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La Giustizia ai tempi del Corona Virus. Di Giovanni Marradi

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Vi confesso che prima di scrivere questo articolo sono stato preso dallo sconforto. Ho cercato di raccogliere tutte le comunicazioni pubblicate sui siti dei Tribunali di Pavia e Milano, della Corte di Appello di Milano e della Procura della Repubblica Milanese e relativi alle disposizioni resasi necessarie per il Corona Virus. Mi sono trovato ad esaminare e raccogliere più di trecento pagine che concernono le cosiddette “linee guida” e alcune convenzioni tra gli Ordini degli Avvocati territoriali e gli Uffici Giudiziari. Se calcolate che in Italia vi sono 26 Corti di Appello e 165 Tribunali potete immaginare la mole di documenti uscita dagli Uffici Giudiziari. La Giustizia, così come la scuola, l’ordine pubblico e la sanità costituiscono i pilastri sui quali si regge lo Stato. È indubbio che i primi provvedimenti sulla pandemia timidi e contraddittori hanno interessato i Tribunali e gli altri Uffici Giudiziari. Al momento dell’inizio delle restrizioni, ad esempio, la Procura della Repubblica di Milano si è “blindata” rendendosi inaccessibile fisicamente agli Avvocati e alle parti private mentre proseguivano i giudizi. Così, per qualche giorno alcune migliaia di persone hanno continuato a recarsi nei Palazzi di Giustizia e alcuni Magistrati si sono ammalati, come due Presidenti di sezione. Successivamente i vari provvedimenti del Governo hanno, sostanzialmente paralizzato fino all’11 Maggio 2020 l’attività giudiziaria. Sono rimaste escluse alcune particolari attività civili relative alla tutela dei minori e le attività relative ad alcuni procedimenti penali in particolare quelli attinenti ad imputati detenuti o alle convalide di arresto.

Per quanto riguarda gli altri procedimenti penali sono stati oggetto di una serie di rinvii, anche perché in un primo momento si era ritenuto che le limitazioni alla circolazione fossero più contenute nel tempo mentre, come tutti sanno, si sono successivamente prolungate. Una prima misura è stata quella della sospensione dei termini e della prescrizione fino all’11 Maggio, dopodiché i termini hanno ripreso a decorrere. In particolare i procedimenti penali che erano fissati nella fase di blocco, sono stati tutti rinviati in autunno-inverno mentre si sono arrestate, per evidenti motivi, anche logistici, l’emissione dei nuovi decreti di citazione diretta a giudizio. Aggiungiamo, poi, che, come ciliegina sulla torta, un incendio e un ‘ingente perdita d’acqua hanno interessato il settimo piano del Palazzo di Giustizia di Milano paralizzando l’attività dell’Ufficio GIP. Non è difficile prevedere che la fissazione di nuovi procedimenti penali andrà incontro ad una dilazione di qualche mese. I rinvii interessano tutti gli Uffici Giudiziari. Ad esempio un’udienza fissata per il 02 Aprile avanti una sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, risulta rinviata di ufficio all’11 Gennaio 2021. L’emergenza Corona Virus ha portato alla previsione legislativa di alcune modifiche relative allo svolgimento delle udienze sia civili che penali. In particolare, per quanto riguarda le udienze civili è prevista l’udienza informatica da remoto e la trattazione scritta di alcune cause. Addirittura alcuni Tribunali hanno previsto una sorta di “conferma scritta” delle parti nei giudizi di separazione consensuale e divorzio congiunto, soluzione ritenuta inaccettabile da altri Tribunali tra i quali quello di Milano.

Come molti di voi sapranno dal 2013 è stata introdotta l’informatizzazione del processo civile per cui tutti i depositi degli atti, dei documenti, le iscrizioni a ruolo, e la costituzione delle parti avvengo attraverso una Consolle telematica. Il giudizio su questa impostazione è nettamente favorevole in quanto sono stati eliminati molti accessi degli Avvocati agli Uffici Giudiziari per effettuare i depositi e svolgere alcune delle attività richieste per la gestione del giudizio. Naturalmente il sistema è stato organizzato “all’italiana” per cui ogni tanto il sistema rimane sospeso due o tre giorni per “manutenzione” e tutta una serie di attività debbono comunque svolgersi a palazzo di giustizia. Anche perché, ad esempio, le copie autentiche che servono per eseguire le sentenze, se paragonate il peso, costano più dell’oro, e quindi lo Stato è come al solito più attento alle sue casse che alla rapidità e all’efficienza. Peraltro, dopo sette anni dall’introduzione del processo telematico il Ministero di Grazia e Giustizia non è ancora riuscito ad applicarlo ai Giudici di Pace che rimangono in una sorta di limbo mezzo telematico e mezzo manuale.

