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La Lombardia e la bergamasca con i suoi centri nevralgici furono definiti periferia – Tutti gli errori commessi durante la pandemia. Di Laura Giulia D’Orso

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Dai 95 verbali desecretati del Cts emerge un filo conduttore comune sulla pandemia: errori, esitazioni, sottovalutazioni, confusioni, silenzi.  Finalmente sono stati desecretati dopo parecchi tentennamenti le riunioni tenutesi durante l’emergenza Covid-19 dal Cts, il Comitato tecnico scientifico, istituito il 3 febbraio e coordinato da Agostino Miozzo.

 

Decisioni che hanno condizionato gli ultimi sette mesi della vita di un intero popolo. Verbali di riunioni che inizialmente si svolgevano ogni due o tre giorni poi diventate pressoché quotidiane.

Riunioni dal 7 febbraio al 20 luglio ma ancora ne mancano alcune per questione di privacy e sicurezza.

RIASSUMO PER GRANDI LINEE

CONTAGIO IN ESPANSIONE – La prima riunione del comitato si svolge il 7 febbraio e già si rileva «in modo inequivocabile», che «il livello di propagazione in Cina di 2019-Covid è, negli ultimi giorni, in una fase di velocissima espansione».

LO STUDIO DEI DATI E DELLE TERAPIE INTENSIVE – Terza riunione, il 12 febbraio. Il Comitato Tecnico inizia a chiedere se gli ospedali sarebbero pronti in caso di forte impatto pandemico in Italia. Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler presenta i dati dello studio in cui prevede che le terapie intensive sarebbero andate in crisi e i morti sarebbero stati tra i 35mila e i 60mila. Attualmente sono 35.518. (il Presidente Conte impari i numeri, si parla di persone non di oggetti!)

NESSUNA MISURA ADOTTATA PER IL VETTORE DEI VOLI – Continuano le sottovalutazioni. Il 14 febbraio il Cts a proposito di un passeggero italiano che a Düsseldorf si vede rifiutare l’imbarco sul volo per l’Italia perché proviene dalla Cina dice che «l’avallo e la generalizzazione di simili misure restrittive risulterebbe al momento non giustificato». Non era difficile immaginare che molti spostamenti a lungo raggio avessero tappe intermedie!

 

UN CAMBIO RILEVANTE SUL CONTAGIO – Il 21 febbraio è il venerdì del «paziente 1» a Codogno. Il Cts «prende atto» della novità e parla di «cambiamento rilevante del quadro epidemiologico nazionale». Pertanto suggerisce di adottare misure di contenimento e di controllo aggiuntive come «la quarantena per chi abbia avuto contatti stretti con positivi negli ultimi 14 giorni» e la «chiusura delle scuole».

e qui si comincia il tracollo

DATI PERIFERICI INSUFFICIENTI – Il 24 febbraio il Cts «prende atto dell’incremento rapido del numero totale dei contagiati, in Lombardia» anche se «i dati che arrivano dalla periferia sono insufficienti per definire un preciso profilo epidemiologico dell’epidemia».

Dalla periferia?! Roma Caput Mundi?

NIENTE NUMERI ALLA STAMPA – Sempre il 24 febbraio, il Cts diventa omertoso e suggerisce «massima cautela nella diffusione del documento (il «piano di organizzazione della risposta dell’Italia in caso di epidemia» il cui punto più importante riguarda l’allestimento delle rianimazioni, ndr) onde evitare che i numeri arrivino alla stampa».

TAMPONI NON NECESSARI – Ancora il 24 febbraio. Il Cts «evidenzia che in assenza di almeno tre sintomi conclamati il test non è giustificato, in quanto non fornisce un’indicazione indicativa ai fini clinici ai sensi delle definizioni di caso». Molti vengono rimandati a casa come da protocollo sanitario.

ALZANO E NEMBRO APERTE – Il 26 febbraio una riunione fatidica: il Cts si interroga se estendere le restrizioni in quel momento limitate a poche aree della Lombardia, ma alla fine decide che «non vi siano le condizioni» per farlo e che «non siano necessarie nuove misure restrittive». Si decide qui il destino di Alzano e Nembro, che restano città aperte e diventeranno cimiteri.

 

MASCHERINE NO – Il 28 febbraio nuovo divieto per Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna ma l’uso delle mascherine è consigliato «solo se si sospetta di essere malato o si assiste persone malate». Il 1° marzo il Cts però «esprime la raccomandazione generale che la popolazione, per tutta la durata dell’emergenza, debba evitare strette di mano e abbracci».

