passato, creatività e creatività sociale, sembravano valori di poco conto, poco utili alla “crescita” dei paesi, delle cittadine, dei quartieri. Pochi strenui credettero fermamente in queste “strade”, sinché, da alcuni anni ormai, la scuola di “resistenza” di questi pionieri sta dando degli importanti frutti: Fiori e frutti che possono nascere nei nostri giardini, per stretti che siano.
Dedalus propone una scuola ‘underground’, dove i fondatori si sono formati (riferimento importante di Binario 7, Monza Brianza, di Accordino), insieme ad una lunga esperienza con Le Strade del Teatro Urbano, il cui direttore, Luca Cairati ci regala oggi la straordinaria esperienza di Teatro dei Navigli.

In fondo è questa “la strada del teatro”, una strada di contatto umano con il prossimo partendo da se stessi, mettendosi in gioco in totale modalità “onlife” (oggi si dice così!), ossia l’unica modalità che oggi ci può salvare, in un mondo esploso di informazione, informazioni, rappresentazioni narcisistiche e senza vita (senza storia) di un sé invero imploso.

Il teatro è vita continua, interazione continua. Invito alla vita vissuta e sentita in ogni gesto. Quel gesto che poi l’attore “replica” sulla scena, captando ed ostendendo un linguaggio “vivo” che risuona in ogni essere umano.

La abbiamo fatta troppo seria?

Non così pedante come chi scrive, Vanessa Korn, autrice e protagonista dello spettacolo che siamo andati a vedere all’Icaro per saggiare questa stagione di Dedalus, è capace di trasmettere questo e molti altri profondi concetti sul vivere e sulle vite più o meno urbane che si muovono di là dagli schermi e dalle auto-rappresentazioni o dallo sfogliare “i profili” (sempre così frontali!) degli altri sui “social”.
“QUELLI CHE RIMANGONO” – di e con VANESSA KORN
Sulla scia della esperienza – generale ed individuale – della pandemia, Korn si concentra su un soggetto – “Quelli che rimangono” – “messo insieme”, come spunto narrativo, dalla fase di contagi, lockdown e ricoveri o (purtroppo) anche defunti; in verità, ciò che ad ognuno, probabilmente, la pandemia ha saputo mostrare è la deriva di solitudini che il nostro tempo vede e testimonia, spesso proprio attraverso le rappresentazioni “social” : che siano le proprie o quelle degli altri (come non ripensare al famoso ed amato film?).

In altri casi smartphone e tecnologia sono addirittura la flebile attaccatura alla sopravvivenza, come nel caso dei riders, la cui vita è inchiodata ad una chiamata cui è necessario rispondere sempre pronti.

Vite minime, solitudini, “le ultime ruote del carro”, le vite invisibili (!) di tutti i giorni. In queste vite piccole, così tenere a saperle vedere, arriva la malattia, il contagio: proprio o di una persona cara. Una esperienza di perdita, come si dice nella presentazione.

Eppure, in questo giardino può nascere un fiore – come nel titolo di rassegna – e da questo momento in cui tutto si è fermato e qualcuno o qualcosa di caro abbiamo perduto, una cosa può rimanere: il desiderio di sperimentare di nuovo se stessi, il contatto con gli altri, il contatto con noi stessi ed il desiderio di vivere questa preziosa fonte che è la vita che ci è stata data.

Anna, Toby, Tommaso e Lei sono i personaggi interpretati in maniera davvero convincente da Vanessa Korn . Una attrice che cerca di sopravvivere con la propria arte, tra provini e debutti mancati, la portinaia di un condominio che si sa accontentare della cordialità di qualche condomino e ammira i profili Facebook di persone con vite entusiasmanti; il rider sempre sotto pressione per soddisfare le richieste del datore di lavoro, alle prese con i documenti sanitari necessari (ma non così scontati per chi una residenza non abbia…) per continuare a lavorare; ed infine Tommaso, l’adolescente rinchiuso nella sua stanzetta, alle prese, invece, con il confezionamento di video per il canale da “influencer”.

Tutti questi personaggi cercano quotidianamente di rispondere alle aspettative dei media, provano le vie che il mondo offre a piene mani (e vuoti a rendere)… ma nessuno di loro è veramente tagliato su quei modelli. Nelle loro piccole esistenze, questi invisibili, questi “perdenti”, attraverso un evento “di perdita”, percepiscono che una vita, magari non speciale, ma diversa, scorre dentro di loro. Ed è attraverso la relazione, semplice, non filtrata, in prima persona, che questa vita sa trovare da sé la strada per far nascere un fiore.

Aggiungeremo che l’autrice, Vanessa Korn, ha saputo cogliere, davvero come fiori o petali, quattro spaccati di vite davvero molto attuali e reali. Da questi quattro “quadri” sa intrecciare temi e far emergere sentimenti cui dovremmo davvero prestare attenzione. Momenti in cui più che esibire od esibirsi è necessario ascoltarsi, ricontattare la propria potenzialità vitale; la cui chiave spesso sta nella relazione con i nostri simili, con chi vive gli spazi urbani, sociali, familiari, amicali, vicino a noi. Un vicino che si raggiunge con il proprio corpo animato più che con un video accattivante.

Vanessa Korn è anche l’attrice di questo testo. Dovremmo aggiungere un aggettivo, bravissima. Un talento intelligente, da cui si intuisce il grande mestiere ma anche l’amore per il teatro, il rapporto con il pubblico. Attrice del proprio testo, fa dell’empatia con i personaggi una qualità in più della notevole recitazione. Recitazione e drammaturgia ben intrecciate in un approccio che non vuole trovare sentimenti “tragici” o strillati: ma la forza di mutamenti, piccole e cruciali prese di coscienza, che “accadono” in un quotidiano comune, anonimo; un fiore sul balcone.

Una grande capacità attoriale – in cui è evidente, lo dice lei stessa ma noi non possiamo che confermare, la capacità di “usare la voce” – in una regia (Francesca Gemma) semplice ma ben impostata nelle tempistiche e nel dipanarsi dei temi. Vanessa “attacca” in minore ma nel giro di poche battute siamo già stati catturati dalla modulazione della sua voce e, di conseguenza, nella drammaturgia. Ottimo anche l’intervento delle musiche ed il sound design dello spettacolo (FA.DE. Music Production).

Lo spettacolo della Korn è stato il decimo appuntamento di una rassegna di monologhi, di giovani e bravi autori, indipendenti. Una situazione teatrale raccolta, sedie in sala, americane; una pedana nera, regalata a Dedalus proprio dall’ “usato” di Binario7 , neri i pannelli della scena, l’attore e ed il suo testo, essenzialità degli oggetti in scena, immancabile, un leggio. Una formula che ha lunga tradizione nel capoluogo e che ci fa piacere poter trovare e vivere anche dalle nostre parti. Un teatro urbano a tutti gli effetti. Non a caso il pubblico è fatto di molti giovani, oltre che di estimatori. Un teatro “leggero”, multiforme (la rassegna si compone di diversi generi, teatro di narrazione, teatropoesia, commedia dell’arte, stand up, teatro d’attore…) ma non per questo meno importante o superficiale nei temi. Anzi!

Per conoscere l’intera rassegna e la realtà Dedalus Teatro rimandiamo al sito www.dedalusteatro.it ed ai canali social dell’associazione.

 

 

Alessandra Branca ©2022

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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