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La crisi climatica riguarda anche te: a tu per tu con Mario Agostinelli

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MAGENTA – Mario Agostinelli, già ricercatore presso ENEA (Ente Nazionale Energie Alternative), scrittore, giornalista e presidente dell’associazione Energia Felice, è stato relatore di un’iniziativa tenutasi in data 25 gennaio sul tema dei cambiamenti climatici presso il Liceo Scientifico Donato Bramante.

Mario Agostinelli ha esordito dando un quadro ella percezione comune della questione climatica, ovvero, la generale sottovalutazione del problema della sostenibilità. L’esempio più evidente è stata l’assenza di provvedimenti in seguito agli accordi di Parigi del 2015, volti a contenere il progressivo aumento di temperatura globale, causato dalle emissioni di CO2.

Studi scientifici precisano che entro il 2030 le proporzioni dell’aumento di temperatura consistono di 2 gradi centigradi. Anche questo minimo cambiamento interferirà con i processi biochimici vitali in cui sono coinvolti gli scambi di energia, turbando delicati equilibri. Ma esiste una correlazione tra l’aumento di temperatura e i cambiamenti climatici: dallo scioglimento dei ghiacciai ai fenomeni atmosferici molto più improvvisi e violenti del normale: questo è dovuto al fatto che l’aumento di temperatura viene smaltito dall’atmosfera con molta lentezza, e l’eccesso di energia presente si manifesta in questo modo.

Questa crisi ambientale è il segnale che è necessario un cambiamento nello stile di vita di tutti: questi cambiamenti atmosferici non dipendono da eventi eccezionali, ma da quante risorse vengono consumate. Un esempio è quello dei combustibili fossili: per estrarre un metro cubo di gas si impiega cinque volte tanto l’energia fornita da quel metro cubo. Viene quindi consumato molto più di quanto la natura sia in grado di produrre.  In questo meccanismo è facile varcare un limite irreversibile che turba un equilibrio impossibile da ristabilire. L’aumento di temperatura, infatti, una volta raggiunta una certa soglia, diventerà inarrestabile. Ma alla base della crisi climatica è anche presente un elemento di ingiustizia sociale: osservando un’immagine del pianeta Terra di notte si può notare che ad essere illuminato è quasi esclusivamente l’emisfero Nord.  L’energia proveniente dai paesi del terzo mondo viene quindi gestita dai paesi dell’emisfero Nord, che l’hanno ottenuta conducendo guerre, che a loro volta consumano energia.

Al contrario, se si considera l’irraggiamento solare, le zone più illuminate sono quelle dell’emisfero Sud. Questo squilibrio e questa disuguaglianza non si possono ignorare, così come il fatto che agli utilizzatori arriva solo il 34% dell’energia proveniente dalle centrali, mentre una pala eolica ha un rendimento del 100%. Perché allora non sfruttare una fonte energetica a impatto ambientale zero, molto più redditizia rispetto alle altre? La risposta si trova negli interessi di chi lucra sull’impiego e sull’estrazione di combustibili fossili, per cui l’impatto ambientale non è certo una prerogativa.

Affrontare la crisi climatica non è impossibile, anzi, economicamente sarebbe persino più vantaggioso prevenire i danni climatici piuttosto che ripararli. Una soluzione potrebbe essere quella di rendere competitive le energie rinnovabili con le fonti fossili, oppure quella di sostituire gradualmente la benzina con l’idrogeno, che ne utilizzerebbe facilmente le infrastrutture.

Ma a queste politiche va accompagnata la consapevolezza che l’aumento dei consumi individuali comporta un peggioramento della salute e del benessere, nonché un aumento dell’ingiustizia sociale. In sintesi, il punto di partenza consiste nell’adottare una mentalità che consideri l’energia come un aspetto territoriale, ma soprattutto come bene comune.

 

Sara Gualandi

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