Come si diceva il governo ha deciso l’introduzione – non si comprende se solo per l’emergenza o anche successivamente – delle udienze tenute da remoto. Naturalmente lo stesso Stato che non è riuscito in sette anni ad informatizzare il Giudice di Pace pretende che in quattro e quattr’otto si tengano le udienze telematiche “da remoto”. Ovviamente non c’è nessuna piattaforma pubblica e dedicata, anche perché sarebbe impensabile realizzarla in tempi brevi con le limitazioni imposte dalla pandemia.

Dunque tutti gli Avvocati italiani si dovranno “arrangiare” predisponendo delle postazioni nei loro studi e utilizzando strumenti commerciali come Skype. Oltre all’esborso che molti Avvocati dovranno fare per adeguare i loro strumenti informatici di studio (ad esempio le web cam sono introvabili…) dovranno abbonarsi alle piattaforme private scelte dal Ministero di Grazia e Giustizia. L’abbonamento più completo a una di queste piattaforme costa 143,00 Euro all’anno e, considerando gli studi associati o le condivisioni si può ragionevolmente ritenere che almeno centomila avvocati dovranno sottoscrivere l’abbonamento. Sono quattordici milioni di euro, ventotto miliardi delle vecchie lire, che usciranno oggi dalle esauste casse degli studi legali per svolazzare allegramente nelle pingui casse delle multinazionali dell’informatica. Ovviamente non sarà assolutamente semplice coordinare anche solo a livello di orario le udienze telematiche.

È poi prevista una forma di trattazione scritta, anche questa in via telematica. Staremo a vedere. Dall’11 Maggio, peraltro, sono stati riaperti i Tribunali ma gli Avvocati dovranno prenotare gli accessi in cancelleria con problemi e disagi abbastanza evidenti. Si tenga, comunque, presente che anche le udienze civili programmate nel periodo di chiusura, sono state rinviate nel periodo autunnale e, quindi è facile dedurre che la durata delle cause avrà un incremento di almeno un anno. Infine alcune attività sono state sospese e rinviate in “blocco”.

L’ esecuzione degli sfratti è stata sospesa sino al 01 Settembre 2020 e solo dopo tale data gli Ufficiali Giudiziari riprogrammeranno gli accessi. E’ chiaro che nel periodo di pandemia lo Stato non poteva decidere di allontanare dalle abitazioni gli inquilini morosi, ma d’altro canto i proprietari che da uno o due anni non percepiscono alcun canone di locazione resteranno buggerati ( come normalmente gli italiani onesti) non potendo entrare nella disponibilità delle case di loro proprietà.  Lo stesso ordine di ragioni ha portato alla disposizione per cui tutte le aste immobiliari dei procedimenti esecutivi non potranno essere fissate che successivamente alla data del 01 Novembre 2020 in tutti quei casi in cui (e sono la maggioranza) i debitori esecutati risiedano nell’immobile oggetto del pignoramento. Anche in questo caso non è difficile prevedere che i procedimenti di esecuzione immobiliare già lunghi subiscano un ulteriore prolungamento di uno-due anni.

È stata anche prevista la possibilità dello svolgimento da remoto delle udienze penali, situazione già realizzatasi per quanto attiene alle udienze di convalida degli arresti. In particolare, gli Avvocati difensori e gli arrestati hanno partecipato alle udienze da postazioni predisposte presso le Forze dell’ordine e collegate con i Giudici ai quali era assegnata la valutazione della legittimità dell’arresto o del fermo e le decisioni conseguenti. Questo tipo di udienze, resosi necessario per la pandemia e l’indifferibilità della convalida vorrebbe essere esteso da molti settori della Magistratura anche dopo la fine dell’emergenza. Gli Avvocati sono assolutamente contrari in quanto si snaturerebbe l’immediatezza del processo penale rendendo difficile la corretta percezione di atti e comportamenti che solo nella realtà si può realizzare.