PIÙ POSTI LETTO – Nella stessa riunione si enfatizza la necessità di «incrementare i posti letto» disponendo un aumento del 50% in terapia intensiva e del 100% nei reparti di pneumologia e malattie infettive. Il 2 marzo il ministro Roberto Speranza chiede di «stimolare la consapevolezza delle responsabilità individuali nei comportamenti quotidiani dei cittadini».

ALZANO SITUAZIONE FUORI CONTROLLO – Il 3 marzo si parla ancora di Alzano e Nembro. Stavolta il Cts pare aver cambiato idea e suggerisce di «adottare le opportune misure restrittive già adottate nei comuni della zona rossa anche in questi due comuni». Ormai è tardi. E comunque la zona rossa là non arriverà mai.

CHIUDERE LE SCUOLE – Il 4 marzo si parla di chiusura delle scuole ma il Cts considera che «non esistono al momento dati che indirizzino inconfutabilmente sull’utilità» di questa misura. La Provincia di Monza e Brianza intanto aveva già deciso di chiudere.

Il 5 marzo il ministro della Salute Roberto Speranza bacchetta i membri del comitato perché «sono state diffuse notizie relative al contenuto delle decisioni del comitato stesso che hanno causato sconcerto e disorientamento nell’opinione pubblica». Peccato che sia stata la paura la nostra migliore difesa dal virus.

MASCHERE AL LAVORO – Il 13 marzo arriva un no alla mascherina obbligatoria per i lavoratori, eccetto che per gli operatori sanitari. «Per le rimanenti attività quotidiane – scrivono gli esperti – non vi sono evidenze scientifiche per raccomandare l’uso delle mascherine».

“CI DIMETTIAMO” – Il 15 marzo il Cts difende se stesso, rinnovando «con fermezza la necessità di una norma di salvaguardia che tuteli l’operato dei membri del Cts rappresentando che, in mancanza di essa, il Cts rassegnerà le dimissioni in maniera il proprio mandato».

MANCANO I REAGENTI – 24 marzo, in piena pandemia nota il CTS «Ulteriore elemento critico è la ripetuta segnalazione di carenze nella disponibilità di reagenti necessari per l’esecuzione di questi test che potrebbe acuirsi vista l’elevata domanda internazionale».

“STATE ZITTI” – Il 22 aprile il Cts fa i conti con nuove fughe di notizie al suo interno, e viene ricordato a tutti i membri che accettando l’incarico hanno firmato un «patto di riservatezza, mai sospeso». Il 3 maggio nuovo scontro frontale con il commissario Arcuri, che in una lettera al Cts pretendeva tempi certi e documentati per i pareri sui Dpi. Il Cts esprime «grande preoccupazione e profondo rammarico» e segnala al ministro che «numerosi membri hanno ipotizzato di rassegnare le proprie dimissioni».

SI LITIGA SUL LOCKDOWN

Il Cts viene investito il 16 maggio delle ipotesi di ripartenza delle attività produttive e si spacca. Il verbale dà atto che c’è stato un «acceso dibattito interno» e che il documento proveniente dalla Conferenza delle Regioni, che premono per la riapertura, «acuisce la discussione interna». Alla fine non si decide niente e si convoca Speranza.

DUBBI SUI MORTI – Ci sono troppi morti per Covid nelle statistiche? Il Cts ne sembra convinto, tanto che il 12 giugno chiede all’Istituto superiore di sanità un approfondimento su decessi «per definire se essi siano direttamente correlabili al virus o a cause o patologie indipendenti».

 

Il 16 luglio il comitato esamina l’ultimo decreto governativo sulle manifestazioni e scrive testualmente che «sembra essere superata la necessità di mantenete il contingentamento numerico precedentemente indicato».

Voglio rammentare che il Comitato Tecnico Scientifico fornì come da richiesta le informazioni mediche e sanitarie da approntare ma che fu la politica ed il Presidente Conte che come egli stesso disse: ”Ho agito sempre seguendo le linee guida in scienza e coscienza e me ne assumo le responsabilità.”

 

qui tutti i 95 verbali desecretati:

http://www.protezionecivile.gov.it/attivita-rischi/rischio-sanitario/emergenze/coronavirus/verbali-comitato-tecnico-scientifico-coronavirus

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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