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La povera Diana morta di stenti. Il GIP: “Nessun disagio psichico, sempre cosciente”

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Giudice nega l’ingresso in carcere a due consulenti della difesa della donna accusata di omicidio

 

MILANO – “L’indagata non ha mai avuto, nella sua vita, nessuna storia di disagio psichico né tanto meno di psico-patologia, e che anche dopo l’ingresso in carcere, come attestano le relazioni del Servizio di psichiatria interna (del carcere di San Vittore, ndr), si è sempre dimostrata consapevole, orientata e adeguata, nonché in grado di iniziare un percorso, nei colloqui psicologici periodici di monitoraggio, di narrazione ed elaborazione del proprio vissuto affettivo ed emotivo, come attesta in particolare la relazione del 2 agosto 2022”. E’ con questa motivazione che il gip di Milano Fabrizio Filice ha respinto l’istanza dei difensori di Alessia Pifferi che chiedevano l’accesso al carcere di due consulenti tecnici per un accertamento neuro-psichiatrico sulla donna accusata di omicidio aggravato per aver ucciso la figlia Diana di soli 18 mesi.

 

Gli avvocati Solange Marchignoli e Luca D’Auria chiedevano un accertamento di tipo “neuroscientifico- cognitivo” più che strettamente psichiatrico, richiesta alla quale si è opposta la procura, con i pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro, consegnando tre relazioni del Servizio di psichiatria interna al carcere dalle quali “emerge una condizione psichica dell’indagata del tutto nella norma”.

 

Il prossimo 14 ottobre difesa e procura si ritroveranno nell’aula al settimo piano del gip Filice per concludere la nomina dei consulenti che dovranno eseguire l’incidente probatorio: verrà nominato (oltre ai professionisti già indicati nella scorsa udienza) un genetista per procedere all’analisi del contenuto del biberon, di una bottiglia d’acqua e della boccetta di En (benzodiazepine) trovati accanto alla culla della piccola morta.

 

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