Dopo il politicamente corretto, arriva ora il musicalmente corretto. La colonizzazione delle menti procede di conserva con quella dei timpani. Nulla deve rimanere escluso dai processi di uniformazione planetaria che vanno sotto il pudico e altamente edulcorante nome di “globalizzazione”. È accaduto realmente. L’ha riportato per primo, in maniera tempestiva, “Il Fatto Quotidiano”. A Vienna quest’anno verrà cambiato il finale della celeberrima “Marcia di Radetzky”. Già questo, di per sé, è uno scempio. Ma lo è, a maggior ragione, se si considera l’aberrante motivazione addotta dai pretoriani del verbo unico politicamente e musicalmente corretto: il finale della Marcia di Radetzky andrebbe modificato, giacché esso è palesemente “nazista” (sic!).

L’apoteosi di autorazzismo e oikofobia
È l’apoteosi di quella figura patologica che Roger Scruton ha opportunamente appellato “oikofobia”, ossia la paura per il proprio, mascherata dietro l’amore per il diverso. È, per così dire, una forma patologica di autofobia, dalla quale si evince come il “tramonto dell’Occidente” codificato da Osvaldo Spengler sia piena realtà. È sotto gli occhi e, ultimamente, sotto le orecchie di tutti. L’Occidente in balia del nichilismo sta precipitando nell’abisso. E appella “libertà” tale precipitare rovinoso.
La profezia di Nietzsche
Si attua, in tal guisa, la svalorizzazione di tutti i valori profetizzata da Nietzsche e implicante l’autofobica negazione di sé, della propria provenienza, delle proprie radici, della propria identità: il tutto, come dicevo poc’anzi, è giustificato in nome dell’amore per l’Altro. È questo l’alibi con cui l’Occidente nichilistico giustifica la perdita di se stesso. L’ho detto e lo ridico, sintetizzandolo in due corollari: (a) il nemico non è chi ha un’identità forte, magari diversissima dalla nostra, ma chi, non avendo identità, non può sopportare la sopravvivenza di alcuna identità; (b) solo chi ha un’identità forte può dialogare con quelle altrui e rispettarle.

La vicenda tristissima della Marcia di Radetzky esemplifica nel modo più limpido il piano inclinato lungo il quale l’Occidente tutto sta scivolando a velocità sempre crescente. È, purtroppo, solo l’inizio. Ne vedremo e ne sentiremo – è il caso di dirlo – delle belle.

Diego Fusaro (da Il Primato Nazionale)