Anche sotto questo profilo il futuro ci dirà se il processo penale che coinvolge alcuni dei diritti fondamentali dell’uomo ritornerà nell’alveo della normalità o prenderà una piega virtuale ed informatica. Occorre in merito ricordare che nel processo penale ante Corona Virus potevano essere effettuati in via telematica solo gli avvisi e le comunicazioni ai difensori, restando ogni altra notifica agli imputati e alle altre parti private soggetta alle normali notifiche effettuate dagli Ufficiali Giudiziari o dalla Polizia Giudiziaria. Attualmente è consentito ai difensori di proporre istanze e inviare memorie anche a mezzo della loro posta certificata.

Questa nuova facoltà ha integrato i rapporti telematici che già esistevano, ad esempio tra alcune Procure della Repubblica, come quella di Milano e i difensori. Infatti il difensore nominato poteva richiedere notizie sullo stato del procedimento e, ad esempio, la Procura della Repubblica di Milano provvedeva in poche ore a comunicare i dati richiesti rendendo inutile gli accessi fisici dei difensori stessi a Palazzo di Giustizia. Ciò, però, non era possibile presso altre Procure della Repubblica, come quelle di Pavia o Busto Arsizio. A mio giudizio la situazione di emergenza dovrebbe portare alla possibilità per il difensore nominato di interloquire ed interagire in via informatica con gli Uffici giudiziari. Per fare un esempio prima dell’emergenza il difensore nominato di un indagato doveva fisicamente accedere all’Ufficio deposito atti, farsi comunicare il numero del procedimento e il nominativo del Sostituto Procuratore al quale era assegnato il fascicolo, quindi andare nella segreteria del Magistrato e depositare la nomina cartacea. Chiunque comprende che l’interrogazione da remoto e il deposito telematico della nomina, favorirebbero la velocità e ridurrebbero drasticamente l’accesso degli Avvocati a Palazzo di Giustizia. 

Lo stesso potrebbe avvenire per la richiesta delle copie degli atti che già è possibile previa domanda da depositare negli Uffici. L’emergenza, quindi, potrebbe essere l’occasione per un maggior incremento dell’informatizzazione nel processo penale, salvaguardando però l’udienza con la presenza fisica di tutti i soggetti partecipanti al giudizio. Rimane, infine , da chiedersi cosa succederà dell’attività giudiziaria alla fine dell’emergenza.

Gli Avvocati italiani, come molte altre categorie hanno subito in questi mesi un durissimo colpo, con incassi azzerati  e lavoro ridotto ai minimi termini. Il futuro, a mio giudizio si presenta cupo sia per i ritardi con cui tutti dovranno fare i conti, sia per la carenza di liquidità che già si sta abbattendo come un tornado sul nostro martoriato Paese. Molti pensano che ci sarà certamente un incremento del contenzioso per quanto riguarda il recupero crediti e il conseguente fallimento di numerosissime aziende. Quando, infatti, si legge che molte attività non riapriranno anche a causa delle norme assurde di distanziamento sociale, non si tiene conto che molte di queste attività non saranno in grado di chiudere pagando i debiti o incassando i loro crediti e quindi sono prevedibili molte procedure fallimentari.

Viene, peraltro, da chiedersi se tutti coloro che avranno la necessità di rivolgersi ad un Avvocato avranno anche i mezzi economici, anche modesti, per pagare i suoi compensi professionali. Per finire, vedendo quanto avvenuto in Cina, molti ritengono che la fine della quarantena casalinga porterà un boom di divorzi e separazioni. Sono in merito molto perplesso in quanto sembra che la quarantena abbia rinsaldato i rapporti coniugali e le convivenze facendo, magari, riscoprire in mancanza di pressanti impegni lavorativi una piacevole intimità di coppia che convincerà molti italiani che i divorzi e le separazioni sono poco convenienti anche sotto il profilo economico e che a tenersi il coniuge si risparmia anche la parcella dell’Avvocato.

 

Avvocato Giovanni Marradi

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